UN MILAN VIVO, L'INTER E' FINITA di Giovanni Arpino

UN MILAN VIVO, L'INTER E' FINITA Il terzino Sabadini e Benetti siglano il successo dei rossoneri UN MILAN VIVO, L'INTER E' FINITA La squadra di Rocco ha saputo superare Vhandicap di Rivera, menomato sin dai primi minuti da una frattura al setto nasale (scontro con Oriali) - In svantaggio dal 39' i nerazzurri si sono proiettati in forcing ma Belli ha sventato i rari pericoli - Un discusso mani di Dolci in area - Allo scadere del tempo il raddoppio Inter Milan 0 2 INTER: Vieri; Orlali, Pacchetti; Rodili. Bellugl (dal 58' Moro), Burgnich; Magistrali!, Mazzola, Bonlnsegna, Bertlnl, Corso (12" Bordon). MILAN: Bolli; Anquillctti, Sabadini; Dolci, Schnelllnger. Riapiolo (dal 51' Rosato); Sogliono, Benetti. Blgon, Rivera, Chlarugl (12" Marson). Arbitro: Lattanzl. Reti: Sabadini al 39' e Benetti all'89. (I voti nelle pagelle). (Dal nostro inviato speciale) Milano, 18 marzo. Con due forconate diaboliche, il Milan ha messo seduta l'Inter, e per Giovanniiio-Bongée Invernizzi (ma, pur anglicizzato, è «Giovannino» anche il suo presidente) si accumulano «altre disgrazie». Bisogna dire che l'allenatore interista ha indovinato tutte le marcature, ma le mosse tattiche (Oriali su Rivera e poi su Chiarugi, Facchetti su Bigon, Bedin su Biasiolo, ecc.) non bastano a spremere sangue ove il frutto è ormai antica rapa. «Come sono invecchiati», mormorava un vecchio aficionado meneghino vedendo la pelata di Corso (al trotto melenso), il passo di Bedin ( che si avventa ancora ma come in una ciclocampestre) e la mobilità di Boninsegna, che pare un cavallone pietrificatosi in un monumento equestre. Ahi, gran virtù dei cavalieri antiqui e soprattutto di te, Feroce Saladino, che schiumi rabbia per ottantacinque minuti nel folto di innumerevoli risse, poi hai una palla buona (a cinque dalla fine) e batti con i muscoli ormai stremati... Due a zero milanista, meritato e astuto, amministrato con abnegazione visto che i rossoneri hanno «ceduto» all'Inter tre quarti del loro Rivera, subito schiacciato con arroganza da Oriali (pedata in faccia al terzo minuto, setto nasale in frantumi, il Gianni costretto a battersi in condizioni impossibili). Il vento nelle vele del galeone rossone- ro ha soffiato però anche in questo pomeriggio che poteva essere critico. L'arbitro Lattanzi nega un rigore identico o quasi a quello concesso l'anno scorso a Riva e che fece parlare tanto Rivera: subito dopo il Milan raddoppia ed è la fine. Due volte Belli an- naspando con i ginocchi a terra si trova tra le mani un rimpallo nella giungla d'area (specie intorno al 23' della ripresa) e qui bisogna levar tanto di cappello ai bandieroni rossoneri, che non solo vantano un certo volume di gioco ma godono di fortunate protezioni: da San Gennaro a San Siro, proprio come si augura Rocco. Un derby accanitissimo, feroce, anche bello per almeno cinquanta minuti, poi trasformatosi in una corrida, appena il Milan, in vantaggio, ha cercato di'«ftìf muVd» a' ridosso dell'area. L'Inter, in forcing, spremeva veleni e bave di pantera, ma senza imbastire azioni autentiche, macinando un calcio che finiva regolarmente ribattuto in campanili, out, svirgoloni da periferia, calci, sgambetti, ditate negli occhi. Scatta subito il Milan in bellezza e nel giro di pochi secondi Facchetti si oppone prima a Sogliano poi a un tiro di Benetti. Al terzo Oriali tortura Rivera che non sarà più lui (e lo credo) per tutta la partita. L'Inter cerca di impostarsi secondo schemi larghi ha un Magistrelli dal piede rozzo ma in vena, anche se talora si accentra troppo con Boninsegna: due volte si rende pericolosa l'ala interista, servendo Bertini (all'8', conclusione di sinistro deviata in corner) e poi battendo su Belli al 10' dopo un'ottima fuga. Il Milan cerca le distanze, l'Inter tende agguati, anche se vive su Oriali, Mazzola, Bertini, mentre Corso ha un bell'affannarsi, è sempre tagliato via o in ritardo. Facchetti non dà spazio a Bigon che solo al 16', ricevendo un cross da Chiarugi, impegna di testa Vieri. Più armoniosi i rossoneri, più duri (vero Burgnich?) i nerazzurri: ma lentamente è Benetti a comandare il gioco, via via che le folate interiste si scombinano oltre la metà campo, dove Boninsegna non riesce a domar palla. Salva addirittura Bigon in corner per impedire la conclusione a Facchetti avanzato (35'), poco prima si era registrata una bella azione in slalom strettissimo di Mazzola, con tiro finale ribattuto da una trincea di natiche: ma il gioco nerazzurro è casuale, violento però senza acume, quello milanista è più costruito ed autentico. Ed arriva in gol al 39'. Per un fallo su Chiarugi, batte la punizione Rivera, cross tagliato che Vieri volando non riesce a toccare, con magnifica elevazione e stacco di reni Sabadini incoccia il pallone a tre metri dalla porta, insaccando. Un uno a zero che vale pepite d'oro e Rocco lo sa, tanto che nella ripresa decide di amministrare il gioco secondo superbo catenac ciò. L'Inter tenta il forcing, ma con una cecità quasi patetica: ha alcuni muli da giostra in squadra, altri uomini volenterosi, due pensionati e, per il resto, atleti troppo soli. Nella giungla dell'area rossonera ne succedono di tutte, Schnelli e Anquilletti e Dolci volano a ribattere palloni, ma pochi pericoli veri vengono creati dalle falangi interiste che stringono «a testuggine». Rosato sostituisce Biasiolo mentre Moro sostituisce Bellugi, ma nulla cambia nel dispositivo tattico rossonerazzurro: l'assalto delle ultime tigri di MdvdsvtattdmeMs Mompracem con il turbante di Fraizzoli è tanto commovente quanto sconsiderato e dimostra che il gioco interista è povero, ma quanto! Alza Burgnich oltre la traversa di Belli con un colpo di testa al 12', aveva già sparato alto Boninsegna. con rapida torsione e sinistro volante, tra mille stinchi cerca ancora di farsi largo il centravanti ma ove non lo ferma un Dolci ecco sorgere uno Schnelli. Moro stecchisce tutti in dribbling al 20' poi si attarda a' pasticciare con idee sudamericane e spreca un'azione favorevole. Al 23', dopo una rissa da lunapark impazzito in area, Belli devia un tiro di Corso, casca e si ritrova tra le mani il tocco finale di Bedin. Adios, Inter... Anche perché il Milan cerca di impostare alcuni contropiedi di alleggerimento e al 26' Benetti dà subito un saggio del suo imminente futuro: imbeccato da Rivera, fugge per sparare poi un bolide che fa tremare l'aria vicina al palo di Vieri. Rocco balza dalla panchina per redarguire (eufemismo) Bigon, il quale al 32' anziché battere a rete da posizione agevole preferisce spostare l'azione, naturalmente persa. Riprende l'Inter, il centrocampo milanista sembra evanescente, ma non è poi vero: perché se al 36' BoninsegnaMagistrelli sprecano, se al 39' c'è quel tal fallo che Lattanzi non rileva (braccio di Dolci su pallonetto aereo di Boninsegna), al 40' è Chiarugi a fuggire, dribblare, superdribblare da matto e poi battere un tiro che Vieri riesce a deviare sul palo. Ed al 45' (meno cinque secondi), Benetti si premia da solo. Riceve un passaggio da Chiarugi, è libero, da venticinque metri fa partire una bordata che deforma il pallone e lo infila come un meteorite nel «sette» a sinistra di Vieri. E' là «firma» rossonera su questo derby, che forse concede via libera alla poderosa flotta di Rocco. Più di cosi l'Inter non poteva certo fare: speranzosi nelle sue risorse, gli appassionati di ogni colore credevano che i nerazzurri riuscissero di pura rabbia a fermare il Milan. Ma erano speranze, appunto, non logica, non valutazione serena. La legge dei derbies '73 ha voluto vedere «doppietti», da Torino a Roma a Milano. E quest'ultimo risultato di San Siro non fa una piega, anche se ha un po' di Lattanzi nei ginocchi. Gli «levi» un Rivera e vince lo stesso. Se dall'altra parte «levavano» Corso, chissà... Ma il senno di poi, non fa scudetto. E su questo triangolino di stoffa' l'ipoteca di Rocco è ampia e valevole come i suoi sessantanni. Champagne a fiumi, in casa rossonera, dunque: servirà anche a curare un celebre setto nasale. Giovanni Arpino Milano. Il portiere del Milan Belli respinge a pugni chiusi anticipando l'intervento del libero dell'Inter Burgnich (Teleloto Associated Press)

Luoghi citati: Dolci, Milano, Roma, Torino