Pompidou vince: conserva la maggioranza assoluta di Arrigo Levi

Pompidou vince: conserva la maggioranza assoluta I risultati definitivi delle elezioni in Francia Pompidou vince: conserva la maggioranza assoluta L7UDR (gollisti ortodossi) ha tuttavia meno seggi che nella precedente Assemblea: sarà condizionata in modo accentuato dal gruppo di Giscard d'Estaing - Probabile apertura governativa verso il centro riformatore, che ha riversato i suoi voti sulla "majorité" - Aumentati i seggi delle sinistre (al primo posto i socialisti di Mitterrand, seguiti dai comunisti) "Svolta al centro,, (Dal nostro inviato speciale) Parigi, 11 marzo. La Francia ha dunque scelto la stabilità: o forse è più giusto dire, il cambiamento nell'ordine e nella calma. La sfida della coalizione socialcomunistà è fallita. La vecchia «majorité», composta di gollisti, repubblicani indipendenti e « centristi », ha conservato la maggioranza dei seggi all' Assemblea, perdendone 100 rispetto al Parlamento uscente eletto nel 1968 subito dopo la rivoluzione mancata del maggio ma guadagnandone più di una ventina rispetto all'Assemblea precedente, eletta nel marzo 1967. Questa «majorité» è però profondamente trasformata nella sua composizione: i deputati gollisti (Udr) rappresentavano nel 1967 l'83 per cento del totale dei gruppi di maggioranza; oggi sono scesi al 61 per cento. Si rafforzano invece i centristi democratici, questi ultimi ex compagni di partito dei centristi riformatori di Jean Lecanuet. I francesi, al termine di una campagna elettorale estremamente impegnata e altamente democratica, hanno respinto la proposta di rinnovamento radicale delle istituzioni e delle strut ture economiche' proposto dal « programma comune » dei socialisti e dei comunisti. Ma la volontà di cambiamento si è espressa ugualmente con chiarezza nella fine del «monopolio del potere » del partito gollista, lUdr, che nell'Assemblea uscente disponeva, da solo, della maggioranza assoluta, e che è ora grandemente indebolito. Nessuno può anticipare quali saranno le decisioni del Presidente della Repubblica, al quale spetta, secondo la Costituzione, il potere di fare scelte autonome, per quanto riguarda la nomina del nuovo primo ministro, e la costituzione del nuovo governo: ma la logica'di questa campagna elettorale, il fatto che la «majorité» sia rimasta al potere soprattutto grazie ai voti degli elettori riformatori, dovrebbe portare a un allargamento della coalizione includendovi anche il «movimento riformatore ». Questo ha fallito il suo obiettivo, che era di disporre di un numero di seggi necessari per la formazione di una maggioranza: ma può giustamente sostenere di rappresentare una corrente d'opinione i cui voti sono, essi, determinanti per rendere la Francia « governabile ». Soltanto così i candidati «maggioritari», che al primo turno avevano avuto il 36 per cento dei voti, ne hanno conquistati il 46 per cento al secondo turno, quello decisivo. 1 primi commenti dei capi partito, subito dopo che si sono appresi i risultati dell'elezione, sembrano confermare la tendenza, che possiamo definire dell'«apertura al centro». Uno dei dirigenti repubblicani indipendenti, Michel Poniatowski, ha subito osservato che «vi è nella maggioranza un rafforzamento delle correnti centriste, sociali, ed europeista», e ha detto esplicitamente di auspicare l'ingresso dei riformatori nella coalizione di governo. Il leader riformatore Lecanuet ha detto che non tocca a lui prendere iniziative, ma al Presidente della Repubblica; ha però elogiato significativo, il fatto che Pompidou, nel suo discorso al Paese, avesse ieri «pronunciato le parole Riforma e«gpfcgpPhtcazPhnamuttdcciadasvqisin modo ed Europa». Ha aggiunto: «Rimane da definirne il significato esatto». Infine, il segretario del partito gollista, Alain Peyrefitte, pur rifiutandosi anch'egli di esprimere alcun giudizio sul futuro governo, per rispettare i poteri del Presidente della Repubblica, ha ripetutamente sottolineato l'importanza del fatto che «i comunisti e i loro alleati abbiano perso le elezioni mentre quelli che il Presidente della Repubblica ha definito "gli altri" hanno la maggioranza». Questo accenno a « les autres » come un tutto unico sembra una conferma che i riformatori verranno invitati ad entrare nella nuova coalizione di governo: si sa che essi chiederanno misure di decentramento amministrativo importanti, riforme sociali ardite (che lUdr non avrà difficoltà ad accettare), ma anche un impegno europeista molto più accentuato. Un altro elemento che dovrebbe giuocare a favore di questa « svolta al centro » è il rafforzamento delle sinistre: non dimentichiamo ohb queste hanno ottenuto oltre il 46 per cento dei voti, anche al secondo turno, e che soltanto le particolarità, non sempre giuste, del sistema elettorale, hanno loro impedito di acquistare una forza più consistente all'assemblea. Rimane anche il fatto che il paese vuole « riforme ardite », e il presidente Pompidou, che ieri gliele ha promesse, dovrà ora mantenere la parola data. I golfisti non possono dimenticare che alla vittoria stentata del 1967 seguì, un anno dopo, l'esplosione del maggio 1968; essi debbono ora aspettarsi un notevole inasprimento delle lotte sindacali e della tensione sociale, e si sforzeranno di prevenirle accogliendo molte delle pressanti richieste di riforma. Il giudizio sul futuro dell'«Union de la Gauche» rimane in sospeso: ancora oggi (e i risultati del secondo turno lo hanno confermato) la diffidenza verso il partito comunista è profonda e l'elettorato di centro si rifiuta di sostenerlo, anche se l'alleanza con i socialisti doveva fornire al pcf una sorta di «brevetto di democraticità ». Arrigo Levi

Persone citate: Alain Peyrefitte, Francia Pompidou, Jean Lecanuet, Lecanuet, Michel Poniatowski, Mitterrand, Pompidou

Luoghi citati: Europa, Francia, Parigi