Duemila auto in corteo con grancassa per festeggiare la vittoria del Torino
Duemila auto in corteo con grancassa per festeggiare la vittoria del Torino Fragoroso carosello dei tifosi granata dopo il "derby,, Duemila auto in corteo con grancassa per festeggiare la vittoria del Torino Nessun incidente - La polizia ha dovuto intervenire soltanto per sedare le protèste suscitate da un vigile che annotava le targhe dei più rumorosi - Grida e clacson fino a tarda sera Nel timore che la città si spaccasse davvero in due, la polizia aveva chiesto rinforzi ad Alessandria, Cuneo, Vercelli, e mano a mano che il «derby» volgeva alla fine e il questore perdeva le ultime speranze in un pareggio pacificatore, tutti i punti nevralgici della città venivano presidiati, nella preoccupata previsione di un dopo-partita di fuoco. Sembravano aver ragione i sociologi del calcio che, la vigilia, avevano profetizzato: « Il Torino è la squadra dei poveri, la Juventus la squadra dei ricchi:, sotto il tifo covano tensioni e risentimenti più acri. Un miscuglio che può esplodere imprevedibilmente ». Alla vittoria del Torino, l'entusiasmo è esploso caotico, fragoroso, delirante, tronfiò. Ma non aggressivo. Questa è la prima nota positiva della cronaca: nessun incidente. Al fischio finale dell'arbitro, il catino ribollente di corso Agnelli ha riversato nelle strade un fiume di tifosi granata ebbri di vittoria. Si è disperso in cento rivoli, ma il grosso si è diretto verso il centro per il rituale carosello in via Roma, tra Porta Nuova e piazza Castello. Almeno duemila auto, irte di bandiere sanguigne, motori ruggenti e clacson pigiati senza sosta, raggiungono in corso Vittorio la sede del Torino per intonare il peana. Qui si aggregano le fanterie: alcune mi- gliaia di tifosi a piedi; ma non silenziosi. Hanno strappato da vecchie auto in demolizione batterie e trombe: agli striduli ritornelli di vecchi motivi si aggiungono il cupo rimbombò di grancasse e tamburi percossi a tutta forza e rintocchi dei campanacci di una mandria impazzita. Un concerto che soffoca le invocazioni urlate in coro: « Toro, sei immenso »; « Dio perdona, il Toro no »: persino: « Toro, tu sei tutti noi ». Chi ha detto che il Torino è la squadra dei poveri? Nel caos di automobili che blocca il traffico in corso Vittorio ce n'è di tutti i tipi: da luccicanti « 130 » e « Flavie coupé » a sgangherate «500» col tettuccio aperto, stipate di giovani scamiciati e gesticolanti. C'è anche una lunga « limousine » guidata da un impeccabile autista in divisa, con una bella e giovane signora bionda in visone a strisce i fulve (omaggio ai colori granata?), che si sbraccia assieme al figlio avvolto in un fiammante drappo color fuoco. Molti i bambini, in paludamenti dalle fogge più strane: maglie, tonache, tute alla « superman». L'unico denominatore comune è il colore: granata. Dopo l'omaggio alla squadra del cuore, il rituale prevede la visita di scherno agli avversari. Ora il corteo è sotto la sede dei « fedelissimi » juventini all'angolo di via Bogino con via Po. Stendardi bianconeri nella polvere, manifesti funebri con la scritta: « Oggi la Juventus è defunta per due gol »r corna dipinte a strisce bianche e nere e avvolte, umiliate, in drappi rossi; invettive: « Goeba, per oggi sono due », « Ti abbiamo seppellita ». Sul coro di campanacci, trombe e grancasse sovrastano poderosi suoni di dileggio: il « fair play » anglosassone non si addice alla folla del «derby». Ma nemmeno le vampate violente dei tifosi sudamericani. La cronaca registra un ùnico incidente, smorzato sul nascere, all'angolo di via San ta Teresa, in piazza S. Carlo. Qui un vigile, imperturbabile, annota le targhe delle auto che partecipano al fragoroso carosello. Dalla folla partono grida di protesta: « Ma lascia perdere, è solo una manifestazione sportiva». Il vigile non batte ciglio, continua e allora cominciano a volare le invettive. Prima innocue: « Juventino, ti brucia che hai perso? », poi l'immancabile: « Fascista ». C'è un breve tentativo del vigile di inseguire chi l'ha lanciata, la folla che si chiude per impedirglielo, il tempestivo intervento di un commissàrio di polizia che placa gli animi. Poco dopo, è uno dei dirigenti granata, il segretario Bonetto, che ripete l'invito alla moderazione. I tifosi lo riconoscono, gli si stringono attorno, gli porgono una grancassa: ic Batta anche lei ». Ma Bonetto si schermisce: « Sono contento di aver vinto, ma queste cose non mi piacciono»'. Le ombre della sera cominciano a infittirsi, gli scalmanati non hanno più voce, il carosello si dirada di minuto in minuto. Nessuno è riuscito ad arrampicarsi sul « Cavai 'd brons », saldamente presidiato da un manipolo di agenti. Folla di tifosi del Torino per le vie del centro. In piazza Castello polemiche per un vigile che voleva multare i più rumorosi
Persone citate: Bonetto
Luoghi citati: Alessandria, Cuneo, Vercelli
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