Il video "cieco" a Sanremo di Emio Donaggio

Il video "cieco" a Sanremo SOLTANTO SABATO SE&A VEDREMO IL FESTIVAL ALLA TV Il video "cieco" a Sanremo Oggi cominciano le prove della rassegna - Giovedì e venerdì la battaglia delle ugole per il gran finale (Dal nostro inviato speciale) Sanremo, 4 marzo. Domani mattina si iniziano le prove del Festival della canzone di Sanremo. Nel teatro del Casinò, già addobbato, prova l'orchestra diretta da Raymond Lefevre; nel pomeriggio tocca ai cantanti, che stanno arrivando alla spicciolata. Verranno installate le telecamere ma, com'è noto, resteranno cieche fino a sabato. Il festival ritorna al suo primo amore, la radio. Se non fosse per quelle 100 mila lire che gli spettatori in sala hanno sborsato per seguire le tre serate, Lara Saint Paul potrebbe esibirsi in blue-jeans, Endrigo in « robe de chambre », i Camaleonti in pantofole. Ma non tutto il male viene per nuocere: le giurie non saranno distratte dalle telecamere, dai lustrini, dalle occhiate « assassine » e, nelle fatidiche due serate eliminatorie, dovranno limitarsi ad ascoltare. Le 32 canzoni in gara sono così suddivise: ventiquattro d'amore, una di affetto verso il padre, una di nostalgia dell'infanzia, una rituale, quattro di sociologia-ecologia-pacifìsmo, una infine accenna ad una ricetta. E al centro dell'attenzione è proprio quest'ultima, cantata da quattro ragazze all'esordio, le Figlie del Vento. In un festival ci dovrebbe sempre essere una canzone come la « Papaveri e papere » del buon tempo antico, altrimenti che cosa potremmo cantare quando vogliamo non pensare a nulla? E i bambini? Guardate loro, costretti ormai a ripetere con Mina « Parole, parole, parole », so¬ lo perché dopo viene « caramelle non ne voglio più ». Ecco qui dunque un altro ritornello non vietato ai minori: « Sugli sugli, bone, bane, tu miscugli le banane, le miscugli in salsa verde... ». « Anika Na-o » è il motivo rituale che presentano i Jet, un complesso sconosciuto, promosso all'unanimità dalla commissione selezionatrice in un momento di cieca furia « prò giovani ». Il titolo ostico manca di una formula ancor più oscura; infatti il coro ripete: « Anika Na-o, Allah ki-è, Allah ki-a ». Tra gli eco-sociologici-pacifìsti, la più attendibile sembra la Balistreri (.«Terra che non senti»), la cantante folk «contestata». Narra il dramma della sua Sicilia con parole semplici ed efficaci: «rerra che non senti, che non vuoi capire, che non dici niente vedendomi morire », ma il tormento è addolcito nella musica che all'improvviso diventa ninna-nanna. Ci scapita Anna' Identici, autentica lo scorso anno con la sua ballata sul figlio muratore, quanto di maniera oggi con « Mi sono chiesta tante volte », dove la parola libertà sembra soltanto parte di una filastrocca, scontata. Succede la stessa cosa a Fausto Leali in « La bandiera di sole »; e gli fa degna compagnia Celentano, che ha scatenato un'apocalisse contro i cibi sofisticati (« L'ultima chance », che poi sarebbe quella di non' mangiare). Roberto Vecchioni, l'unico dei giovani esordienti ad essere stato promosso all'unanimità, affronta in « L'uomo che si gioca il cielo a dadi » il problema esistenziale attra- verso un ritratto del padre. Accomuna alla musica di taglio moderno un discorso che è una sorta di sfogo sincero. In tempi in cui i genitori sono visti come nemici, un figlio che dice: « Papà, lasciamo tutti e andiamo via » è da rispettare. Gli fa eco il solo Alessandro, altro cantante sconosciuto ma di un certo tono, con Tre minuti di ricordi, viaggio verso l'infanzia. Le 24 canzoni d'amore so¬ no esattamente suddivise in 11 ottimiste e 13 pessimiste. Tra gli alfieri della felicità sono I Camaleonti (Come sei bella) che perdonano con spensieratezza: « come sei bella, dove sei stata, fatti guardare, mi piaci spettinata ». I Ricchi e Poveri (.Dolce frutto di Balsamo) si cullano con « poesia, dolce frutto della mente mia». Memo Remigi (Il mondo qui) è il più clamorosamente felice: « e senza bisogno di grandi parole, mi schiudi le labbra e il tuo mondo d'amore ». Peppino di Capri dice già tutto nel titolo: Un grande amore e niente più. Dori Ghezzi, con Wess (Tu, nella mìa vita) si lasciava andare a confessioni intime: « io di notte entro a letto bambina, non ti ho detto mai, che se perdo pudore e paura è per te lo sai », versi che non troveremo perché censurati dalla Rai-tv. Umberto Balsamo («Amore mio») è semplice: «senza di te, chi sono io, l'ombra di me, tu invece no ». Donatello («Tu giovane amore mio») è per i giovanissimi: « cento lire di castagne calde e poi ti accompagno, tanto sono solo, vuoi?». Pop Tops (« Angeline ») hanno inventato la macchina del tempo: «per ventiquattr'ore su ventisei, io penso all'amore con lei ». Gigliola Cinquetti («Mistero ») è confidenziale: « è un mistero, ma ha più fascino che non l'amore vero». Junior Magli («Povero») vuol lavorare, consumarsi le mani e poi: « lasciarle riposare su di te ». Tony Santagata (« Via Garibaldi ») resta validamente fedele alla vena folk. Tra i 13 cantori d'amore in angustie troviamo Sergio Endrigo («Elisa, Elisa») subito esplicito: « stasera ho voglia di parlare e non di far l'amore ». Lo segue Milva («Da troppo tempo ») elegante e senza franzoli: « un discorso insieme a te si esaurisce do po qualche frase un po banale »; Peppino Gagliardi («Come un ragazzino») è malinconico: « i sogni non contano niente»; Bassano («Cara amica») non dice il nome dell'amata, ma fornisce l'indirizzo: « via Giovanni di Breganze, casa nuova, sesto piano, interno sei ». Drupy («Vado via») è drastico: « il mio viaggio finisce con te ». I Mocedades («Addio amor») sono stati turlupinati: « era una favola e non realtà ». Lara Saint Paul («Una cosa grande ») non se la prende troppo anche se: « torni la sera sempre più stanco, e noi non parliamo quasi più ». Lolita («Innamorata, io?'») è la ragazzina che fa la sdegnosa e poi crolla: « Io muoio, ecco cos'ho! ». Alberto Feri («Ogni volta che mi pare») si aggrappa ai proverbi: « L'amore? oggi è qui, domani chi lo sa? ». Lionello (« Straniera, straniera ») si trovava meglio da piccolo e impreca: « quella bimba sei tu, ma con vent'anni di più ». De Sica («Mondo mio») sembra in crisi esistenziale, poi prorompe romantico: «se ci fossi ancora tu, la mia mano ti darei »). Carmen Amato («Dove andrai?») dall'alto dei suoi sedici anni ovviamente minaccia il suicidio: « e solo io vivrò, se tu sarai con me». Egilda Giuliani (.-.Serena») non ha rimpianti, ma solo ricordi. Emio Donaggio Rosa Balistreri

Luoghi citati: Breganze, Sanremo, Sicilia