Cefis agli azionisti: la Montedison ha gettato le basi per la sua ripresa di Mario Salvatorelli

Cefis agli azionisti: la Montedison ha gettato le basi per la sua ripresa L'assemblea annuale della società si è svolta ieri a Milano Cefis agli azionisti: la Montedison ha gettato le basi per la sua ripresa Il presidente del gruppo ha parlato della ristrutturazione-aziendale, d'un rinnovato impegno per la gestione, dello sviluppo dei settori prioritari - Piano d'investimenti per duemila miliardi nel quinquennio '73-'77 - Nel primo trimestre '73 il fatturato è aumentato del 10,9 9ó sullo stesso periodo '72 - Le prospettive dell'operazione Gemina - Il vicepresidente Torchiani rivolto ai piccoli azionisti: "Non è colpa dello Stato o del parastato, ma vostra, che non sapete agire nei momenti di necessità, se vi sentite tagliati fuori, scavalcati dal 'sindacato' " - La delibera del Cipe e il nuovo sindacato: Torchiani riassume in 10 punti le differenze - Relazione del presidente e bilancio approvati a larga maggioranza (Dal nostro inviato speciale) 1 Milano, 27 aprile. «E' vero che la- maggioranza del capitale Montedison appartiene ai piccoli azionisti, ma se questi non si uniscono, non fanno sentire la loro forza, allora la maggioranza, qualunque maggioranza, diventa una minoranza che non conta niente», ha detto oggi il vicepresidente della Montedison, Tullio Torchiani, all'assemblea della società, per rispondere alle numerose richieste di chia: vimentì sul nuovo sindacato Montedison, alla cui formazione egli ha partecipato attivamente, in quanto presidente della Bastogi, maggior azionista privato. - « Non è colpa dello Stato né del parastato — ha aggiunto — ma vostra, che sapete solo parlare, ma non agire nei momenti di necessità, se vi sentite tagliati fuori, scavalcati, dal sindacato ».. "Torchiani ha detto di essersi battuto per mesi allo scopo di indurre i piccoli azionisti ad affidare le loro azioni a una fiduciaria e partecipare, attraverso quel «velario», al sindacato. «Non abbiamo ottenuto una sola azione — ha rivelato Torchiani — solo deleghe che valgono per un'assemblea, poi spariscono. Cosi non si costituisce un azionariato privato ». Torchiani ha poi difeso quanto era stato fatto per mantenere il carattere privatistico della Montedison, affermando che non c'è fatto umano che possa accontentare tutti: l'ideale è non scontentare né accontentare completamente nessuno (in realtà, Torchiani è stato molto più ricercato, perché l'ha detto in versi latini). Ha poi ricordato ohe non ci si poteva sottrarre alla delibera del Cipe del 2 dicembre scorso, vincolante come tutte le direttive del Cipe.per le aziende che vogliano intraprendere iniziative nel Mezzogiorno e godere delle relative agevolazioni, «. come deve fare - la Montedison, se vuole risorgere ». Rispetto a quella delibera, però, il sindacato costituito il 15 aprile presenta notevoli miglioramenti, che Torchiani ha cosi riassunto. 1) Non esiste più la definizione di controllo; 2) una clausola riconosce alla Montedison la. caratteristica di azienda privatistica; 3) è stabilita una parità effettiva tra azionisti privati e azionisti pubblici (che sono l'Iri e l'Eni, ai quali non potranno aggiungersene altri); 4) il presidente della Montedison — escluso nel progetto Cipe — fa parte di diritto della direzione del sindacato, in modo da poter riferire tempestivamente agli altri membri le principali questioni societarie, discuterne e prendere le decisioni opportune; 5) il sindacato è aperto ad altri azionisti privati che abbiano almeno 3 milioni di voti, anche perché gli attuali non sono riusciti a coprire interanente la quota appartenente agli azionisti pubblici; 6) tutti i partecipanti si sono formalmente impegnati a dare valido appoggio al « management » della società; 7) ih caso di contestazioni sarà arbitro il primo presidente della Corte di Cassazione; 8) è garantita la piena autonomia della direzione dell'azienda, ai sensi dello statuto societario e delle leggi in vigore; 9) del consiglio di amministrazione Montedison dovranno far parte almeno due rap presentanti dei piccoli azio nisti; 10) si è dato accesso alla funzione arbitrale — ma ridimensionata — dell'Imi, di cui è garanzia la tradizione d'indipendenza e di obiettività di giudizio dell'istituto. « Se non intervengono pres sioni politiche, e forse così le abbiamo evitate, l'Imi farà l'ago equilibratore (con il suo milione d'azioni, metà ceduto dalla Bastogi, metà dagli azionisti pubblici)», ha dichiarato Torchiani, che ha poi cosi concluso: «E' il momento di rimboccarci le maniche, tutti: statali, parastatali e priva ti, affinché, dopo tante pole miche, l'azienda possa ripartire per raggiungere i suoi destini, che per me sono certezza ». Prima e dopo l'intervento fuori programma, ma molto opportuno,- di Torchiani, ha parlato il presidente della Montedison, Eugenio Cefis, presenti 462 azionisti rappresentanti 355 milioni di azioni (sui 749 che costituiscono il capitale sociale). Cefis ha improntato a «cauto ottimismo» la sua relazione e la replica finale agli azio' riisti. Ha detto che l'ottimismo era giustificato dal fatto che nel 1972 là Montedison ha gettato le basi per la ripresa, attraversò la ristrut¬ tpnstms(ntnsssfnpmpèzndclrihtsgancdclpn turazione del gruppo per un più efficace impegno gestionale e organizzativo, per lo sviluppo dei settori prioritari, per un piano d'investimenti « attentamente vagliati sotto il profilo economico » (2.000 miliardi nel quinquennio 1973-'77). Sono stati, inoltre, superati problemi economici, politici, sindacali e settoriali « che ponevano una seria ipoteca sui futuro delta società ». La cautela è suggerita dal fatto che la ripresa, già delineatasi, e che ha portato nel primo trimestre 1973 a un aumento del fatturato di gruppo del 10,9 per cento sul 1972, è subordinata a due condizioni: ohe non si verifichino nuovi turbamenti nel ritmo del lavoro e che il mercato continui a mantenere alto il livello della domanda, a « tirare », come sta avvenendo in tutta Europa. Solo così, ha aggiunto Cefis, si può ritornare all'equilibrio tra costi e ricavi, ricostituire i margini necessari per far fronte agli ammortamenti e remunerare il capitale azionario che, per il terso anno consecutivo, non riscuote dividendi. Com'è noto, infatti, l'esercizio 1972 si è chiuso in pareggio, e solo grazie alla svalutazione del capitale del 50 per cento, al prelievo della riserva e alle altre operazioni necessarie per far fronte anche a una più accurata e tecnicamente giustificata valutazione degli impianti. A parziale consolazione degli azionisti, Cefis ha annunciato buone prospettive per l'operazione Gemina, consistente nella possibilità di sottoscrivere una quota di mille lire di questa nuova finanziaria di gruppo per ogni centomila lire di capitale Montedison, cioè per ogni gruppo di 200 « nuove » azioni da 500 lire. Il progetto è di chiudere al 30 giugno un primo bilancio semestrale della Ge¬ mina e di corrispondere un utile « di almeno mille lire » ad ogni quota, così che il possessore di azioni Montedison potrebbe incassare una somma pari, se non superiore, all'importo della quota da sottoscrivere. Anche Cefis ha parlato del sindacato, al quale ha aderito — ha detto — «perché lo considero del tutto compatibile con un'ordinata gestione della Società». Non ha risposto a chi gli chiedeva chi oi fosse dietro la fiduciaria «Euroamerica» che ha sindacato oltre 40 milioni di azioni, perché, ha detto, «non era in grado né poteva farlo ». Non è stata così confermata la voce, qui a Milano data come sicura, che «Euroamerica» sia, in questo caso, fiduciaria della Sir, Società italiana resine. Meno certo, invece, che anche dietro la Nicofico, la quale ha una dozzina di milioni di azioni, ci sia la Sir, o piut¬ tosto l'Eni, come si afferma da altre fonti. La domanda che si fanno tutti, ha aggiunto Cefis, cioè chi deve comandare in casa Montedison, lo Stato, gli azionisti privati o il management della società, non ha senso, perché eia scuno ha il suo ruolo. Lo Stato deve controllare che la Montedison, come tutte le grandi imprese, corrisponda agli obiettivi generali della programmazione; gli azionisti' privati devono vigilare sull'economicità della gestione, sulla « buona amministrazione»; il management deve cercare di massimizzare l'efficienza e il profitto dell'impresa, ma anche il consenso sociale. Secondo Cefis, infatti, in questi ultimi tempi la linea di demarcazione tra imprese pubbliche e private si è fatta sempre più sottile. In questo senso le imprese pubbliche si vanno convincendo che devono rispondere anche ai vin¬ coli di economicità ed efficienza di quelle private, per non tradursi in uno sperpero di ricchezza; le imprese private vanno prendendo coscienza che non possono sfuggire a certe responsabilità sociali, perché il loro opera to incide profondamente nella vita economica e sociale del Paese. Si dovrebbe dedurre, da quest'analisi delle più recenti tendenze socioeconomiche, che la « guerra santa » di cui ha parlato Torchiani, per la difesa del carattere privatistico della Montedison, non era poi così importante? Al termine della replica del presidente, l'assemblea ha approvato con 355 milioni di voti favorevoli contro poche migliaia di contrari, il bilancio 1972 ed ha quindi nominato consigliere l'avvocato Alessandro Frigefio-àl posto del professor Giorgio Mazzanti, dimissionario. Mario Salvatorelli

Luoghi citati: Europa, Milano