"Candido" sul palcoscenico fra divertimento e filosofia

"Candido" sul palcoscenico fra divertimento e filosofia Lo spettacolo in prima torinese al Gobetti "Candido" sul palcoscenico fra divertimento e filosofia Il testo, ispirato alla celebre opera di Voltaire, con pagine degli enciclopedisti Prima di intraprendere con gli attori del « Gruppo della Rocca » il Viaggio controverso di Candido e altri negli arcipelaghi della Ragione, conviene tessere l'elogio di questa compagnia autogestita che tra mille difficoltà, anche interne (ora costretta a sdoppiarsi, ora in crisi di crescenza), porta in giro da anni eccellenti e intelligenti spettacoli: per citarne alcuni, o straordinario Perelà della scorsa stagione, lo svelto Sogno scespirìano dell'ultima estate, la parabola antimperialista rXeH'Antigone di Brecht di pochi mesi fa, e infine questo Candido in scena dall'altra sera al Gobetti per la stagione in abbona- mento dello Stabile. Non si tratta veramente di uno spettacolo nuovo, la prima rappresentazione, a chiusura del penultimo festival veneziano, risale a quasi due anni or sono, ma, misteri della distribuzione teatrale, solo adesso approda a Torino. Meglio tardi che mai, in ogni caso, perché questa riduzione del celebre conte philosophique di Voltaire, che il regista Roberto Guicciardini e il Gruppo — tutti insieme, ciascuno portando il proprio contributo alla stesura — hanno arricchito con altre pagine dello stesso Voltaire e dei suoi contemporanei, felicemente fonde l'ironia che percorre il romanzo con i risvolti avventurosi ed anche fiabeschi che contribuirono alla sua fortuna. tentrCnecleatamasmtcmnpcsnmccstsdgccstddusdenqflp| vTutto sta nell'entrare nel I sgioco (e allo spettatore at-1 tento basteranno pochi minuti) di una «féerie» che trascina quel semplicione di Candido, l'affascinante (tranne che alla fine) Cunegonda e l'ineffabile Pangloss, dall'incrollabile ottimismo del quale il protagonista apprende, anche se poi non ne sembra tanto sicuro, di vivere nel migliore dei mondi possibili, a scapicollarsi e a disperdersi per mari, deserti, foreste e montagne, da una tumultuante Westfalia a un idilliaco Eldorado, da una terremotata Lisbona a una Venezia quasi hoffmaniana, per poi ritrovarsi tutti in Turchia a coltivare, secondo l'esortazione volterriana, ciascuno il proprio orlo. Il proprio? Non esattamente perché, rovesciala la conclusione del romunzo, ecco il servo Cacambó che sgobba sull'orto altrui, sfruttato da coloro che fingono soltanto di faticare: è un quadro forse un po' troppo sbrigativo per riuscire del tutto convincente ma non stona con il discorso sull'illuminismo che è sottinteso, neppure tanto, al divertimento. E' un discorso col senno di poi, d'accordo, ma serve a dare una dimensione critica allo spettacolo con gli interventi degli illuministi in persona, e dei loro sovrani più o meno « illuminati », durante i quali, venendo proiettate sul fondale le riproduzioni delle famose tavole dell'Enciclopedia, la turbinosa vicenda | viene temporaneamente so- I spesa, 1 Anche se questi « momen ti » paralleli appaiono a volte appiccicati a forza e. un po' avulsi dal resto, impediscono tuttavia alla rappresentazione di slittare in un puro « divertissement » fine a se stesso e anche facile tanta è la dovizia di « gags » -di ottima lega e di garbato umorismo che lo allietano e tanta è l'immediatezza di effetti che questi « gags » conseguono grazie anche agli spiritosi oggetti e alle splendide maschere di Lorenzo Ghiglia, al quale si deve inoltre la cornice scenografica, tutta trine e merletti e deliziosamente falsa, una delle migliori invenzioni dello spettacolo. Quello poi che la comr gnia ottiene con nove atte . soltanto che si prodigano per moltiplicarsi in una folla di personaggi, il solo Egisto Marciteci rimanendo sempre nei panni del suo tenero c disarmato Candido, è il frutto, oltre che di una strenua preparazione e di un mirabile affiatamento, di una sicurissima recitazione tutta tenuta sul registro di un sarcasmo e di una parodia che non travalicano mai la misura e nella quale fanno di volta in volta spicco, ma per essere poi tutti giustamente accomunati in grandi applausi, Dorotea Aslanìdis, Marcello Bartoli, Italo Dall'Orto, Gianni De Lellis, Laura Mannucchi, Mario Mariani, Paila Pavese e Alvaro Piccardi. In ordine alfabetico, naturalmente, e non dì merito: il merito, indivisibile, è del Gruppo e del suo regista. a. bl.

Luoghi citati: Lisbona, Torino, Turchia, Westfalia