Gli oppositori di Breznev allontanati dui Politbjuro di Paolo Garimberti

Gli oppositori di Breznev allontanati dui Politbjuro "Terremoto,, al vertice della gerarchia russa Gli oppositori di Breznev allontanati dui Politbjuro Sono Shelest, che si oppose alla "distensione" con l'Occidente, e Voronov, ritenuto responsabile della crisi agricola - Entrano nel gruppo dirigente tre fedelissimi del Segretario generale: il maresciallo e ministro della Difesa Gretchko, il ministro degli Esteri Gromyko e il capo della polizia segreta Andropov (Dal nostro corrispondente) Mosca, 27 aprile. AI termine di un ampio dibattito, che ha registrato l'approvazione unanime della politica brezneviana di apertura all'Occidente, il Comitato centrale del pcus ha estromesso dall'ufficio politico i due uomini che, negli anni scorsi, si erano trovati costantemente in contrasto con Breznev in politica estera o in politica interna: Petr Shelest e Gennadij Voronov. Al loro posto sono stati nominati il capo della polizia politica (Kgb) Jurij Andropov, il ministro degli Esteri Andrej Gromyko e il ministro della Difesa maresciallo Andrej Gretchko, tutti e tre legati al segretario generale del partito. Un altro uomo di Breznev, Origorij Romanov, è entrato nel Politbjuro quale membro candidato: dal settembre 1970, egli dirige l'organizzazione del partito nella regione di Leningrado al posto di Vasilij Tolstikov, un esponente deUa corrente dei «falchi», nominato ambasciatore a Pechino. Il numero dei membri dell'ufficio politico, già elevato da undici a quindici con il 24" congresso (aprile 1971), è stato portato ora a sedici. Questo allargamento senza precedenti dell'organico sembra ispirato dal principio di dare un carattere il più possibile collettivo e unanime alle scelte politiche, che la direzione del partito dovrà fare in questo momento cosi delicato sul piano sia del rapporti internazionali sia della situazione economica interna. Per la prima volta dal 1957 — quando il maresciallo Georgij Zhukov vi fece una brevissima apparizione — del «Politbjuro» fa parte il ministro della Difesa. In questo modo, anche i militari vengono associati alla politica del partito, che dà la priorità alla distensione con l'Occidente e, perciò, poteva trovare proprio tra le forze armate i maggiori oppositori. D'altra parte, la politica estera impostata da Breznev ha ricevuto oggi un'approvazione corale dal Comitato centrale, che ha sottoscritto «interamente e senza riserve il lavoro compiuto dall'ufficio politico per garantire una pace stabile nel mondo». Il Comitato centrale — come si legge nella risoluzione pubblicata stasera dalla «Tass» — «ha incaricato il "Politbjuro" di fare tutto il possibile affinché i cambiamenti favorevoli avvenuti nella situazione internazionale abbiano un carattere irreversibile... e a ciò contribuiranno in grande misura i contatti al vertice tra i dirigenti del partito e dello Stato e i rappresentanti di altri Stati». Si tratta di un viatico unanime per i viaggi che Breznev si accinge a fare nella Germania Occidentale e negli Stati Uniti e che, ancora qualche mese fa, sembravano sollevare delle perplessità in certi ambienti del partito. I cambiamenti decisi oggi dal Comitato centrale non sono un colpo a sorpresa, bensì erano in incubazione da parecchio tempo. Ma ci sono voluti mesi e mesi di preparazione, di giochi di corridoio, di trame sotterranee perché venisse sconfessato quello che sembrava essere il dogma inviolàbile della leadership post-krusceviana: l'immutabi¬ lità dell'ufficio politico. Tutti gli undici uomini eletti dal 23" congresso (marzo - aprile 1966) hanno conservato il posto fino a ieri. La caduta di Voronov e Shelest non è stata verticale, bensì lenta e non sempre evidente, soprattutto per Voro¬ nov. Ancora cinque anni fa, questi era considerato uno degli uomini più influenti del Cremlino, praticamente il numero cinque della gerarchia, dopo Breznev, Podgorny, Kossighin e Suslov. La carica di primo ministro della Rsfsr (la Repubblica federativa rus¬ sa, la maggiore delle quindici che compongono l'Unione Sovietica) gli consentiva di avere molta voce in capitolo soprattutto nelle scelte di politica economica e agricola. Fu proprio in questo settore che egli assunse posizioni in contrasto con quelle di Breznev, soprattutto dopo il «plenum» del comitato centrale del dicembre 1969. Nel luglio 1971, egli perdette la carica di «premier» della Rsfsr, cioè la base del suo potere, ma ci sono voluti quasi due anni prima che la sua posizione divenisse così debole da estrometterlo dal Politbjuro con la scusa ufficiale della «messa in pensione» (Voronov ha 63 anni, cioè qualche mese in più dell'età media dei membri del. Politbjuro). La disgrazia di Petr Shelest si è consumata più rapidamente.^ Le ragioni del suo declino sono soprattutto le posizioni ultraconservatrici assunte in politica estera (dopo essere stato uno dei più accaniti fautori dell'invasione della Cecoslovacchia, egli si era opposto alla Westpolìtik di Breznev, e, in particolare, alla visita di Nixon a Mosca) e ì suoi atteggiamenti nazionalisti quando era primo segretario del partito in Ucraina, che aveva favorito le correnti anti-russe sempre molto forti in quella Repubblica. Undici mesi fa, alla vigilia della visita di Nixon, era stato sostituito dal brezneviano Vladiniir Scerbitsklj quale Paolo Garimberti (Continua a pagina 2 in terza colonna) Mosca. Il segretario generale del pcus, Leonid Breznev (Foto Gaio Garrubba)

Luoghi citati: Cecoslovacchia, Germania Occidentale, Leningrado, Mosca, Pechino, Stati Uniti, Ucraina, Unione Sovietica