Telefoni-spia: ancora polemiche fra i giudici

Telefoni-spia: ancora polemiche fra i giudici Le competenze per l'indagine Telefoni-spia: ancora polemiche fra i giudici I magistrati di Milano non hanno risposto alla richiesta dei colleghi di Roma per ottenere gli atti - Cinque persone sono state indiziate di spionaggio politico e militare (Dalla redazione romana) Roma, 26 aprile. Ancora nessuna risposta da Milano alla richiesta della magistratura romana per ottenere gli atti dell'inchiesta condotta nel capoluogo lombardo sugli «spioni telefonici». Il giudice Giuseppe Pizzuti, che nella capitale sta conducendo l'istruttoria sulle intercettazioni abusive, appare sempre più convinto che la competenza spetti a lui e quindi confida nella «ragionevolezza» dei colleghi di Milano che gli dovrebbero trasmettere al più presto gli atti da loro svolti fino ad oggi. Secondo Pizzuti a risolvere una volta per tutte il contrasto che fin dalle prime battute dell'inchiesta è sorto tra Roma e Milano sarebbero le ultime novità registrate dall'istruttoria da lui condotta. Il giudice ha infatti indiziato di reato cinque persone per spionaggio politico e militare Di questo gruppetto di imputati fanno parte gli investigatori privati Tom Ponzi, Alessandro Morgante, Augusto Fatale, il tecnico della Sip Marcello Micozzi e l'esperto in elettronica Bruno Mattioli, C'è da ricordare che nell'agenzia del «detective» Morgante, titolare della «Morgan», furono scoperti dagli investigatori i piani di costruzione del «Mirage». l'aereo da combattimento francese che ha permesso ad Israele di dominare nei cieli nel sanguinoso confronto con l'Egitto e i suoi alleati. Sempre nei cassetti della «Morgan» furono scoperti i piani di alcune motovedette italiane, piani che, insieme con quelli dell'apparecchio francese, dovevano finire nelle mani di alcuni emissari arabi. Almeno è questo il convincimento degli inquirenti. Anche un altro investigatore avrebbe avuto a che fare con lo spionaggio. Si tratta di Augusto Fatale, titolare dell'agenzia A.F.I.; questo «detective» avrebbe tenuto in archivio fascicoli intestati al pei e al psi, fascicoli che sono stati trovati vuoti al momento del¬ la perquisizione. Inoltre Fatale avrebbe messo sotto controllo i telefoni di alcune ambasciate di paesi dell'Est europeo. Il reato che è stato ipotizzato dal giudice Pizzuti è quello previsto dall'articolo 257 del codice penale: chiunque si procura, a scopo di spionaggio politico o militare, notizie che, nell'interesse della sicurezza dello Stato o, comunque, nell'interesse politico, interno o internazionale dello Stato, debbono rimanere segrete, è punito con la reclusione non inferiore ai 15 anni. Come si vede, per coloro che si son sentiti contestare la nuova accusa, le cose si mettono piuttosto male. Non si tratta più di spioni che si dedicavano agli intrighi coniugali o allo spionaggio industriale, ma di veri e propri «007» che operavano sul piano internazionale. Il pubblico ministero Domenico Sica ha chiesto a Pizzuti di contestare a tutti l'associazione per delinquere. Tale reato prevede una pena che va dai tre ai sette anni ed è destinata ad aumentare se gli associati superino il numero di dieci. Con queste carte in mano, il dottor Pizzuti è più che convinto che la competenza spetti a lui. Attende quindi fiducioso che la magistratura milanese, alla luce degli ultimi risvolti dell'inchiesta romana, gli trasmetta al più presto gli atti in modo da evitare l'intervento risolutore della Corte di Cassazione che .bloccherebbe per chissà quanto tempo le indagini prima di far conoscere il proprio parere.

Luoghi citati: Egitto, Israele, Milano, Roma