Le monete narrano la storia di Venezia di Giuliano Marchesini

Le monete narrano la storia di Venezia Mostra nel museo Correr Le monete narrano la storia di Venezia Nella rassegna (s'apre oggi) esposti oltre 1400 pezzi che vanno da 11'814 al 1595 - Un "grosso" d'argento fra gli esemplari più interessanti (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 24 aprile. La storia di Venezia raccontata con le monete, l'antico splendore della Serenissima rievocato dalle figure dei dogi impresse sui metalli, dagli sfondi in cui campeggia l'immagine di San Marco. La Mostra numismatica, che si apre domani in una sala del museo Correr, offre questa suggestivapanoramica. E' un'occasione non soltanto per gli appassionati, ma anche per i turisti che in questi giorni affollano la città lagunare. La rassegna mette sotto gli occhi dei visitatori qualcosa di eccezionale: la prima parte della raccolta del conte Papadopoli Aldobrandini, di proprietà del Comune e in custodia al museo. Comprende le monete di un periodo che va dall'814 al 1595, dai primordi della Repubblica alla fine del dogado di Pasquale Cicogna: tutta la coniazione della zecca per ogni doge, le oselle che rappresentarono il dono per i maggiorenti della Serenissima. «Senza alcun dubbio — è detto nella presentazione del catalogo — questo è il periodo più affascinante e glorioso di Venezia, dai primi tentativi autonomi di battere moneta propria allo splendore dello zecchino e della giustina». E' un complesso di oltre 1400 monete, una carrellata lungo il fulgido passato della regina dell'Adriatico. Questa rievocazione prende l'avvio dalla serie di coniazioni ordinate dagli imperatori per Venezia, prosegue con il ricordo del primo sforzo compiuto dalla città per acquistare un'indipendenza monetaria, si spinge all'anno 1000, quando i propositi si tramutarono infine in realtà. Con Vitale Michiel, trentottesimo reggente della città, prende forma la moneta veneziana: è il cosiddetto «bianco» o mezzodenaro, che gli esperti definiscono «scodellato» perché la zecca, per dare maggiore consistenza al sottile strato di metallo, lo rese un po' concavo. Vi era rappresentata una croce sormontata da una scritta con il nome del doge abbreviato. Attualmente se ne conoscono sei esemplari in tutto il mondo: quattro sono spezzati, gli altri in perfetto stato di conservazione. Uno è esposto alla mostra del museo Correr, e il suo valore è incalcolabile. Un altro dei «pezzi» più interessanti che compongono la rassegna veneziana è il «grosso» d'argento, che risale all'e¬ poca di Enrico Dandolo, quarantunesimo doge dal 1192 al 1205. Questa moneta, che fu tra le più celebri del Medio Evo, ebbe anche la denominazione di «Matapan», perché entrò in circolazione poco dopo la famosa battaglia. I «grossi» andarono a riempire le borse dei mercanti che partivano da San Marco, cominciarono a scorrere su tutti i mercati in cui Venezia portava la sua influenza: «7o ti offro una pezza di seta di Siria, tu quanti "Matapan" mi dai?». Perfettamente conservato, un esemplare vale sulle 3 o 400 mila lire, ma è evidente che il suo valore storico va ben al di sopra dei biglietti da 10 mila. Il 1284 segna un'altra svolta importante nella storia delle monete veneziane: con il dogado di Giovanni Dandolo, escono dalla zecca i primi pezzi d'oro. A Firenze è già nato il «fiorino», Venezia crea ora il «ducato», con l'immagine di San Marco che porge al doge inginocchiato Porifiamma. «Sia di oro più fino e migliore di quello fiorentino», è scritto nel decreto del Maggior Consiglio che stabilisce la coniazione. In seguito la moneta muterà il nome in quello di «zecchino», destinato ad avere la sua larga parte di fama. Alla Mostra del museo Correr il panorama si estende fino al rarissimo «quattrino per Bergamo», di cui si conservano soltanto quattro esemplari, alla serie di splendide oselle, che secondo una consuetudine il doge donava ai patrizi e ai maggiorenti della Repubblica agli inizi dell'anno. «Con questa esposizione — dice Naldino Scarpa, presidente del circolo filatelico numismatico veneziano — noi ci proponiamo innanzitutto di fare un'efficace opera di propaganda, di interessare quanta più gente è possibile alla raccolta delle monete e alla loro storia. Fino a poco tempo fa, la collezione era accessibile soltanto a pochi studiosi, che ne avessero fatto richiesta alla direzione del museo. In questa occasione, invece, presentiamo al mondo uno dei tesori nascosti d'Italia». Un settore della rassegna è dedicato alla mostra della medaglia d'arte. Tra le novità, 14 modelli di Tommaso Gismondi sul tema «Venezia salva». Giuliano Marchesini

Persone citate: Aldobrandini, Naldino Scarpa, Pasquale Cicogna, Tommaso Gismondi