Agostini e Saurinen viso a viso di Giorgio Viglino

Agostini e Saurinen viso a viso Oggi a Le Castellet l'atteso duello mondiale delle moto Agostini e Saurinen viso a viso La Yamaha del .finlandese e del suo compagno di squadra Kanaya (il più veloce) ha confermato nelle prove le sue eccezionali doti di velocità - Problemi per il campione del mondo che non sa se correre con la vecchia "tre cilindri" - Diffìcili condizioni ambientali sul circuito "Paul Ricard" a causa del vento (Dal nostro inviato speciale) Le Castellet, 21 aprile. Spazzato dal Mlstral che rende gelida la Pasqua da Nizza a Perplgnano, l'altipiano del Castellet è ciò che di più inospitale si possa immaginare. Non bastano gli impianti stupendi del Circuito «Paul Ricard» ad attenuare questo senso di disagio provocato dalla sabbia che ti entra negli occhi, da ogni cosa che ti svolazza all'intorno, dalla impossibilità a star fermo in questa bufera a strappi. Il Mostrai, chi va per mare lo sa, è un brutto vento a raffiche, e se è capace dì rovesciare robusti battelli, figuratevi con i fragili e instabili motociclisti che girano qui sul nastro d'asfalto del circuito a velocità folli. Il primo atto del «mondiale» prende il via in condizioni ambientali difficili e il nervosismo consueto di una vigilia assoluta è aumentato dell'influenza di questo vento maligno. Poi c'è chi ha ragioni particolari per essere «tirato», ragioni sportive. In testa la MV, chiaramente lontana nei tempi delle prove dai bolidi Yamaha, poi il clan torinese ligure australiano della Suzuki, la squadra corse della Malanca, e via via parecchi altri a titolo individuale. Il duello Yamaha-MV parte dalle basi previste. Non hanno «bluffato» i giapponesi con il loro piccolo mostro, e ancor meno hanno trovato scuse gli italiani che il nuovo quattro cilindri trovano d-iffìcoltà ad utilizzarlo in gara. I tempi della mezz'ora di prova parlano chiaramente in favore del clan giapponese nel quale Saarlnen è rimasto «in riserva», girando con regolarità, mentre Kanaya dopo una sosta ai boxes ha cominciato a tirare, dando quasi un secondo al migliore Agostini. La moto quindi c'è e risponde a tutte le aspettative. A vederla fa una certa impressione. Ha un frontale abbastanza pronunciato a causa del radiatore trasversale, ma il motore è relativamente piccolo. Gli scarichi corti a ugello appena dietro alle pedane, le ruote di sezione molto larga a raggi rinforzati, un retrosella che termina con una insolita curvatura verso l'alto. Tecnicamente le caratteristiche conosciute: quattro cilindri, a due tempi, raffreddamento ad acqua, freni a disco su entrambe le ruote. Saarinen ha compiuto cinque giri in totale, il -minimo per essere qualificato poi si è allontanato salutando il pubblico quasi avesse già vinto la corsa. Sfotte un poco, questo è chiaro, ma fa parte del carattere dell'uomo che in fondo non dimentica di essere stato un modesto «privato» fino a soli due anni fa. Piuttosto brisogna vedere se i ruoli sono ben stabilizzati nella squadra giapponese e Kanaya resterà disciplinatamente secondo. Altri problemi per il biondo finlandese sembra che non ce ne siano. Alla MV la seduta di prove non Ita aggiunto molto. Ieri è arrivato un motore nuovo o perlomeno «fresco» della formula a quattro cilindri. Oggi lo ha usato in prova Agostini ed ha girato per sei tornate — dopo averne già fatte altrettante con il tre cilindri — chiudendo però con uno sconsolante «woof» che ha anticipato lo spegnimento del motore da parte del pilota. Non dovrebbe essere nulla di grave, comunque resta il fatto che alla MV si dice abbastanza chiaramente che è meglio non rischiare con il «tre» piuttosto che buscarle egualmente e non finire con il «qiuittro». Agostini è stranamente piuttosto cupo, forse non soltanto per i guaì di carattere sportivo. In compenso ci sono gli scherzi goliardici da parte del «contino» Agusta a colpi di estin¬ tcd•iLR tore. Sembra, ma non è ufficiale, che al giovane figlio del titolare della azienda Corrado, tocchi ora •il compito di direttore sportivo. La squadra è completata da Phil Read che gareggia con una vecchia «tre cilindri» e che recita con semplicità il ruolo di gregario portando pareri e consigli ad Agostini. Domani Mino dovrà scegliere fra utilizzare l'una o l'altra macchina e c'è il dubbio che si faccia condizionare dalla consueta paura del nuovo, optando per una macchina sicuramente perdente qual'è la tre cilindri. Indubbiamente in questa fase iniziale è difficile intravedere uno spiraglio per il binomio italiano se non propiziato da una rottura della Yamaha. Continuando nell'elenco delle vigilie difficili, ecco la Saiad-Suzukl, il «Team Europa» che allinea Mandracci e Flndlay. Nella 500 ce non basta il nuovo cambio a set marce, ci vorrebbe potenza e in questi motori essa manca, probabilmente et sarà nei prossimi, quelli che dovrebbero arrivare in Europa a giorni. Resta il fatto che sul giro le Yamaha 350 ce maggiorate a 354 per il salto di categoria, lasciano surplace le azzurre Suzuki. Non è molto miglio- re la' situazione nella 750 dove le Suzuki sono in difficoltà per i rapporti sbagliati. Otri al «Paul Rlcard» si fila in velocità massima sul lungo rettilineo e dopo il passaggio davanti alle tribune, poi in compenso si affronta il misto che ita curve e controcurve da ■marce basse. In definitiva nuovamente in testa le Yamaha, con la bella Kawasaki di Walter Villa di rincalzo. Nelle piccole cilindrate tutto è filato liscio per la Morbidelli che è rientrata alle corse con Nieto il campione del mondo «rubato» alla Derbi per rimpiazzare il povero Parlotti. Nieto ha provato con il modello '73 ed ha lasciato a un paio di secondi Andersson con la Yamaha bicilindrica raffreddata ad acqua, e Jansson con la Maico. Giansanli certamente per la minor esperienza, ma in parte anche perché in sella al modello '72 della Morbidelli ha ottenuto soltanto il dodicesimo tempo. Ptuttosto stupisce negativamente la prova modesta di Buscherlnl che ha portato l'unica Malanca presente a girare con ben nove secondi di distacco da Nieto. Nelle prove più recenti tra le due marche italiane la Malanca aveva prevalso e riesce difficile capire l'improvviso calo. Vedremo domani, ma a conferma che qualcosa non ha filato per il verso gtusto c'è la fuga immediata del piccolo «Van» che ospita l'equipe bolognese. Verso dove chissà, poiché sparsi come siamo in piccoli alberghi e motel di queste dolci colline provenzali l'unico denominatore comune è l'autodromo. Speriamo che il vento non lo spazzi via nella notte. Giorgio Viglino Giacomo Agostini

Luoghi citati: Europa, Nizza, Perplgnano