Gli avversari del notaio Leroy dicono: "Non tutto è chiaro,, di Loris Mannucci

Gli avversari del notaio Leroy dicono: "Non tutto è chiaro,, La ragazza uccisa nella provincia francese Gli avversari del notaio Leroy dicono: "Non tutto è chiaro,, Il giovane avrebbe confessato per "rendersi importante" - La maggioranza dell'opinione pubblica contro coloro che accusavano per "odio di classe" (Dal nostro corrispondente) Parigi, 20 aprile. Una parte dell'opinione pubblica francese, della quale si fanno eco i giornali moderati, è scatenata contro quegli estremisti che lo scorso anno trasformarono un banale, sia pur tristissimo, fatto di cronaca — l'assassinio della sedicenne Brigitte Dewebre — avvenuto nel paesetto minerario di Bruay-en-Artois, in un episodio della lotta di classe. Volevano ad ogni costo che il notaio Pierre Leroy, «il ricco », risultasse colpevole, e costituirono un « comitato per la verità e la giustizia » quando l'autorità giudiziaria tolse l'istruttoria al giudice Henri Pascal, ricusato dai difensori del notaio per legittima suspicione. Ed ecco che a Bruay-en-Artois, dopo un anno di difficili indagini, l'assassino viene scoperto, confessa l'omicidio, ed è proprio un appartenente al « comitato per la verità e la giustizia», un figlio di operai. Se la giustizia avesse ceduto alle pressioni dell'opinione pubblica, avrebbe rapidamente processato il notaio, e l'avrebbe condannato. Coloro che si sono tanto grossolanamente sbagliati, non disarmano ancora, non vogliono credere che il diciassettenne Jean-Pierre F. abbia davvero assassinato l'amica, sostengono che il giovane può aver mentito agl'ispettori di polizia per rendersi importante, vedere il proprio nome sulla prima pagina dei giornali, ed uno di loro ha dichiarato: «Era comunque un affare di lotta di classe, e lo è tuttora, perché il notaio è uno dei padroni delle miniere. Egli acquista i terreni della miniera, che sparisce a poco a poco. E' una mafia. E' il "Rotary Club", cui appartiene l'amante di una donna dì Bruay che ha ucciso il marito il 10 marzo scorso e del quale non si è parlato. Si è fatto il silenzio su di ciò». Un altro esponente dell'ultrasinistra ha fatto eco: «JeanPierre viene accusato per assolvere la borghesia». Alcuni sottolineano chr il giovane ha confessato agl'ispettori di polizia, ma non ancora al giudice istruttore Jean Sabrayrolles, che l'interrogherà soltan¬ to martedì. C'è chi pensa che potrebbe ritrattare. Anche il giudice Henri Pascal, che trascurò la pista di Jean-Pierre F. per seguire quella del notaio Pierre Leroy e della sua fidanzata Monique Mayeur (i quali chiederanno riparazione alla giustizia quando sarà stato emesso il non luogo a procedere nei loro confronti), non vuole riconoscere il proprio errore, e sostiene che gli indizi contro di loro permettevano non soltanto di accusarli ma di mantenerli in prigione anche contro il parere del procuratore della Repubblica. La confessione del giovane assassino non basta, secondo il giudice Henri Pascal, ed il fatto jhe egli abbia rivelato dove nascose gli occhiali della vittima, che sono stati effettivamente ritrovati, non è sufficiente: soltanto quando parecchi punti — tuttora misteriosi — saranno stati chiariti, e dopo la ricostruzione dei fatti, quando il giovane avrà ripetuto tutti i gesti fatti la sera del 5 aprile 1972, sarà possibile, secondo il giudice Henri Pascal, affermare che Jean-Pierre F. è davvero l'assassino di Brigitte Dewebre. Coloro che, a Bruay-en-Artois, hanno «--servato in passato un atteggiamento di prudente riserbo invece di cedere alla passione, mettono in evidenza la personalità equivoca di Jean-Pierre F. Egli viene considerato un adolescente di carattere complesso, mitomane, giudicato «caratteriale» dagli psichiatri. Orfano, abitava presso il fratello minatore e celibe, non ha mai frequentato assiduamente la scuola, spesso era al bar, dove beveva molta birra, si ubriacava ogni tanto. Era amico di Brigitte Dewebre, e un po' innamorato. Loris Mannucci

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