Rocco-Rivera non temono la Lazio Lo scudetto (per loro) è del Milan di Giulio Accatino

Rocco-Rivera non temono la Lazio Lo scudetto (per loro) è del Milan Rocco-Rivera non temono la Lazio Lo scudetto (per loro) è del Milan Entrambi sono convinti che la Juventus non ha più possibilità - "Con' i biancazzurri ci basta un pari" - Gianni: "Se si faranno prendere dall'ansia, avremo una gara facile" - Il problema dell'arbitro - Maestrelli ha spiato i milanisti (8-1 al Foligno) - Incerto Benetti (Dal nostro Inviato speciale) Foligno, 18 aprile. «La Lazio è il miracolo vivente di questo, campionato. Può vincere una partita anche Lenztnl centravanti». E' Rocco che parla, un Rocco vivace ed euforico, un Rocco tranquillo, non polemico ma allegro. Non lo preoccupa neppure il malanno di Benetti, non lo turba la reale forza della Lazio, non lo scompone il possibile anche se poco probabile ritorno della Juventus. Rocco crede che sia «l'anno sì» della squadra romana, ma è troppo sicuro di se stesso ed ha troppa fiducia nei suoi uomini ppr temere la trasferta allo stadio Olimpico. Gli elogi alla Lazio sono il preambolo del discorso-vulcano del mister rossonero. «Se la Lazio è seconda in classifica — continua — vuol dire che è forte, ma non mi spavento lo stesso. Ripeto quanto detto alcune settimane fa: a 45 punti si vince lo scudetto ed il Mllan a 45 punti arriva di sicuro». La Lazio e la Juventus potrebbero conquistare eguale punteggio ed anche superarlo. Rocco, però, non ha dubbi: «Alla Juventus non credo più, I bianconeri non ci raggiungeranno mal. Li sfido a superare un handicap dt quattro punti in sole cinque partite. Ma scherziamo? Il Mllan, non starà a guardare. Comunque vada sabato a Roma, la Juventus è fuori gioco. Anzi i bianconeri non vinceranno neppure contro il Vicenza». Sulla Lazio Rocco è più prudente ma non meno ottimista: «Il Mi lan non parte mal perduto. Dirò di aver perso soltanto dopo, non 10 dirò mai prima». Eccessiva sicurezza? Rocco impersonifica l'umore dei suoi giocatori. Slamo alla vigilia di una gara decisiva, ma i rossoneri sono calmi come se tutto fosse già deciso. Ripetiamo una frase di Riverii, che copia (per qualcuno invece suggerisce) l'idea di Rocco: «Se la Lazio è seconda, vuol dire che e forte. Noi sabato giocheremo come se l'avversarlo si chiamasse Juventus o Inter. Non faccio pronostici, ricordo soltanto che per noi sono utili due risultati, pareggio e vittoria. Per loro invece uno solo. La nostra sconfitta. Due per noi e una per loro, quindi...». Rivera precisa: «Non è un pronostico, ma una considerazione». Rocco e Rivera, quindi, non hanno dubbi: il Milan ha già vinto 11 campionato. Si può anche non condividere questa eccessiva euforìa, ma si deve convenire che i rossoneri si apprestano alla volata finale con notevole vantaggio: hanno quattro punti in più della Juventus e rispetto alla Lazio vantano maggiore esperienza nei confronti ad alto livello di classifica. I romani sono esordienti nelle gare per il primato, i milanesi invece hanno l'abitudine vecchia da decenni. Rivera così si esprime: «Tutto dipenderà dalle condizioni psicologiche dei laziali. Se supereranno la paura potranno anche impegnarci a fondo, se invece dovessero cadere nell'orgasmo, per noi sarebbe più facile». Il discorso passa sugli arbitrag¬ gi che — secondo alcuni commentatori — sarebbero stati finora in gran parte favorevoli al Mllan. RIvera, bruciato dalla disavventura dello scorso anno, si alza e se ne va. Rocco, invece, accetta la discussione anche se da Milano gli sono giunte disposizioni precise di tacere. Al trainer non piace la campagna contestataria che il quotidiano sportivo della capitale sta conducendo dopo 11 rigore concesso domenica da Francescon in Milan-Cagliarl. «Ma che amico e amico — sostiene Rocco —. Nessuno ricorda cosa fece Francescon due anni fa nella finale della-Coppa Italia a Genova? Vìnse il Torino con un rigore contestato, prima annullato e poi convalidato proprio da Francescon. Rivera stava battendo il penalty, Agroppt fece correggere la posizione, nacque una discussione e Rivera fallì il tiro. Francescon voleva far ripetere, poi cambiò idea e noi perdemmo la Coppa. VI pare un amico? Domenica i rigori contro il Cagliari erano tre. Ne ha dato uno solo ed ancora non va bene!». Anche nella verve polemica Rocco conserva il sorriso. Vorremmo sapere quale sarebbe secondo lui l'arbitro ideale per sabato: il tecnico triestino non si pronuncia, gira la risposta in battuta: «Secondo alcuni, dovremmo giocare addirittura con un arbitro romano». E sorride di gusto. Rocco non sembra preoccupato dell'infortunio di Benetti. E' chiaro che non rinuncerà al suo «panzer». Lo manderà in campo, caso mai, imbottito di novocaina. Il medico che segue i rossoneri in questa trasferta in terra umbra è titubante, il giocatore è pessimista. Rocco è fiducioso. Benetti domenica ha lamentato una distorsione ai tendini della «zampa d'oca» del ginocchio sinistro. L'arto è gonfio e dolente. A Foligno non è possibile una terapia di ultrasuoni perché manca l'attrezzatura. La decisione è comunque rinviata. Benetti dice: «Non so se potrò giocare. Ho paura di no». Il medico aggiunge: «Deciderà Benetti stesso sabato, naturalmente dietro parere di Rocco». Oggi, neU'«amlchevole» con il Foligno, Turane ha dimostrato di avere recuperato bene. E' pronto. Ricordando i giudizi di Rocco, si può credere che Turone giocherà contro la Lazio sabato, forse come mediano, in modo da potere schierare Biasiolo nel ruolo di ala tattica. Nella partita contro il Foligno (quarta serie, squadra di metà classifica), i rossoneri hanno sviluppato un gioco brioso e interessante, con otto gol a 1. DI questi otto gol quattro sono stati realizzati nel primo tempo, quando la squadra si è presentata con tutti i titolari, meno Benetti e Sogliano. Rett di Turini, Chlarugi (2) e Biasiolo; nella ripresa gol di Anquilletti (2), Rosato e Casone. Hanno assistito alla prova di Foligno i due tecnici della Lazio, Maestrelli e Lovati. Maestrelli dice: «Non sono qui per scoprire ti Milan, tanto ptù che a Roma giocheranno anche Benetti e Sogliano. Questo quindi non è il vero Mllan. Conosco già II valore di Rivera e del suol compagni». Giulio Accatino