Tela del '600 rubata in una chiesa-museo a Roma Trafugati a Venezia due dipinti di Paolo Veronese

Tela del '600 rubata in una chiesa-museo a Roma Trafugati a Venezia due dipinti di Paolo Veronese Compiuti altri due attentati al patrimonio artistico nazionale Tela del '600 rubata in una chiesa-museo a Roma Trafugati a Venezia due dipinti di Paolo Veronese Nella capitale i ladri sono penetrati nel tempio rinascimentale di S. Maria, alle pendici del Pincio - Hanno staccato con una lametta il "Battesimo" di Pasquale Rossi e sono fuggiti mentre suonava la sirena d'allarme - Il furto nella città lagunare: dalla chiesa di San Sebastiano asportate due tele del maestro veneto e altri tre dipinti di autori minori (Nostro servizio particolare) Roma, 14 aprile. (f. c.) Piazza del Popolo all'alba: scatta la sirena d'allarme nella chiesa rinascimentale di Santa Maria, alle pendici del Pincio. Il parroco non fa a tempo a chiamare i carabinieri del comando della regione Lazio, a 50 metri di distanza, che i ladri sono già lontani con il «Battesimo di Cristo», una grande tela firmata da Pasquale Rossi, autodidatta veneto del '600. Il dipinto vale dieci milioni ed è stato staccato dalla cornice con una lametta da barba. «E' un lavoro su commissione — dice il sacerdote — e sarà molto difficile recuperare l'opera, perché non esiste documentazione fotografica del quadro». Ricostruiamo il furto, sulla base di quanto risulta agli investigatori. I ladri sono entrati nella chiesa dal giardino; hanno aperto la porta a vetri della sacrestia con chiavi false e hanno raggiunto l'ultima cappella del tempio, quella battesimale. Eseguito il lavoro di distacco della tela, sono fuggiti. I carabinieri non sono sicuri se il segnale d'allarme (una rete di fotocellule a raggi infrarossi) abbia funzionato subito o sia scattato quando i ladri erano già all'uscita della chiesa. Per questo si stanno compiendo esperimenti per controllare l'efficienza del sistema di protezione. Santa Maria del Popolo è la chiesa-museo che raccoglie due tra le più famose opere di Michelangelo Merisi, il Caravaggio: «La conversione di San Paolo sulla via di Tarso» e la «Crocifissione di San Pietro». Vi sono poi affreschi del Pinturicchio, una tela di Sebastiano del Piombo («La nascita della Vergine»), sculture del Bernini e numerose opere minori. I ladri hanno portato via una di queste, senza curarsi delle tele che valgono miliardi, ben sapendo di non poterne ricavare nulla (per la difficoltà di venderle o di esportarle all'estero). Il 27 luglio del 1970 i ladri entrarono per la prima volta a Santa Maria e rubarono il dipinto posto sopra l'altare maggiore, una bizantina «Madonna col Bambino» che la tradizione vuole dipinta da San Luca, venerata dai romani. La tavola fu ritrovata un mese dopo, abbandonata vicino a una spiaggia. Fu in quell'occasione che fu installato il sistema d'allarme per prevenire il furto dei capolavori conservati o il vandalismo di squilibrati. Si scatenò una polemica tra esperti e studiosi: è possibile che si debba assistere impotenti a questo stillicidio di furti? La polemica riprende ora, mentre jil^«Bat.-.| tésimo di Cristo» è neiie mani dei ladri e forse passerà -Ja frontiera nascosto nen"à*uto di un falso turista. E' un furto che fa scalpore perché è avvenuto nel cuore di Roma e in una chiesa che ne racconta la storia. Sul luogo dove oggi sorge Santa Maria erano le tombe dei Domizi. Papa Pasquale II vi fece costruire nel 1099 una piccola cappella per cacciarne — dice la leggenda — lo spirito di Nerone. La ingrandì Gregorio IX nel '200 e fu ricostruita da Sisto IV. All'epoca di Giulio II fu ritoccata dal Bramante. Un famoso ritratto di questo Papa scomparve dalla chiesa nell'800 ed è oggi esposto alla National Gallery di Londra. Nelle cappelle ai lati delle tre navate sono ì sepolcri dei Della Rovere, del duca di Candia, del cardinale Sforza, fratello di Ludovico il Moro (opera dell'architetto Sansovino). I cartoni dei mosaici della cupola della cappella Chigi furono eseguiti da Raffaello. Accanto a questo splendido «museo» era un convento, distrutto nel 1527 durante il sacco di Roma, dove abitò per una anno Martin Lutero. Venezia. 14 aprile. (g. r. ) Ancora un furto d'arte a Venezia. Questa notte i ladri hanno asportato dall'antica chiesa di San Sebastiano, a Dorsoduro, due dipinti di Paolo Veronese di 65 centimetri per 34 (figure allegoriche femminili) che ornavano il coro, al centro del quale è un pregevole organo del '700. Con le due tele incollate su tavola, sono stati asportati dal tempio anche tre altri dipinti: due attribuiti agli allievi del Vicentini e uno a un allievo di Pietro Longhi. Il furto è stato scoperto, poco dopo le 6 di stamani, da un netturbino che solitamente lavora nella zona della chiesa. Lo spazzino ha notato che la porta del tempio, contrariamente al solito, era aperta. Ha informato una suora e poco dopo è stata avvertita la polizia. Un sopralluogo nella Chiesa — che è un piccolo museo di opere del Veronese e di altri maestri della pittura veneziana — ha consentito di stabilire l'itinerario seguito dai ladri. Questi, dall'adiacente campo di San Sebastiano, superando un muricciolo, si sono calati nel cortile dello stabile che ospita la facoltà di Lettere dell'Università di Ca' Foscari. Da qui hanno raggiunto, forzandola, una delle finestre della sacrestia. Si sono calati all'interno e, indisturbati (la chiesa non ha sistema d'allarme), hanno potuto scegliere le opere da rubare. Poi sono usciti dalla porta principale e sono fuggiti. Francesco Valcanover, sopraintendente alle gallerie e ai musei, informato del furto, ha dichiarato: «Quello che è ancpids accaduto stanotte, nella chiesa dì San Sebastiano, ripropone ancora una volta, con accenti di estrema gravità, il problema complesso ma non irrisolvibile della protezione dei beni delta civiltà e dell'arte. Problema purtroppo trascurato, nonostante i "colpi" clamorosi messi a segno dai ladri negli ultimi anni».

Luoghi citati: Lazio, Londra, Roma, San Paolo, Venezia