Un Surrealismo perenne di Emanuele Kanceff

Un Surrealismo perenne Un Surrealismo perenne I possibili approcci a quella che volle essere una rivoluzione totale Maurice Nadeau: «Storia e antologia del Surrealismo», Ed. Mondadori, pag. X-454, lire 2000. Bruno Pompili: «Breton/Aragon. Problemi del surrealismo », Ed. Sindia, pag. 222, lire 3300. Georges Hugnet: «Per conoscere l'avventura dada », con antologia di testi originali e trad. a fronte, Ed. Mondadori, pag. 382, lire 900. Da più di trent'anni voci autorevoli si alzano, di quando in quando, a proclamare il fallimento e la morte del Surrealismo; altre sostengono, sempre più debolmente nell'alterazione del progressivo isolamento, la fertilità e la funzione del movimento che rimane vivo almeno per la sua renitenza ad assumere dimensioni storiche. Per tale sua costitutiva elusività nei confronti della storia esso è come una religione, eterno e sempre giovane, e neppure la morte di Breton pare aver posto i termini di un bilancio definitivo: il « progetto surrealista » riprende vigore, benché Jean Schuster, il più qualificato successore di Breton, abbia firmato su Le Monde, nel 1969, l'atto ufficiale di decesso del Surrealismo storico. « Storia del Surrealismo », dunque, « storia surrealista » o « stòria per il Surrealismo »? Quando, durante gli ultimi mesi dell'occupazione tedesca in Francia, Maurice Nadeau profondeva il suo entusiasmo nella più famosa e precoce storia del movimento che sia stata scritta, egli si trovò a risolvere, forse per la prima volta, il problema della morte e della sopravvivenza del Surrealismo. Fin d'allora, ne diagnosticò quella fine sul piano oggettivo che, quasi a smentirlo, si è fatta attendere per altri trent'anni, grazie alla caparbietà di Breton e dei suoi epigoni; fin da allora, egli vide che « il comportamento surrealista » non era morto né poteva morire: l'essenza del messaggio, la disposizione a non trascendere il reale ma ad esplorarlo in profondità, rimaneva « una sete eternamente inappagata nel cuore dell'uomo ». Non potendo eludere altrimenti la difficoltà, Nadeau scelse il partito di limitarsi ad una « storia esterna », che è rimasta fra le realizzazioni migliori, più appassionate ed appassionanti, della letteratura critica sul Surrealismo. o l o n . i i i i i è e . Vent'anni dopo, la sua Histoire du Surréalisme, cui aveva fatto seguito l'importante raccolta di Documents surréalistes, veniva riproposta al pubblico francese e l'autore ritornava in quell'occasione sull'avvincente problema. « Le speranze concepite in queste pagine, l'esaltazione che in esse lascio ingenuamente trasparire, mi appartengono ancora », egli scriveva; e tuttavia, usando verbi al passato nel parlare del Surrealismo, spalancava le porte alla dimensione storica. Nel denunciare l'inconseguenza del programma che non aveva resistito al confronto con un ordine sociale - politico - economico - artistico indocile alle imposizioni del solo pensiero, egli additava l'unica alternativa alla condizione ambigua dell'uomo surrealista, avvinto ad un tempo superato di cui è prigioniero: « Tra il pensiero e l'azione esiste una mediazione indispensabile, la storia stessa degli uomini ». Il classico libro di Maurice Nadeau testimonia da solo, con il suo ricorrente successo, la riuscita d'un tipo di narrazione esterna del Surrealismo. Ma l'opera di Bruno Pompili suggerisce un procedimento diverso, la storia surrealista, resoconto dal di dentro dei moventi e non dei fatti, anche se non necessariamente stilata da un protagonista qualificato. La sua indagine vuol essere testimonianza di un problema ed insieme di un rapporto, commisurare il pontefice Breton, che assomma il movimento e ne difende la purezza, « aggiornatore e conduttore in avanti del tempo surreale », all'apostata Aragon dalla mancata pazienza, da parte del quale c'è stato « un calcolo dei risultati basato su dì un campionario troppo ridotto per essere probante ». Ora, al di là delle stesse proposte teoriche, la forma di questo libro sembra coincidere allo scopo: un periodare di complessità proustiana, senza il rigore nascosto, l'intima tensione, l'affascinante armonia dello stile della Recherche; ed il lettore vi si smarrisce al primo approccio, con l'effetto di una sequenza quasi irreale d'istantanee ' scattate sul « ventoso edificio surrealista ». Ancora un terzo tipo di storia suggerisce l'opera del Pompili, questa volta intenzionalmente: la storia per il Surrealismo, che sfugga il linguaggio comune e le categorie abituali per corrispondere alla trasformazione integrale della cultura attuata dal fattore che sarebbe, contemporaneamente, il suo soggetto ed il suo oggetto vivo ed operante: storia totale del mondo modificato dal Surrealismo, perché « quello che conta ancora oggi, ciò che può essere pertinente è solo la domanda sul nostro mondo in relazione al messaggio del Surrealismo ». Le speranze rivolte alla realizzazione di questo progetto, velleitario nelle intenzioni come lo è sovente l'esercizio storiografico, sarebbero certamente mal riposte. Testimone e militante della prima ora, Georges Hugnet sembra volerci provare, per quanto riguarda il suo limitato campo d'indagine, la fondatezza del nostro pessimismo. La sua ricostruzione delVAvventura dada in Europa, ora completata da una ricca antologia di testi, vorrebbe restituire al dadaismo la violenza sovversiva, perpetuarne la freschezza e la vitalità. « Questo solo conta, è questa inquietudine che è importante non dissipare... Non si imprigiona una nuvola in una gabbia... Parlare di dada da storico scolastico sarebbe un tradimento ». Ma la narrazione, brillantissima ed avvincente come un romanzo, pur opponendo con sapiente dialettica movimento sovvertitore e pesante realtà quotidiana, raramente riesce a superare l'inventario di retroscena curiosi e di strampalate futilità. Emanuele KancefF rtcCsm André Breton, nella caricatura di Levine (Copyright N. V. Review ot Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)

Luoghi citati: Europa, Francia, Italia, Sindia