Infranto un vecchio pregiudizio

Infranto un vecchio pregiudizio PERCHE L'ADOZIONE E ANCORA DIFFICILE? Infranto un vecchio pregiudizio La legge speciale tronca ogni rapporto tra il bambino e la famiglia originaria - E' scomparso così il concetto del "vincolo di sangue" - Dice lo psicologo: "Non pensare mài all'ereditarietà" L'adozione non è solo un latto privato, in maggior e minor misura ci interessa e ci investe tutti..La sua forza morale ha già contribuito a cambiare la nostra mentalità. « Per ben allevare un figlio adottivo occorre non pensare mai che esiste l'ereditarietà », afferma lo psicologo Clément Launay; e nella letteratura dedicata ai genitori adottivi si legge: « L'adozione costituisce un vero e proprio atto di fede nell'educazione. Se i genitori nutrono tale fede, sono in possesso di un potere che supera i rischi dell'ereditarietà ». L'atto di fede è prima di tutto un atto d'amore e l'adozione, un modo nuovo di concepire e vivere i rapporti tra genitori e figli e di questi con la società. Per Giorgio Pallavicini, presidente nazionale dell'Associazione famìglie a dottine e affinanti (Anfaaj, noti vi sono dubbi: «Non sono figli nostri quelli che abbiamo fatto, ma quelli che abbiamo amato, aiutato a crescere, che facciamo nostri senza riprometterci una contropartita ». Va da sé che l'adozione co stituisce un interessante, test per tastare la disponibilità, noti solo affettiva, ma anche culturale e civile, di un popolo. Non a caso Pallavicini lo accomuna con i pregiudizi che solitamente vengono riserva ti alle minoranze, siano esse etniche, che razziali o di fede religiosa. E' anche per sfuggire ai fantasmi della madre prostituta o del padre delinquente che le coppie aspirano all'ado zione di bambini piccolissimi (dai dati dell'Onmi di Torino, nel 1972 su 82 doman de di adozione solo 10 privi legiavano bambini al di sopra di 5 anni). Ma, a parere ''egli esperti « il rischio — come si legge nel libro di Santanera e Perico — statisticamente non è certo superiore a quello che i coniugi, anche i più sani, incontrano nei confronti dei figli nati dal matrimonio ». In forza dell'adozione speciale, in quanto tronca ogni rapporto con la famiglia originaria, nasce anche un nuovo concetto di famiglia. « Effettivamente — osserva Camillo Losana, uno dei più sensibili e appassionati magistrati che operano nel campo dell'adozione — la legge speciale può contribuire a cambiare la prospettiva della famiglia: da cellula serrata intorno ai suoi interessi privati e preoccupata della discendenza economica e di sangue, a famiglia aperta a nuovi valori morali e so^ ciali ». Attestati sul vecchio concetto del vincolo di sangue, come l'unico valido, rimangono tuttavia ancora larghe fette dell'opinione pubblica e taluni gradi della magistratura. Per la maestra di una scuola di Torino i due allievi di eguale nome Maurizio erano, l'uno semplicemente Maurizio e l'altro « l'adottato ». Le domande che più spesso si sentono rivolgere le coppie adottive sono tutte improntate a una malcelata diffidenza: «Ma, almeno, è riconoscente? », oppure: « Ha già manifestato particolari tendenze? », dove è chiaro che non si allude a innati talenti artistici. Gli stessi genitori adottivi sentono spesso il bisogno di attribuire al piccolo una genitura piccoloborghese. « Sai, è figlio di due studenti », oppure « Sappiamo di chi è figlio e siamo sicuri ». I nonni poi, giustificano la loro avversione con la frase classica: «Chissà di chi è figlio ». Ma la magistratura spesso non è da meno. In una sentenza del Tribunale civile dì Firenze, in data 1972. l'adozione viene definita « un rap porto artificiale », la madre « posticcia » e si esalta il vin colo di sangue (pure in pre senza di un caso di chiaro abbandono del bambino da parte della madre), come fondamento di ogni vera' famiglia. E' forse un caso che a Torino, nei primi 5 anni dell'applicazione della legge speciale, contro 1864 segnalazioni di abbandono vi furono ben 1363 dichiarazioni di adottabilità, mentre nello stésso periodo a Bari su 1521 segnalazioni solo 418 furono trasformate in dichiarazioni di adottabilità? « La verità è — afferma Pallavicini — che l'adozione costituisce ancora un fatto rivoluzionario ». li sasso buttato nelle quiete acque della famiglia ha indotto non pochi, almeno tra quelli più sensibili e aperti, a nuove verifiche e riflessioni. Osserva Paolo Vercellone, presidente del Tribunale dei minorenni dì Torino: « Bene, abbiamo detto al momento dell'approvazione della legge, finalmente avremo più bambini da dare alle famiglie che li richiedono. Ma ora ci rendiamo conto che ogni dichiarazione di adottabilità è in realtà uno scacco per tutti. Vuol dire che non siamo riusciti a fare in modo che i genitori tenessero il proprio bambino. Direi che da un anno a questa parte è cambiato l'atteggiamento di chi opera in questo settore: si cerca di più di aiutare la famiglia d'origine, di persuaderla a tenere il proprio figlio, rimuovendo le cause che ne hanno determinato l'abbandono ». , Aida Ribero . Il precedente articolo su «L'adozione difficile» è stato pubblicato il 9 marzo.

Persone citate: Aida Ribero, Camillo Losana, Giorgio Pallavicini, Launay, Pallavicini, Paolo Vercellone, Perico, Santanera

Luoghi citati: Bari, Firenze, Torino