Storia della studentessa modello che è riuscita a "vincere,, la droga di Luciano Curino

Storia della studentessa modello che è riuscita a "vincere,, la droga Si è presentata in ospedale a Genova per farsi curare Storia della studentessa modello che è riuscita a "vincere,, la droga Vent'anni, bella, frequenta Lettere - Caduta in un turpe "giro" ha speso i soldi della borsa di studio e del pre-salario per acquistare eroina - Ha detto: "Aiutatemi, mi sto uccidendo a poco a poco" - Ora è ricoverata al neuro ed è stata denunciata in base ad una legge ingiusta - Il dolore del padre taxista che l'ha perdonata (Dal nostro inviato speciale) Genova, 12 aprile. « Adesso vado a trovare mia figlia all'ospedale, la prenderò tra le braccia e la bacerò. Come fa tutte le volte, mi chiederà se la perdono e io le dirò: Marina, hai tutto il perdono e l'aiuto di tuo papà ». Aldo Sommaruga, taxista di 64 anni, mi parla con il pianto in gola, la moglie non dice nulla, annientata. Siamo nella loro casa, in via Silvio Spaventa, nella zona del Campasso a Sampierdarena. La figlia Marina, studentessa in lettere di vent'anni, ha speso tutti i soldi della borsa di studio e del presalario, circa un milione, in eroina. E' rimasta senza denaro e schiava della droga: tante come lei sono finite in un turpe giro. Marina Sommaruga ha trovato la forza di andare al pronto soccorso del San Martino: « Aiutatemi. Mi sto uccidendo a poco a poco. Vi scongiuro, curatemi». E' ricoverata nel reparto neuro, i carabinieri sono arrivati fino a lei, perché l'attuale legge sugli stupefacenti è assurda, mette sullo stesso piano lo spacciatore che im,porta e vende ima tonnellata di cocaina e chi fuma una sigaretta di marijuana: pena minima per tutti, due anni. Dice Marina: « Papà, ho sbagliato. Ma se certi sbagli devono essere pagati così, distruggendo l'ammalato che chiede di guarire e distruggendo i suoi genitori, che mondo è questo? ». « Abbiamo questa figlia sola — dice il padre — e ci siamo privati di molte cose, mi ero perfino imposto di non fumare più di quattro sigarette al giorno per darle le scuole migliori. La Cabrini, le Dororec. le Marcelline. Ne valeva la pena. Marina ci dava soddisfazioni, era sempre la prima, vinceva borse di studio ». La sua cameretta è quella di una ragazza che ha ansia-di cose belle e pulite; nella libreria volumi di sociologia, di storia, di arte e di poesia; nel guardaroba vestiti eleganti e semplici, nulla di « hippy » o almeno stravagante; dischi di musica sinfonica e alle pareti qualche stampa di pittori contemporanei, sulla scrivania un buffo Topo Gigio. Continua il padre: « Prima anche all'Università. Diciassette esami, tutti 30 e lode ». Da mezzogiorno alle tre era assistente nel doposcuola di un istituto, dove di lei si parla solo in termini elogiativi. Una ragazza graziosa, anzi bella, e che riempiva i genitori di orgoglio. Ora il padre dice: « Da qualche giorno mi tormento e mi chiedo se la colpa non è mia, che le ho lasciato troppa libertà. Ma vedevo che lei non ne approfittava, ero sicuro di poter avere fiducia. Invece questa fiducia è slata distrutta dei quattro bastardi ». Bella, intelligente, spigliata, ma forse anche un poco ingenua, non ha capito che una certa compagnia che aveva incominciato a frequentare e appariva brillante, era invece marcia. Ragazzi e ragazze annoiati e senza scrupoli di una « Genova bene ». (Tutti assai giovani, alcuni sono stati arrestati recentemente per detenzione, uso e spaccio di droga). « Ma lei, signor Sommaruga, non si era accorto di nulla? ». Non è facile scoprire certe cose. In casa c'era la madre ammalata, che dava preoccupazioni e dispiaceri (il male di una certa età, è già stato necessario ricoverarla tre volte in clinica specializzata), il padre divideva il suo tempo tra il lavoro duro e l'assistenza alla moglie. Aveva fiducia nella figlia, anche se la vedeva sempre più spesso svagata o nervosa, a volte invece un poco strana od insolitamente euforica. « Si, non ero contento che frequentasse una compagnia che spendeva con troppa spensieratezza e glielo avevo detto: "Stai attenta. Marina ", ma lei mi aveva tranquillizzato: " Mi conosci, papà, non preoccuparti ". Rassicurato, lui andava al suo posteggio in piazza Vittorio Emanuele, preoccupato solo dalle condizioni della moglie. Marina, invece, era già vittima della droga. La peggiore: l'eroina. Ha incominciato tre o quattro mesi fa e all'inizio le è stata offerta. Poi ha dovuto acquistarla e ha attinto al suo libretto bancario. « Quella maledetta borsa di studio » si sfoga ora il padre. Erano circa 400 mila lire che Marina aveva depositato in banca e vi aveva poi versato il presalario, 120-130 mila lire ogni due o tre mesi, aggiungendo al conto i soldi del doposcuola. Aveva quasi lift •'mintele. Se~ ne."è;.andato Via-prestò in-dosi dì eroina che costavano 12 mila lire l'una. E' una ragazza intelligente e sapeva di avere preso una strada che la portava al disastro. Ma non riusciva ad uscirne. « E' l'ultima volta » diceva mentre, in un androne o al cinema, nella toeletta dell'università o sull'auto di un amico si iniettava la dose nella vena. Ma poi, passato l'effetto della droga, soffriva l'inferno, quasi impazziva, e trovava qualche « formica », un piccolo spacciatore, che le vendeva una bustina per dodicimila lire. Aveva la siringa, trovava un po' d'acqua per diluire la polverina bianca; iniettandosi la droga ripeteva che era l'ultima volta. Lo ha ripetuto finché le è rimasta una lira sul libretto di risparmio. Poi ha avuto il terrore di quello che le poteva capitare: impazzire senza l'eroina oppure procurarsela a qualsiasi costo. E' andata all'ospedale. Nelle sue condizioni sono stati necessari un coraggio e una forza formidabili. Dall'ospedale ha avvertito la famiglia. « Papà, ho sbagliato. Devi perdonarmi ». « Marina, la tua intelligenza non la devi buttare via. Ma io ti ho già perdonato ». Dice il padre: « E' andata all'ospedale senza avvertirci forse perche aveva paura che glielo avremmo proibito. Ma se avessi sapulo, l'avrei portata io all'ospedale ». I carabinieri hanno interrogato la ragazza, ma lei non sarebbe stata di molto aiuto. Non ha rivelato dove si sia procurata l'eroina (pare in certi bar vicini all'università), affermando di essersi sempre drogata da sola, di non avere mai partecipato a drogaparties e di non avere mai fatto la mini-spacciatrice. « Era un paradiso » mi dice Aldo Sommaruga. « Pochi mesi fa eravamo in questa cucina noi tre: Marina, mamma ed io, ed era un paradiso. Qualche giorno fa, invece, ero solo, anche mia moglie era stata ricoverata in ospedale. C'è statò un momento che ho pensato di uccidermi ». E' un brav'uomo, che ha lavorato tutta la vita. Dice: « Adesso prendo il mio taxi e vado a trovare Marina». Luciano Curino Genova. La studentessa Marina Sommaruga (Tel. Nazzaro)

Persone citate: Aldo Sommaruga, Cabrini, Campasso, Nazzaro, Sommaruga, Topo Gigio

Luoghi citati: Genova