Posta NORD/SUD

Posta NORD/SUD Posta NORD/SUD Per dieci anni l'ebanista di Nuoro ha vissuto come un eremita, ora nella sua bottega i torinesi fanno la coda - Legno di rosa più caro del prosciutto - Riparleremo delle "servitù militari" - L'emigrato friulano si rivolge ai giovani - I sardi nel Cuneese « Credo che in tutta Torino gli ebanisti, quelli in grado di fare con il legno qualsiasi lavoro, siano soltanto una ventina. Quasi niente per una grande città, ma ormai anche questo mestiere è diventato raro ». Giuseppe Moro, 53 anni, è venuto in Piemonte da un piccolo paese ai piedi del Gennargentu. Nella sua bottega di falegname in via Bllgny restaura mobìli antichi o ne costruisce di nuovi, in stile. Dice: — Non posso accontentare le richieste di chi vuole una porta, una finestra, un tavolo per la cucina. Quello è un lavoro che sanno fare migliaia di falegnami. Preferisco qualcosa di più difficile, usare legni pregiati, dedicarmi a realizzazioni impegnative. A casa mia, ad Arltzo in provinola di Nuoro, mio nonno, mio padre, i miei zii e fratelli sono falegnami. Non potevamo star tutti nello stesso posto, io e un mio fratello ce ne siamo andati. Giuseppe Moro in Sardegna lavorava il legno locale: noce, castagno, talvolta il ciliegio e il palissandro. Ora nella sua bottega fa intarsi con il legno di rosa che arriva dalla giungla brasiliana. Costa 10 mila lire il chilo, lo usa per ornamenti di mobili in stile, tagliandolo a fette sottili come il prosciutto. — Per un mobile c'è uno spreco del 30 per cento. Già mogano e palissandro sono aumentati del 50 per cento dal Natale scorso. Se dovessi sbagliare con il legno di rosa sfumerebbe il guadagno di una settimana di lavoro. Il falegname sardo non vuole nessun alutante nella sua bottega. Geloso del mestiere preferisce far tutto da solo. Acquista U legno, lo taglia, disegna il mo- bile, ha una buona conoscenza delle macchine. — Dal primo giorno del mio arrivo a Torino, dopo una breve esperienza romana, non ho conosciuto un attimo di sosta, né ho dovuto superare crisi di alcun genere. Sono del parere che chi si lamenta nella maggior parte dei casi dovrebbe riconoscere di non aver molta attitudine per il lavoro. CI possono essere situazioni difficili dovute a motivi di salute. Su questo sono d'accordo. Ma in genere chi sta male è perché vuole star male. Non voglio sembrare presuntuoso, ma sfido parecchi immigrati, di qualsiasi regione siano, a fare quello che ho fatto io per 10 anni. Per tutto quel tempo non sapevo nemmeno se era sabato o domenica, non ho fatto un giorno di vacanza, non sono più tornato al paese a vedere 1 miei che pure erano anziani e mi attendevano in ansia. I friulani ci chiedono: Parlate ancora di noi La scorsa settimana abbiamo dato notizia del convegno svoltosi a Torino-Esposizioni sui problemi del Friuli, in particolare sulla depressione economica della regione, sulla dispersione delle^igllortjmergie lavorative, sulle-sefàfìi?muifarl, sulla politica scolastica. Alcuni lettori friulani ci pregano di riprendere l'argomento e di spiegare il significato delle servitù militari. Riparleremo dei problemi del Friuli quanto prima; ecco le lettere di due immigrati, uno a Torino, l'altro ad Olten (Svizzera). Ho letto su Posta 'Nord-Sud un articolo riguardante il Friuli. Sono lieto che "La Stampa" parli anche del friulani. Vi ricordate di Basilio, lo smembrato? Io allora vi scrissi, li giornale pubblicò la mia lettera e l'argomento venne ripreso da altri quotidiani e anche dalla radio e televisione. Sono un friulano, un montanaro. Anche se la vita mi ha portato lontano dal paese, sono rimasto con 11 cuore nella mia valle. Sono impressionato dalle notizie di furti, rapine, omicidi, dalla tracotanza dei criminali. Mi sono permesso di esprimere la mia opinione in una poesia che ho dedicato ai giovani delle campagne, dei piccoli paesi, a coloro che pur non avendone necessità lasciano il focolare con il falso miraggio della città. Più che una poesia, la mia vorrebbe essere una preghiera da sentire con il cuore. E 1 giovani hanno il cuore puro. Spero che un giorno me la pubblicherete. Giovanni Fantin Ho letto con curiosità quanto è stato scritto a proposito dell'emigrazione friulana. Sono uno dei 10 mila friulani residenti in Piemonte, devo confessare che ignoro il significato delle « ser- vitù militari ». Se ritenete di riparlare di questi argomenti, vi pregherei di accogliere anche la mia richiesta. Segue la firma Giuseppe Moro: «A Torino gli ebanisti stanno scomparendo»

Persone citate: Giovanni Fantin, Giuseppe Moro