I guai dell'obesità di Angelo Viziano

I guai dell'obesità Nella comoda vita moderna, un pericolo I guai dell'obesità Anche quando si tratta di una forma non patologica, deve sempre suscitare allarme I motivi dell'eccesso di peso, relativamente all'età, al sesso, alla statura - Importanza della predisposizione familiare - I risultati di un recente convegno a Torino Gran brutta faccenda quella di ingrassare a dismisura; ma neanche Vembonpoint secondo i francesi o, per dirla all'italiana, «la pancetta», una volta simbolo di distinzione di uomini d'affari, e neppure l'anca polposa, per quanto non disarmonica, di donne ancor distanti dal'preclimaterio, appena eccedono, sono oggi requisiti godenti il favore degli uni o delle altre. Nel primo caso l'apprensione è già connessa a certe difficoltà, a taluni disturbi che inevitabilmente accompagnano la pinguedine assurta a piccola o meno piccola obesità stazionaria: crescente disagio nell'attività, facile stancabilità, respiro meno sciolto. Apprensione, quindi, non ingiustificata che quell'obesità abbia un contenuto morboso. Eppur non sanno i portatori che può favorire malattie del ricambio, con le quali si imparenta. Troppe calorie Nei casi, invece, della pan cetta oppure del fianco ovattato o di situazioni analoghe il mancato gradimento degli interessati è per lo più di pura marca estetica. Non per ciò l'attenzione del medico può stramarsene; oltretutto non sempre la situazione si "ferma 11 e può anzi essere prodromo di un iter increscioso pure dal lato patologico. Laddove si vede che una motivazione estetica d'apprensione contro particolari ingrassamenti può talvolta valere pure per contrastare l'avvio anche ad adiposità morbose. Ci sono, difatti, negli ingrassamenti situazioni di frontiera tra il fisiologico ed il patologico, che tocca agli esperti decifrare caso per caso, tenendo presente che d'altronde è più agevole prevenire l'obesità, senza ricorso a farmaci, anziché rimediarvi qualora sia già stabilizzata. L'obesità — quale accumulo in eccesso dt'grasso-rcuV-ri-^ serva nell'organismo — si determina quando abitualmente si introduce nell'organismo stesso una quantità di calorie alimentari superiore a quella necessaria per i suoi fabbisogni energetici, tra cui emerge l'attività fisica giornaliera. Ma può anche derivare da una ridotta attività fisica in presenza di un apporto calorico abituale non aumentato. Insomma allorché si introita più di quanto si consuma. I motivi possono essere molteplici. Comunque la società del benessere ha accresciuto le possibilità tanto delle ipernutrizioni quanto della vita sedentaria, se per sedentarietà riconosciamo la riduzione della fatica muscolare e la comodità dei mezzi meccanici di trasporto. Ma talora sono individuabili'anche fattori psicogeni; ei responsabilizzano, ad esempio, frustrazioni da motivi affettivi o sociali, oppure periodi di depressione psichica durante i quali l'individuo si rifugia per compenso nella sovralimentazione e nel contempo riduce l'attività fìsica, mentre l'eccessivo apporto calorico per lui equivale ad una droga che pare alienargli i dispiaceri. Siamo lì nel caso della obesità psicosomatica, dei soggetti che «ingrassano nei dispiaceri»; laddove l'iperfagia (esagerato mangiare) è determinata da fattori emozionali, che si riflettono sul diencefalo, porzione cerebrale che pur custodisce il centro della fame. 7 due tipi Quando il soggetto è entrato nella fase statica dell'obesità i quadri della sua pinguedine possono essere diversi riguardo alla distribuzione dell'adipe, più prevalente in determinati settori corporei anziché in altri. Due, comunque, sono i tipi paradigmatici: la obesità prevalentemente ginoide e quella androide. Nella prima. il grasso si dispone caratteristicamente piuttosto nella metà inferiore del corpo, sull'addome, sui glutei, sulle cosce, con tessuto adiposo flaccido, con smagliature cutanee evidenti, con abbondanti strie bianche. Nel tipo androide l'adipe è 'disposto invece in misura maggiore sul tronco, sulle spalle, di consistenza più solida, con strisce rubre sui fianchi, alla radice delle mammelle, nel cavo ascellare. Accanto a queste due forme varia è la serie di quadri con aspetti polimorfi dai più lievi a singolarmente spiacevoli. E' l'aumento di peso ritenuto eccessivo per età, costi¬ tubinstgpzcprdrvzsepmlCppslqcssprcgpeigsuntt ^ a e e à ì o a tuzione, sesso, e statura, in base a tabelle scoperte a caso in qualche settimanale, che di solito allarma, e conduce l'interessato a considerare meglio, con qualche disappunto, più o meno iniziali modificazioni morfologiche del suo corpo, ed a fare il primo proponimento di ridurre i piaceri della tavola e tentare una delle tante cure dimagranti reclamizzate. Da un lato il sovrappeso può essere un indizio, ma da solo non è indico specifico di obesità; che può essere fornito anche da un particolare sviluppo delle masse muscolari, come nell'atleta òvviamente non obeso. Caratteristica dell'obesità è propriamente l'alterato rapporto normale tra massa muscolare e tessuto adiposo con l'eccessiva preponderanza di quest'ultimo, vagliata con speciali misurazioni. D'altro lato sarebbe assurdo affidarsi alla scelta a vanvera dì una terapia dimagrante. Sia ben chiaro che l'impostazione di una cura dell'obesità di qualunque grado Ha come premessa la preventiva valutazione attenta e profonda del soggetto, cioè il preciso inquadramento diagnostico di ciascun obeso. Si intende dire che l'obesità' va curata alla stregua di una vera malattia discriminandone i moventi (sarebbe ad esempio assurdo non intervenire innanzitutto con un trattamento psicoterapico di fronte ad una forma psicosomatica) e pur si vuole affermare che ima cura razionale e controllata di essa nel tempo costituisce il rimedio indispensabile e talora sufficiente per il miglioramento di altri mali di cui l'obesità può essere rivelatrice o aggravante (diabete florido, iperuricemia, affezioni circolatorie, artrosi). Ciò premesso è comprensibile il fervore di convegni e congressi attuali concernenti il: problema del dimagra? mento terapeutico, contenuto nei limiti fisiologici, stante che il cardine fondamentale di un trattamento ben condotto dell'obesità è a tutt'oggi l'uso di un regime dietetico appropriato valutato sull'effettivo dispendio energetico del singolo soggetto e, naturalmente, inferiore ad esso. Da una parte tale regime deve interferire sull'alterato metabolismo dell'obeso, impedendo una nuova deposizione di grasso; d'altro lato deve creare il presupposto per una nuova educazione nutrizionale, pur tenendo conto delle abitudini alimentari del paziente ma apportandovi sensibili tollerabili modificazioni. Metabolismo Orbene le vedute moderne sull'obesità, ritenuta una malattia fondata su una predisposizione frequente nella stessa famiglia, hanno accreditato l'ipotesi già formulata da vari lustri da osservazioni del Pennington che la predisposizione consista in un difetto metabolico, un errore della funzionalità cellulare che impedirebbe una normale utilizzazione del glucosio a scopo energetico, mentre favorirebbe la sua trasformazione,, con un complesso gioco ormonale, in tessuto adiposo. Comunque ed in altri termini i glucidi (sostanze zuccherine) si sono ormai dimostrati il materiale di prevalente neosintesi del grasso di deposizione nell'obeso. Di lì lo studio e l'impostazio ne attuale della dieta dimagrante a scarso contenuto ztspccsdsb zuccherino (ipoglicidica) nel trattamento dell'obesità. In sostanza un regime in cui si punta sulla riduzione drastica di tutti quegli alimenti che si trasformano in glucosio dopo i processi digestivi. E' ad essa che sono state dedicate le seconde « Giornate torinesi di dietoterapia» svoltesi recentissimamente su base internazionale, con la partecipazione dei più qualificati esperti. Tra gli stranieri figuravano M. Demole, cattedratico di dietetica della Università di Ginevra; G. Debry, del Dipartimento della nutrizione é delle malattie metaboliche dell'Università di Lione; M. Apfelbaum, L. Brigant, F. Duret, A. Reinberg, R. Assan, dell'Ospedale Bichat, di Parigi; T. Tashev, dell'Istituto di nutrizione di Sofia; R. Rath, del Centro del metabolismo e della nutrizione, di Praga. Ha presieduto il congresso il clinico medico di Torino, prof. G. C Dogliotti, con l'encomiabile collaborazione organizzativa del prof. Franco Balzola, tìietologo della clinica universitaria. Molte sono state le relazioni illustrate e discusse nei vari settori della materia, con notevoli apporti di ricerche ed osservazioni a lungo tempo, cui anche la Scuola torinese ha fornito un largo e fondamentale contributo. Angelo Viziano

Persone citate: A. Reinberg, Dogliotti, F. Duret, Franco Balzola, L. Brigant, M. Apfelbaum, Pennington, R. Assan, R. Rath, T. Tashev

Luoghi citati: Ginevra, Parigi, Praga, Sofia, Torino, Vembonpoint