Tra scatoloni e pile di giornali è cominciato il grande Trasloco

Tra scatoloni e pile di giornali è cominciato il grande Trasloco Inaugurato il Piccolo Regio con un recital di Gassman Tra scatoloni e pile di giornali è cominciato il grande Trasloco Lo spettacolo-fiume si concluderà tra cinque giorni con una gran festa popolare ai Giardini Reali - L'attore ed i suoi collaboratori a colloquio con il pubblico Da ieri sera Gassman e i suoi « traslocano ». Sulla scena del Piccolo Regio ingombra di scatoloni e di abiti, di libri e di cianfrusaglie, si è iniziato alle 21 il « primo movimento » della lunga kermesse poetico-teatrale, che il « mattatore » ha voluto per l'appunto intitolare II trasloco. Dopo le « variazioni » di stasera, da domani il recital continua ininterrottamente fino a sabato sera, per concludersi domenica pomeriggio con la gran festa popolare nei Giardini Reali. Con la benevola solerzia del bravo padrone di casa, già nel pomeriggio Gassman ha voluto presentare il suo spettacolo al pubblico, affiancato dai due principali collaboratori (anzi, come lui li definisce, « co-traslocatori ») Claudia Giannotti e Franco Giacobini. Tempista e calcolatore, gli premeva mettere bene in chiaro, « prima di essere frainteso », che « il recital è davvero una sorta di magma fluido, capace di cam¬ biare da un momento all'altro » e che « tutto, state sicuri, si svolgerà senza nessun formalismo, con la massima confidenzialità e apertura mentale ». Sicché, per tutta la conferenza — o meglio « conversazione tra amici » — la sua preoccupazione maggiore è stata di definire in termini assolutamente banali e colloquiali il suo lavoro. Lo spettacolo, innanzitutto, è per Gassman « una cosa »: « Sì, non saprei come definirlo in altri modi: mi sembra che il termine rispecchi quel tanto di non convenzionale che c'è dentro ». Quindi, non si sono fatte prove, ma « chiacchierate fra noi tre, prendendo il tè o bevendo un whisky ». Non c'è, ovviamente, il tradizionale rapporto attore-pubblico, ma « una sorta, di dimensione nuova, in cui il pubblico entra a far parte del gioco del teatro ». « Però, attenzione — ha ammonito con sorriso suadente il mattatore — siamo tut- ti maggiorenni e nessuno di noi si illude di sconvolgere il millenario e del resto legittimo riserbo dello spettatore teatrale, di coinvolgerlo in una sorta dì happening esistenziale ». Ma, all'interno della forma teatrale, può succedere che II trasloco funzioni da « ottimo elemento catalizzatore per il pubblico o per noi nei confronti del pubblico ». Se poi l'happening verrà, sarà tanto di guadagnato. Da una delle ultime file si è sentito giungere il pianto di un bambinetto. Il papà si è affrettato a prenderlo in collo per portarlo via, ma Gassman conciliante lo ha interrotto: «Lo lasci, lo lasci » cercava di suaderlo. « Lo lascerei — ha notato il padre — ma il bimbo insiste e dice di no ». Peccato: sarebbe stato, ci ha fatto notare Gassman, un « primo intervento del pubblico, sia pure, diciamo, embrionale ». Ed ha preso lo spunto di qui per raccontare che lui vorrà tutta la sua famiglia presente al recital: la moglie c'è già, la figlia Paola pure (avrà una parte stasera con Lucia Poli sorella di Paolo); arriveranno la suocera e l'ultimo figlio, anche se di solito «non vuol mai venire perché ha paura che gli faccia degli scherzi». «E gliene farò, e ne farò anche a voi» ha concluso. Così, a poco a poco, di battuta in battuta, Gassman s: è ritrovato il mattatore di sempre. Ha cominciato a declamare versi di Lawrence Ferlinghetti (« Io no, non come Dante I che inscenò la sua commedia gigante... ») per dire quanta importanza abbia qui la fantasia. Ha poi detto che « un teatro è difficile come un trasloco » e che lui è sempre stato un buon traslocatore; ha pure dato al trasloco una sua categoria spirituale, definendolo « occasione di bilanci, di scelte, di rinunce »; ha citato Aristotele (« E' il pubblico che può risanare il teatro, non viceversa») e Nietzsche, Norman Brown e Bertolt Brecht. Con sapiente dosaggio, Gassman ha infine dato alternativamente la parola ai due co-traslocatori, cui spettava il compito di leggere brani poetici e critici che hanno costituito le basi culturali del recital. Una definizione di Huizinga del gioco, una di Mayerhold sull'euforia come forma di espressione ( « Un buon attore si distingue da uno cattivo perché il giovedì non recita come ha recitato il martedì»), e poi ancora Brown, Artaud ed altri. Di nuovo a Gassman è toccato il compito di aprire, non il dibattito (« parola vergognosa))) ma la vera «conversazione tra umici ». Brevissima peraltro, perché l'unico interlocutore è stato uno studente di liceo, vivamente indignato dal fatto che l'incontro speciale con gli studenti è fissato per domani mattina alle 8,30 « quando si sa bene che gli studenti sono tutti a scuola ». Carlo Sartori