Uberi i tre giovani che un amico accusò d'aver ucciso il portavalori

Uberi i tre giovani che un amico accusò d'aver ucciso il portavalori Uberi i tre giovani che un amico accusò d'aver ucciso il portavalori j Dopo la confessione ritrattò: resta in carcere per calunnia e autocalunnia - Disse ai carabinieri: "Io e tre amici abbiamo assassinato il procaccia di Montanaro" Sei dicembre scorso: il portavalori di Montanaro, Vincenzo Minetti, 64 anni, è assassinato sulla piazza del paese da una banda di rapinatori che fugge con un pacco contenente 22 milioni. Tredici febbraio, i carabinieri arrestano quattro giovani, tre di Montanaro, uno di Chivasso, con l'accusa di omicidio a scopo di rapina. Uno confessa: «Siamo stati noi» e racconta la scena della feroce aggressione. Ma non è vero nulla, tutto inventato. Ieri il giudice istruttore dottor Barbaro ha ordinato la scarcerazione dei quattro per insufficienza di indizi. Le indagini ricominciano da capo. I loro nomi: Giuseppe Senfet, 28 anni, sposato con una bambina; Roberto Pasquero, 22 anni; Mariano Costanza, 19 anni, tutti e tre di Montanaro; Claudip Preveato, 22 anni, di Chivasso. Erano assistiti dagli avvocati Altara, Bernardini, Glordanengo, Graziosi e Perla. Il mltomane è Preveato il quale, fermato dal carabinieri di Chivasso'che indagavano su alcuni furti d'auto, ad un tratto disse: «Non ne posso più di tacere, so tutto della rapina di Montanaro. I mici complici sono stati Senfet, Pasquero e Costanza». E aggiunse: «Ecco due milioni, parte del bottino; gli altri ce II siamo divisi e li abbiamo già quasti spesi». Ma il 30 marzo, davanti al magistrato, ritrattò la confessione. Osserva 11 dottor Barbaro nell'ordinanza con cui ha disposto la scarcerazione: «Numerose circostanze, contenute nella confessione, non coincidono con le modalità reali dell'episod-io. Anzitutto risulta che le armi usate dai banditi furono due, e non una sola come sostiene il Preveato; la moglie della vittima, presente all'assassinio, non fu gettata a terra con una spinta, come invece afferma l'indiziato; glt aggressori furono tre, mentre il quarto rimaneva In auto (il Preveato dice che tutti e quattro scesero dalla macchina)». Ma non basta: il giudice ha accertato che quei due milioni non fanno parte del bottino, ma sono stati prelevati dal deposito bancario della futura suocera del Preveato. Gli altri accusati hanno alibi inconfutabili. Al momento dell'aggressione erano al lavoro, padroni e colleghi confermano la circostanza. A questo punto 11 giudice istruttore non ha più avuto dubbi: si trattava di un grosso «bluff» del Preveato, pare non nuovo a simulazioni del genere. I tre sono stati scarcerati, 11 loro accusatore si è visto mutare l'ordine di cattura per «omicidio a scopo di ra pitia» in quello di «calunnia e autocalunnia» e pertanto rimarrà ancora alle «Nuove» a meditare sulla sua impresa. * Dopo alterne vicissitudini e complesse indagini, il giudice istruttore dottor Barbaro ha rinviato a giudizio Bartolomeo Forgia e Mario Trompino, accusati di aver ucciso, con un colpo di pistola alla fronte, il guurdacaccia di Stupinigi Antonio Geranio, il 17 settembre 1966. Con loro (il Trompino è latitante) è stata rinviata a giudizio anche Giuseppina Candido, per calunnia. Dell'omicidio furono accusati, in un primo tempo, Arturo Forgia, Lorenzo Grasso e Giovanni Racca, poi prosciolti. Secondo il giudice istruttore, i due imputati uccisero il guardacaccia che li aveva sorpresi nella riserva di Stupinigi non tanto per il timore di essere denunciati quanto per non essere riconosciuti, poiché erano ricercati dalla polizia. La prova principale contro di loro sarebbe rappresentata dalla pistola usata dai due un'ora prima del delitto per compiere una rapina ad Airasca. L'arma sarebbe la stessa che uccise il Geranio. * 1 giudici della quinta sezione del Tribunale (presidente Pempinelli, p.m. Sciaraffa, cane. Fornari) hanno condannato a 7 anni e 11 mesi Giuseppe Notarrigo, 31 anni, via Moncrivello 1/16, Imputato di atti di libidine. Nel luglio del '71, per tutto un pomeriggio e una notte, sequestrò in casa sua una tredicenne conosciuta poco prima in un giardino. Quando la ragazza, terrorizzata, riuscì a liberarsi del Notarrigo, questi per poco non venne linciato dagli inquilini ai quali la tredicenne aveva raccontato l'accaduto. Con quella di ieri, l'imputato ha «collezionato» la sua ventiquattresima condanna.

Luoghi citati: Airasca, Chivasso, Montanaro