Sei correnti 1000 mozioni di Tito Sansa

Sei correnti 1000 mozioni ANALISI Sei correnti 1000 mozioni (Si apre oggi a Hannover il congresso dei socialdemocratici - Brandt fiducioso) (Dal nostro corrispondente) Bonn, 9 aprile. Da quattro settimane — riferiscono gli intimi — il cancelliere Brandt sta lavorando ogni sera, solo fino a tarda ora nella mansarda della sua villa sul Venusberg, sopra Bonn, al discorso che pronuncerà mercoledì mattina a Hannover, al congresso del partito socialdemocratico del quale è presidente. Sarà un discorso importante, perché con esso Brandt dovrà indicare i propri concetti di politica sociale-economica sui quali da alcuni mesi il partito dibatte, diviso in sei correnti. Dovrà ristabilire la propria autorità, riportare unione nel partito scosso da lotte intestine (ideologiche e personali) senza precedenti nella socialdemocrazia dell'ultimo decennio. Data l'importanza della posta Brandt, che — secondo alcuni giornali — è «accigliato e intrattabile», ha preferito fare da solo, eliminando la consueta schiera di- «ghostwriters». Soltanto l'enciclopedico giornalista Klaus' Harpprecht è stato chiamato a dare al discorso gli ultimi colpi di lima letteraria e — come scrive lo «Spiegel» — a fondere il proprio pathos con quello del Cancelliere. Base del discorso — si dice negli ambienti della socialdemocrazia — sarà la dichiarazione di fedeltà al cosiddetto «programma di Godesberg», con il qualenel 1959 la socialdemocrazia tedesca si rese accettabile ai gruppi conservatori, i quali con il loro voto permisero la «lunga marcia» che portò lo «Spd» dapprima al governo con i democristiani di Kiesinger e nelle ultime elezioni a essere il primo partito della Germania Federale. Il congresso di Hannover, che comincia domani con un discorso del vicepresidente Helmut Schmidt (del centrodestra, preconizzato come Cancelliere, se le condizioni di salute glielo permetteranno) sarà il più importante dopo quello del 1959. Alla vigilia i giornali prevedono tempesta, soprattutto , la stampa conservatrice (tedesca e straniera),- la quale attribKMce ai giovanl'socialisti, i cosiddetti «jusos», l'intenzione di accelerare le riforme, di scalzare dai loro seggi almeno una quindicina dei 36 membri del direttivo, e — se un compromesso non si mostrerà realizzabile — addirittura di portare il partito a una scissione. Le Cassandre conservatrici basano le proprie previsioni pessimistiche sulle risoluzioni rivoluzionarie prese dagli «jusos» tre settimane fa proprio a Bad Godesberg e sul monito di Willy Brandt — interpretato come una minaccia di dimissioni — «non permetterò che vengano approvate mozioni contrarie con la linea fissata al Congresso di Dortmund, linea che è stata ricompensata dalla fiducia degli elettori». Ma è chiaro che Willy Brandt non ha la minima intenzione di dimettersi (come ha fatto per ragioni di salute il suo vice Herbert Wehner). Un fallimento di Brandt, inimmaginabile a Hannover, avrebbe conseguenze di portata incalcolabile non soltanto per la socialdemocrazia, ma anche per la Germania e per la politica internazionale. La vittoria delle sinistre (dipinta a tinte fosche dai commentatori di destra) significherebbe: fine della coalizione con i liberali, intimorimento dell'elettorato, probabile sconfitta socialdemocratica alle prossime elezioni politiche, abbandono della politica europeistica e atlantica. Al congresso la socialdemocrazia va con fiducia ostentata. Il segretario del partito Boerner ha detto che «non vi sono preoccupazioni». Vi saranno certo grandi e accalorate discussioni sulle circa 1000 mozioni presentate, vi saranno elezioni di battaglia per il rinnovo del direttivo, è certo che «alcune teste cadranno» (forse anche quella di Annemarie Henger, presidentessa del Parlamento) e che alcuni giovani socialisti («antiamericanisti perché non hanno conosciuto il piano Marshall») entreranno nel direttivo. Ma sembra altrettanto certo che Willy Brandt, «uomo solo», riuscirà a prevalere. Già oggi i primi risultati delle elezioni circoscrizionali di ieri nel Baden-Wuertternberg sono stati un segnale di allarme utile a Willy Brandt e alla sua intenzione di tenere fede al «programma di Godesberg»: la democrazia cristiana ha guadagnato dappertutto tra il 4 e il 9 per cento di voti, la socialdemocrazia ha perso dappertutto tra il 2 e il 4 per cento, i liberali hanno mantenuto le proprie posizioni. Il monito viene al momento giusto, in aiuto al Cancelliere. Tito Sansa (l'rnSlCdIcdcvcencsrdgeaptMgscftncbmtfiddtsdtc1sstPvv1vtfèssb