I "boss" accusati di omicidio Come si è giunti all'arresto
I "boss" accusati di omicidio Come si è giunti all'arresto I "boss" accusati di omicidio Come si è giunti all'arresto (Dal nostro corrispondente) Palermo, 9 aprile. Trentatré mafiosi, una delle più vaste associazioni per delinquere della « nuova mafia » di Palermo, sono stati arrestati tra ieri sera e stanotte a Palermo e in varie località del Paese. Tra essi ci sarebbero i presunti assassini dello studente universitario Vincenzo Traina, 25 anni, figlio d'un agiato imprenditore edile, ucciso con una pistolettata in fronte la notte del 17 ottobre del 1971. Inoltre il gruppo verrebbe accusato di altri tre delitti: quelli di Giuseppe Bologna, Pietro Di Marco e Vincenzo Mannino. Gli investigatori hanno agito simultaneamente, come già avevano fatto in analoghe operazioni antimafia, per evitare che i presunti «boss» sfuggissero alla cattura. Tuttavia una dozzina degli indiziati sono riusciti egualmente a fuggire. Vengono adesso ricercati dai comandi carabinieri e dalle questure di tutt'Italia. I loro presunti complici, in giornata, sono stati rinchiusi nel carcere dell'Ucciardone. Quelli arrestati fuori dalla Sicilia sono stati trasferiti nella vecchia prigione palermitana, dopo essere stati condotti a Palermo sotto scorta armata. Sono stati rinchiusi in separate celle di isolamento, a disposizione della Procura. L'operazione antimafia, com'è detto in 'un comunicato congiunto della legione carabinieri per la Sicilia occidentale e della questura di Palermo è stata compiuta per « frenare e colpire il potenziale criminogeno di varie cosche mafiose palermitane e per giungere all'identifìcazione dei responsabili di molti delitti, avvenuti negli ultimi tempi, alcuni dei Quali denunciati o attribuiti ad ignoti ». Ai trentatré arrestati bisogna aggiungere altri tre presunti « boss » che carabinieri e P.S. avevano catturato nei giorni scorsi. Si conoscono soltanto alcuni nomi, perché l'operazione è ancora in pieno svolgimento. Due sono certamente il « Valachi » palermitano Leonardo Vitale, di 32 anni, improvvisamente autoaccusatosi giorni fa dell'uccisione del « boss » Giuseppe Bologna, 50 anni, contrabbandiere, capomafia del rione di via Perpignano, assassinato per strada 'a sera del 12 marzo 1969, mentre aveva con sé il figlioletto Giovanni di 10 anni. Bologna venne fulminato con due scariche di lupara. « Sono stato io —r- ha rivelato ora Leonardo Vitale — su ordine di mio zio Giovan Battista. Lo dico perché sono ossessionato dagli incubi di quello che feci ». Anche G. B. Vitale, 48 anni, adesso è nel carcere dellTJcciardbne dopo esser stato arrestato sabato nell'isoletta di Linosa, dov'era in soggiorno obbligato quale elemento socialmente pericoloso. Ma la cinquantina di sospettati dei quattro omicidi (i 36 arrestati più i 12 ricercati) non sarebbero soltanto coinvolti nei quattro delitti. Carabinieri e pubblica sicurezza li hanno pure denunciati per tre tentati omicidi, cinque estorsioni, nove tentate estorsioni, sette « avvertimenti » con tritolo o dinamite, e altri reati fra cui furti, violenze private, porto e detenzione abusivi di arma da fuoco. Oltreché a Palermo l'operazione è stata attuata nella isoletta dell'Asinara, al largo delle coste di Sassari, a Salerno, Brindisi, Livorno, e Pi¬ sa, dove alcuni dei. sospettati di questi delitti della «nuova mafia» erano al domicilio coatto. Tutti debbono rispondere di associazione per delinquere aggravata. Ma' quello che è di rilievo rispetto a tutte le precedenti analoghe azioni antimafia C l'j-iltima della serie fu quella dell'estate del 1971, seguita di poco all'uccisione del procuratore capo della Repùbblica di Palermo, Pietro Scaglione, soppresso a rivoltellate assieme al suo autista, la guardia Antonino Lo Russo, con l'arresto fra gli altri di Frank Coppola e Natale Rimi, i cui nomi sono stati ricollegati in questi giorni all'agguato contro il questore Angelo Mangano) è la specificazione delle accuse. Non si tratta di una generica contestazione del reato di associazione per delinquere, poi di frequente smantellato in processo, ma si è di fronte a denunce precise e circostanziate. Da indiscrezioni si è appreso che l'attività della « nuo- (Continua a pagina 2 in quinta colonna)
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