Volantini anti-leva

Volantini anti-leva Processo a Bolzano Volantini anti-leva Assolti sette studenti - Non furono loro a distribuire i ciclostilati che istigavano i militari a disertare (Dal nostro corrispondente) Bolzano, 7 aprile. Sette giovani studenti appartenenti a circoli ed associazioni della sinistra extraparlamentare sono stati assolti dalla Corte d'Assise di Bolzano dall'accusa di istigazione alla renitenza alla leva. Si tratta di Paolo Faccioli, di 23 anni, Giancarlo e Marco Mariani, rispettivamente di 21 e 23 anni, Roberto Celli, di 25, Paolo Leni, purè venticinquenne, e Luciana Bressan, di 24 anni, tutti nativi dell'Alto Adige, che i giudici hanno dichiarato non colpevoli per non aver commesso il fatto loro addebitato, e di Gabriella Pomaro, una giovane di 25 anni, che recentemente è divenuta madre, e che risiede a Firenze, per la quale la formula è stata quella di insufficienza di prove. I fatti che hanno portato i sette studenti (alcuni dei quali nel frattempo hanno conseguito la laurea) dinanzi alla Corte d'Assise avvennero il 12 giugno 1967, quando a Bolzano venne distribuito un volantino firmato «Circolo Bertrand Russell» e nel quale i magistrati ritennero di ravvisare gli estremi dell'istigazione ai militari alla diserzione. Tra l'altro, sul volantino era scritto: «Educate i vostri figli a dire no all'esercito», e «è ingiusto che si sprechino milioni per mantenere un esercito che mangia ed uccide, mentre ci sarebbe bisogno di scuole, ospedali, asili, mense, a prezzi più convenienti». I volantini erano stati distribuiti dagli studenti per le vie di Bolzano, soprattutto ai militari ed alle donne. Le indagini dei carabinieri portarono ad una perquisizione al circolo Betrand Russell, al sequestro di un gran numero dei volantini incriminati e alla denuncia dei sette giovani. A conclusione dell'istruttoria il procuratore della Repubblica Giudiceandrea aveva chiesto l'assoluzione degli imputati con formula piena, richiesta che era stata avallata anche dal giudice istruttore. La procura generale di Trento, respinse però la sentenza e dispose il rinvio a giudizio dei sette gióvani alla Corte d'Assise di Bolzano. Durante il processo, che è durato due giorni, è emersa a grandi linee la non colpevolezza degli imputati, e soprattutto la loro estraneità alla stesura del ciclostilato. Un confronto in aula fra la Pomaro e Giuliano Posaudo, un militare del IV Corpo d'Armata che aveva ricevuto all'epoca dei fatti uno dei volantini, non ha portato alcun chiarimento, perché il teste ha affermato di non ricordarsi neppure se a dargli il ciclostile fosse stato un ragazzo od una ragazza. La sentenza è stata praticamente anticipata dal pubblico ministero, Fortunati, il quale, a conclusione della sua requisitoria, ha chiesto l'assoluzione degli imputati perché il fatto non sussiste. e. p.

Luoghi citati: Bolzano, Firenze, Trento