Uno su tre resta inattivo di Clemente Granata

Uno su tre resta inattivo TRA GLI IMMIGRATI DELLA CINTURA Uno su tre resta inattivo Grugliasco: i pensionati costituiscono una delle percentuali più elevate del Piemonte nel totale della popolazione - Vivono con 25-50 mila lire il mese - All'estremo opposto, i giovanissimi sono ottomila su 30 mila abitanti -» Risultato: il reddito prò capite è di 641 mila lire annue, come in Sardegna, le tensioni sociali sono fortissime A Grugliasco il contatto con la realtà dell'immigrazione è subito violento. Vado in Municipio un martedì pomeriggio, giorno in cui riceve il sindaco Luciano Rossi. Sulla scalinata interna che porta al primo piano sono assiepate una cinquantina di persone, in attesa di un colloquio. Sono disperati senza occupazione che, dopo aver vagato inutilmente tutto il giorno in paese alla ricerca di un lavoro anche occasionale o di un aiuto che nessuno gli ha offerto, si recano in Comune, come ultima risorsa; sono donne, cori bambini bisognosi di cure, ammalati non assistiti, o assistiti in modo insufficiente dalla mutua. Il sindaco — mi dicono — fa di tutto per dargli una mano, bussa anche a parecchie porte per trovare un posto a qualcuno, l'Eca passa i sussidi. Cosi si riesce a sanare, anche se alle volte solo provvisoriamente, qualche dolorosa situazione. Ma il ricambio è continuo. Ogni martedì si vedono facce nuove, stanche, e deluse, sulla scalinata c'è altra gente che preme e implora. Storie ricalcate in gran parte sullo stesso «cliché». Vicende di emarginati, frustrati, e perseguitati dalla sfortuna. Non c'è che da scegliere. Ecco Nicola F. di Caltanissetta, 50 anni, ma ne dimostra una quindicina di più. Faceva il bracciante agricolo in Sicilia. Nel 1966 con la moglie ed 1 cinque figli si è trasferito al Nord in cerca di un avvenire migliore. Ma subito si è ammalato e sono incominciate le traversie. Ha fatto le pratiche per ottenere ìa pensione d'invalidità, ha aspettato inutilmente per anni, non ha ancora visto nulla. Ogni martedì si trascina stancamente in Municipio per ricevere un sussidio. Solo così riesce a tirare avanti. Due suoi figli hanno appena incominciato a lavorare, 1 salari sono esigui, assolutamente insufficienti a sfamare sette persone. Di ritornare al paese, come fa qualcuno, non pensa neppure, «io /accio soprattutto per i miei ragazzi — dice — non voglio che seguano il mestiere di loro padre. E' troppo affidato ai capricci del tempo e molto faticoso. E poi io a Caltanissetta che ci tornerei a fare, vecchio e malato come sono? Se è per morire, tanto vale starsene qui». La vita grama e stentata di Nicola F. non costituisce un'eccezione. A Grugliasco i pensionati e gli invalidi colpiti da malattie sociali rappresentano una parte cospicua della popolazione, in percentuale unalBelle più elevate del Piemon"Itèt ZgOO persone '.SU' 30 mila 500 abitanti. Spesso i loro sussidi sono insufficienti a garantire un minimo di vita decente. Indagini compiute da esperti del Comune hanno accertato che il 48 per cento delle pensioni non supera le 25 mila lire e che il 22 per cento è compreso tra le 25 mila e le 50 mila. Una parte esigua, non più del 5 per cento, arriva al tetto delle 100 mila. Aspetti drammatici All'estremo opposto della scala demografica ed in testa come valore assoluto stanno i giovanissimi (sino al 15 anni). Sono oltre ottomila, più di un quarto dell'intera popolazione. E' l'aspetto forse più drammatico di un centro già sottoposto ad infinite altre tensioni. A Grugliasco «o si è sfiniti dal lavoro in fabbrica che asciuga ogni energia — come mi dice il sindaco Rossi — ed a 40-45 anni si è già costretti alla resa e pronti per la pensione d'invalidità, o non si può ancora prendere un'occupazione perché l'età è al di sotto dei limiti consentiti». La conseguenza è che le unità attive sono appena 12 mila (ed il 24 per cento è costituito da donne). Si tratta in gran parte di mano d'opera non qualificata che non trova lavoro sul posto ed è costretta a spostarsi quotidianamente altrove (in prevalenza a Torino) affrontando spese e sacrifici cospicui perché 1 mezzi pubblici di trasporto sono assolutamente insufficienti. Tutto ciò spiega un altro triste primato di questo centro della cintura. Il reddito pro-capite è tra i più bassi, forse il più basso dell'intera regione: 641 mila lire all'anno (in Sardegna è 643 mila). Se lo con¬ frontiamo con quello di Torino la differenza è più che notevole: il capoluogo può contare su un milione 93 mila lire a testa, circa il 42 per cento in più. Dice il sindaco Rossi: «Dieci anni fa la situazione era migliore, ora immagini quali sacche di miseria si racchiudono nella città e t costi in termini di fatica, umiliazioni che la popolazione è costretta pagare». Il volto amaro di Grugliasco lo si ritrova ad ogni angolo anche in quelle zone che all'apparenza sembrano riflettere un esteriore benessere, come viale Gramsci. Ecco ad esemplo, dietro un'edicola di giornali, una villa circondata da un'alta staccionata. L'edificio ha un'antica dignità, ma ora è in completo stato d'abbandono. I vetri sono rotti, le persiane scardinate, alcune porte sfasciate. Il cortile è ricettacolo d'immondizia. C'è una bimbetta sporca e lacera che tenta pateticamente di divertirsi saltando un moncone di corda, altri ragazzini si dondolano su un carrettino abbandonato. S'affaccia una donna anziana, vestita di nero e racconta storie di miseria. Anche lei siciliana, il marito morto in una solfatara. La figlia maggiore si è sposata, ma il marito è finito in carcere «per una sciocchezza», ora con 80-100 mila lire devono campare in sette. In via Tiziano Lanza, In via Monetti, in via Gianolio, prosegue l'itinerario della miseria. In via Cotta c'è un enorme edificio, una specie di fortezza o di ex-convento. Il Comune lo ha dichiarato inabitabile, ma decine di famiglie vi si abbarbicano con la forza della disperazione. Mi dice un operaio di Castel di Judica (moglie e due figli, a Grugliasco da un paio d'anni): «Guadagno 100 mila lire il mese, ora che ci sono gli scioperi in corso anche meno. Qui pago 10 mila lire, sarei disposto anche a sborsarne il doppio, ma non si trova a meno di 35-40 mila e non me lo posso permettere». Per la verità, negli alloggi popolari di via Di Vittorio, via Papa Giovanni XXIII e piazza 1 maggio gli affitti sono sulle 28-30 mila lire, ma per molte persone è già un prezzo esorbitante e sento dire da un pensionato: «Noi non ce la facciamo più, d'ora innanzi a fine mese verseremo la metà. Se vogliono cacciarci, resisteremo, se viene la polizia sprangheremo le porte». Non sono certo propositi esemplari, ma è indubbio che il malessere e l'esasperazione trovano un fondamento nel riscontro oggettivo del fatti. Questi cenni rapidi e forzatamente sintetici sui mali profondi di Grugliasco, servono già a delineare un quadro. Bisogna aggiungere che i primati negativi del centro non si esauriscono qui. Nel paese ad esempio si registra uno del più bassi consumi di carne dell'intera regione. «Ne mangiamo una volta alla settimana — mi dice un operaio — quando tutto va bene. La prendiamo di seconda categoria, con i prezzi che ci sono non possiamo fare di più. Otto bocche da sfamare sono tante ». Il problema della casa All'opposto il livello di disoccupazione è superiore, almeno in percentuale, a quello di Nichelino e di Rivoli, dove 1 senza lavoro fanno la coda all'ufficio di collocamento. I dati sono preoccupanti: 248 disoccupati il primo gennaio del '71, 428 dodici mesi dopo, 546 nel dicembre dell'anno scorso. E, tornando al problema della casa, credo che sia sufficiente elencare queste cifre: 500 famiglie vi vono in coabitazione, mentre le stanze in appartamenti sprovvisti di servizi igienici sono 2435. «Ecco — mi dice il sindaco Rossi — si renda conto della mole enorme di lavoro che deve affrontare l'amministrazione». Il fatto è che l'ondata immigratoria, qui forse più che altrove, ha scosso dalle fondamenta le strutture del Comune. Un paese agricolo, cinquemila anime o poco più, e d'im¬ provviso l'invasione, lo squasso, la trasformazione in centro industriale. Ancora il sindaco: «Abbiamo controllato lo sviluppo edilizio, altrimenti oggi avremmo avuto R0 mila abitanti, il doppio di quelli esistenti e sarebbe stata la catastrofe». Certi problemi comunque sono oggi esasperati dal fatto che Grugliasco è spesso centro di passaggio del fenomeno immigratorlo. In pochi anni vi sono transitate oltre 50 mila persone. Si sono fermate poco tempo, evidentemente per la difficoltà dt trovare una sistemazione stabile. Il Comune ha dovuto fare delle scelte prioritarie. E sono state la casa e i giovani. Afferma il sindaco: «Gran parte del territorio è vincolato dalla "167" ed abb-iamo presentato un plano triennale per la costruzione di 5 mila nuovi vani in modo da ridurre il sovraffollamento e abbattere le case malsane». E poi le scuole. Dice Rossi: «Le giudichiamo non solo come un servizio sociale, ma anche come una struttura economica portante per io sviluppo della società». Ecco i risultati degli sforzi: in 6 anni costruite 200 aule, istituite scuole a tempo pieno, eliminati i doppi turni. Nello stesso tempo si è cercato di salvaguardare il verde e si sono allestiti sei parchi gioco per ragazzi, mentre altri 18 sono in programma. La realtà di oggi è dura, ma si lavora alacremente per rendere il futuro più accettabile. I figli degli immigrati, soprattutto loro, non devono sentirsi in una terra straniera. Del resto a Grugliasco, come in altri centri, il processo d'integrazione è già incominciato. I ragazzi, nati in provincia di Palermo o di Bari o di Cantanzaro, parlano della terra che li ospita come della loro terra. E fanno progetti: «Io studierò costi quello che costi», ho sentito dire da parecchi adolescenti. Un impegno civile, una parola di speranza? Nonostante tutto il domani sarà migliore. Clemente Granata

Persone citate: Caltanissetta, Giovanni Xxiii, Judica, Luciano Rossi, Nicola F., Rossi, Storie