Noi, gli " integrati" di Clemente Granata

Noi, gli " integrati" VIAGGIO TRA GLI IMMIGRATI; RIVAROLO Noi, gli " integrati" Durante una tavola rotonda una decina di uomini del Sud che sono riusciti a inserirsi nella nuova società parlano delle loro esperienze e del prezzo che hanno pagato: lotte, difficoltà e sacrifìci - Questioni vitali della comunità, la casa, le scuole, il verde Alto, vestito di scuro, ha il volto asciutto c cotto dal sole. Si chiama Domenico De Palma, cinquantenne, pugliese, sci fieli. Da una decina d'anni si è sistemato a Rivarolo dove lavora in una fabbrica per accessori d'auto. Mi racconta la sua storia. Di quando si spezzava la schiena nella campagna di Cerignola in provincia di Foggia e la terra era troppo avara per sfamare le bocche di tutti. « Allora dissi a mia moglie: "Dobbiamo andarcene di qui, se no questa terra ci seppellisce". E lei mi rispose: "Se è per il bene dei nostri ragazzi, partiamo". Salimmo sul treno e viaggiammo una notte intera e parte del giorno seguente ». Parla lentamente, muove le mani ruvide e callose con gesti ampi e misurati. «I primi tempi in Piemonte furono tremendi. Eravamo arrivati alla ventura. Vivemmo per un po' a Salassa in un tugurio invaso dai topi. Non avevo un lavoro sicuro, la gente et guardava con l'occhio storto. Fu allora che rimpiansi il mio campo di Cerignola. Ma strinsi i denti. Poi ci siamo trasferiti a Rivarolo dove avevo trovato un'occupazione stabile e un alloggio. Era in cattivo stato, ma sembrava una reggia in confronto a Salassa». Ora c'è un tono d'orgoglio nella sua voce: «Ci siamo rimboccati le maniche mia moglie e io, abbiamo fatto molti sacrifici. Poi i figli sono cresciuti e mi hanno dato una mano. Con i risparmi sono riuscito a comprare un vecchio appartamento e a rimetterlo in sesto. Ora posso vivere tranquillo». L'ascolto assieme ad altri otto immigrati, tutti residenti nel Canavesano: Gaspare Abbate, Salvatore Grasso, Stetano Pellegrino, insegnanti; Vito Capocefalo, barbiere; Nicola Mennuni, operaio; Pasquale Della Sala, consigliere comunale indipendente; Nicola Caruozzo, dirigente dell'ufficio postale di Forno e Vincenzo Capogreco, titolare di un negozio di ricambi per auto, molto ben avviato a quanto mi dicono. Sui temi di fondo dell'immigrazione nasce, in- questo piccolo gruppo, una tavola rotonda improvvisata. Pellegrino: «Non tutti possono permettersi la scalata di De Palma. Con la lira in continua svalutazione, com'è possibile pensare al risparmio? Inoltre qui al Nord diventa sempre più difficile trovare un lavoro. Mi domando perché tante persone s'intestardiscano a partire e non si fermino invece nel Meridione dove negli ultimi tempi si sono create buone prospettive». Capocefalo: «Ci sono padri di famiglia che non .-hanno-la costanza di tirare avanti. Qui molti immigrati potrebbero stare meglio, ma a volte s'Impegnano poco. Diciamola la verità». Molti sacrifici Abbate: «Conosco casi molto drammatici. E' difficile fare passi avanti. Non avete mai visto i redditi di certe famiglie d'operai? Non sapete che per un alloggio meno che modesto si devono tirar fuori, se tutto va bene, 35 mila lire?». De Palma: «Le ho pagate anch'io. Però avevo detto a mia mo¬ ni Pno comhanbalSudvanNelfratdimsonproCavearrCelFogconno braAconpreproHobingonCrisRivfenCuDmeconse. molo riteto. pospreLaun poGdiaimin Aze canspoQdmno15 temtapitol'asuVeotdirecidsi pisecosodidisoglie:'"Dobbiamo essere disposti I c0ad affrontare molti sacrifici, an puche a tirare la cinghia più a/hay *z . 'Iniquanto facevamo a Cerignola". E lei mi ha risposto: "Sono pronta"». Ora è contento? «Qualche passo avanti l'ho fatto. Mi sento tranquillo, l'ho già detto. Ma, a volte, qui mi sembra di essere considerato uno straniero. Eppure, penso, non sono mica in Inghilterra dove potrebbero dirmi: "Vattene a casa tua"». Dunque esistono ancora barriere? Capocefalo: «Posso assicurare che se uno non fa il prepotente, pii detrsppisiucpeinmchdi ni Piemonte è ben accetto. Io sono U più giovane del gruppo e so come st comportano quelli che hanno la mia età. Nelle sale da ballo, ad esempio, il ragazzo del Sud e la ragazza di queste parti vanno perfettamente d'accordo. Nel mio negozio di barbiere tutti fraternizzano. De Palma sembra dimenticarsi che due suoi figli si sono sposati con piemontesi. 1 problemi razziali non esistono ». Caruozzo: «A Favria una ditta aveva bisogno di personale. Sono arrivati un centinaio di operai da Celle San Vito in provincia di Foggia. SI sono sposati quasi tutti con ragazze del posto e ora abitano in due condomini vicini. Sembra una comunità perfetta». Abbate: «Saranno eccezioni che confermano la regola. Io ho sempre trovato molta incomprensione proprio perché sono meridionale. Ho notato che anche i nostri bambini, specie nelle elementari, vengono isolati». Capogreco: «Per quello che mi risulta l casi d'incomprensione a Rivarolo sono sporadici. Forse il fenomeno è più accentuato a Cuorgnè». Della Sala: «I primi tempi per me sono stati durissimi. Poi ho conosciuto una ragazza piemontese. L'ho sposata. I suoceri sono molto affettuosi, mi hanno alutalo in parecchie occasioni. Non mi ritengo un isolato o un emarginato. Vorrei solo che la gente del posto mostrasse maggior comprensione nei nostri confronti. Lasciare la propria terra è sempre un trauma, l'adattamento iti altri posti comunque difficile». Grasso: «7o dico questo: guardiamo i bambini. Solo quelli di immigrati sono costretti a giocare in mezzo alla strada». Abbate: «7; fatto è che le carenze della scuola sono enormi. Mancano anche gli asili e gli impiantì sportivi. E le conseguenze negati¬ ve si riflettono soprattutto nel confronti del bambini di immigrati. Crescono senza una guida, se poi -imboccano strade poco buone o peggio, et st scandalizza. Mi domando: l veri responsabili chi sono?». Capogreco: «7 responsabili sono anche l genitori. Dovrebbero badargli dt più». Abbate: «E come? Lavorano tutto 'il giorno». Capogreco: «In effetti, qui ci sono problemi enormi. La disponibilità di alloggi decenti e nettamente tnfertore alla domanda. Le abitazioni più misere (abitate dal 90 per cento degli immigrati) si trovano nel centro storico, una zona molto estesa dove non è possibile portare modifiche. Le attrezzature sportive sono zero come l'assistenza sanitaria e sociale». Grasso: «Mancano parchi, zone verdi». Questioni vitali Mennuni: «Faccio il pendolare. Lavoro otto ore, ma sto fuori casa più di dodici». Ecco emergere le questioni vitali della comunità. E sono ancora case, scuole, trasporti, ospedali. In seguito all'Immigrazione gli abitanti di Rivarolo sono raddoppiati: erano seimila una quindicina d'anni fa, ora sono dodicimila. La popolazione operaia è costituita da circa quattromila unità: 600 pendolari a Torino ed Ivrea, un migliaio di lavoratori al Vallesusa, come alla Eaton (valvole per auto), 300 alla Salp, 800-1000 in altre aziende metalmeccaniche. Per quanto riguarda gli studenti, i dati sono questi: 700 alunni alle elementari, 600 alle medie, 400 alle superiori (c'è una scuola per peri ti, un liceo, l'istituto di ragioneria diavscma nositrcouliPdagntocomnpopoteo AbgguinfepgvntàtrsntcpampcVVcsdè affidato ai privati, le magistrali I *ai religiosi). Il sindaco ragionier Ponchia mi | t dice: «L'afflusso di immigrali è avvenuto gradualmente, sema scosse eccessive. Crazte anche al meridionali che si erano sistemati a Rivarolo da tempo, gli altri hanno trovato la posstbtlità d'Inserirsi. Nella scuola, nel lavoro non trovano ambienti ostili. Saranno costruite nuove aule, c'è stato uno stanziamento dt mezzo miliardo per gli imptanti sportivi. Per l'ospedale purtroppo c'è poco da fare perché dipende da Cuorgnè». A parte quest'ultimo aspetto, molto grave, la situazione, secondo il punto di vista degli amministratori, potrebbe essere definita soddisfacente. Ma subito dopo il sindaco ammette: «Purtroppo le persone giunte negli ultimi tempi sono spesso prive dt lavoro o stentano parecchio a trovarlo. Abitano in case malsane ed i problemi sono aggravati dalle famiglie numerose». E' un segnale d'allarme. E se si guarda all'immediato futuro gli indici di pericolo aumentano. Afferma ancora Pcnchia: «7 disoccupati sono circa 300 specie tra i giovani e nel settore della manovalanza femminile e purtroppo sono inesistenti o quasi le possibilità dt trovare loro un posto. Inoltre, entro tre anni, dagli istituti superiori usciranno 200 studenti e non si vede come riusciranno a trovare una collocazione». Trecento disoccupati, altri duecento potenziali con tanto di diploma, una percentuale superiore a Nichelino. Il quadro si delinea molto buio, occorre prendere provvedimenti. L'operaio Domenico De Palma, il commerciante Vincenzo Capogreco, il barbiere Vito Capocefalo e le altre persone che ho incontrato a Rivarolo si sono salvati e affermati per doti di volontà e per forza morale. In I *utu™ neppure queste doti po | trebberò bastare. Clemente Granata