Quindici anni, è venuto dal Sud col fucile deciso ad uccidere l'assassino del padre

Quindici anni, è venuto dal Sud col fucile deciso ad uccidere l'assassino del padre La mostruosa "legge dell'onore,, s'impone anche ai ragazzi Quindici anni, è venuto dal Sud col fucile deciso ad uccidere l'assassino del padre All'origine della vicenda una raccoglitrice di olive violentata da un piccolo possidente - Questi viene fulminato sulla piazza a colpi di pistola - Il vendicatore, in libertà provvisoria, emigra a Torino - Qui lo raggiunge il figlio adolescente della vittima che lo ferisce con una scarica di lupara - Il tribunale lo ha assolto perché incapace di intendere e volere Storia di « faida » calabrese, Ieri mattina, al tribunale per 1 minorenni. Imputato, Pietro Garzo, 15 anni, di Seminara: il 25 settembre dell'anno scorso ha tentato di uccidere, .con una dóppietta caricata a panettoni, Antonio Sclbilla; l'uomo che' nel'autunno '70 aveva assassinato suo padre. Ha detto al presidente dottor Vercellone: « Sono il maggiore di otto fratelli, toccava a me vendicarlo. Era una questione d'onore. Quando ho saputo che l'omicida di mio padre era Ubero, e si trovava in Piemonte, non sono più riuscito a dormire. Avevo sempre davanti agli occhi quel corpo trapassato di proiettili ». Il perito psichiatrico, professor Gamna, l'ha giudicato sano di mente, ma i giudici sono stati di parere contrario. L'hanno assolto in base all'articolo 98 del c0^e Penale, che dice: « F/ putabile chi. nel momento in cui ha commesso il fatto, aveva com- niilin , . tinnì mn nnn nnrnrn piulo i 14 anni, ma non ancora i 18, se aveva capacità di d'Intendere e di volere ». Secondo il tribunale, quando Pietro Garzo sparò, non si trovava nelle sue piene facoltà mentali, era ossessionato dal ricordo del padre ucciso. Il ragazzo, prosciolto, dovrà però essere rinchiuso per un anno in un riformatorio. Il pubblico ministero dott Piavel'arInDe Rosa aveva 197chiesto la sua condanna a 5 anni dicdi carcere; il difensore, avv. Perla, oliv aveva sostenuto l'inidoneità dell'arma ad uccidere. In breve, l'antefatto. Autunno 1970; Vincenzina Scibilla, allora diciannovenne, va a raccogliere olive nella tenuta di Gregorio Garzo, 36 anni, proprietario di un piccolo frantoio. Racconterà in seguito la ragazza: « Il padrone aveva sempre gli occhi addosso a me, non potevo liberarmene ». Sempre secondo 11 racconto della Sclbilla, una sera il Garzo l'aggredisce con una rivoltella e la costringe a seguirlo in un bosco. A casa, Vincenzina non dice nulla, ma alla vigilia di Natale, in un momento di abbandono, confida tutto al padre. L'uomo, alla confessione della figlia, non dice nulla. Il giorno dopo, con la pistola in tasca, aspetta sulla piazza del paese il Garzo. Quando il proprietario terriero appare, Antonio Sclbilla estrae l'arma e spara. Sei colpi. Va a casa, costringe i suoi a partire subito per il Piemonte, poi si costituisce ai carabinieri. La corte d'assise lo condanna a una pena mite, 4 anni, accordandogli l'attenuante del delitto d'onore. Dopo 15 mesi ottiene la libertà provvisoria, raggiunge la famiglia che nel frattempo si è stabilita a Vigone, cerca di rifarsi una vita, dimenticando il passato. Non lo dimentica però il figlio della vittima, Pietro, che ha raccolto il corpo agonizzante del padre e l'ha vegliato nei tre giorni di agonia. Sconvolto dal dolore, trascorre mesi d'incubo, finché prende la decisione. Prende la doppietta e viene a Torino. Il mattino del 25 settembre alle 6, si apposta dietro una siepe nei pressi della casa dei Scibilla e attende l'uscita di Antonio. Questi si affaccia poco dopo. Racconterà ai carabinieri: « 77o Disto venirmi Incontro uno con impermeabile nero e paglietta bianca in testa. L'ho riconosciuto, era Pietro. Ho capito di essere in trappola, mi sono rifugiato dietro un albero ». Il ragazzo spara un colpo, ma i panettoni vanno a vuoto. Ricarica il fucile, preme il grilletto, vede il rivale cadere, fugge. All'ospedale di Pinerolo il ferito è sottoposto a intervento chirurgico. Guarisce in due settimane. Pietro Garzo, a dicembre, si costituisce ai carabinieri di Palmi e viene trasferito a Torino. Ma la « faida » non è esaurita. La sera stessa del tentato omicidio, a Seminara avviene una sparatoria tra due gruppi famigliari, i Garzo e i Scibilla. Rimangono a terra un morto e un moribondo. « Sangue chiama sangue », si sente ripetere dai presenti. Parole assurde, ma non ancora cancellate dalle labbra di troppa « gente d'onore ». ■*- Un camion con un carico di apparecchiature elettroniche e strumenti di precisione, del valore di otto milioni, è stato rubato ieri notte in via Servais all'altezza del n. 95. Il veicolo e la merce appartengono all'industriale Pietro Andreone, via Schina 7. Pietro Garzo, con l'avv. Perla: « Non potevo tollerare che l'assassino di mio padre fosse libero » - Antonio Scibili;»

Persone citate: Antonio Sclbilla, Gamna, Garzo, Gregorio Garzo, Pietro Andreone, Pietro Garzo, Vercellone

Luoghi citati: Palmi, Piemonte, Seminara, Torino, Vigone