Ancora la guerra nell'Indocina Isolata la capitale cambogiana di Ennio Caretto

Ancora la guerra nell'Indocina Isolata la capitale cambogiana Due mesi dopo il "f ragile armistizio,, di Parigi Ancora la guerra nell'Indocina Isolata la capitale cambogiana Attacchi su vasta scala di forze di Hanoi e Vietcong in Sudvietnam - Tagliate tutte le vie di comunicazione con Phnom Penh - Non si esclude una nuova "escalation" (Dal nostro corrispondente) New York, 5 aprile. Due giorni dopo il « vertice » Nixon-Thieu la situazione in Indocina s'è improvvisamente aggravata. Le forze di Hanoi e Vietcong nel Sudvietnam hanno sferrato una serie di attacchi concertati ai più importanti capisaldi governativi: i combattimenti in corso sono i più sanguinosi dalla firma del trattato di pace a Parigi a gennaio. Le truppe comuniste nel Cambogia hanno tagliato tutte le vie d'accesso alla capitale Phnom Penh: a Washington il ministro della Difesa americano Richardson ha detto che potrebbe essere costretto a ordinare un ponte aereo. II « fragile armistizio », come l'ha chiamato il senatore democratico Mansfield, è in procinto di crollare? Porse sì. Per tacita intesa, tutte le parti interessate hanno finora preferito parlare, ipocritamente ed educatamente, di « violazioni sporadiche ». Ma adesso è chiaro che il conflitto non è mai cessato, che la commissione internazionale di controllo con Canada, Indonesia, Polonia ed Ungheria è impotente a mantenere l'ordine, e che non si può escludere una « escalation » da un giorno all'altro. L'unica via d'uscita sembra un intervento congiunto degli Stati Uniti, dell'Urss, della Cina e della Francia presso Hanoi e Saigon. Ma per questo occorre tempo. Ieri, è giunta a Pechino la delegazione americana incaricata di aprire l'ufficio di collegamento il primo maggio. E' guidata dall'alto funzionario del Dipartimento di Stato Jenkins. A giugno, è atteso a Washington il leader sovietico Breznev, e si parla di una visita di Nixon in Europa entro l'autunno. La situazione in Indocina richiede la massima celerità. Gli attacchi concertati nel Sudvietnam vanno dall'antica capitale Huè, nel settentrione, al Delta del Mekong, nel meridione, e dai confini eoi Cambogia a Pleiku, negli Altopiani Centrali. Le forze comuniste usano l'artiglieria e i mezzi motocorazzati. A Washington, l'ammiraglio Moorer, capo dello Stato Maggiore americano, ha detto di non credere che gli attacchi preludano ad un'offensiva delle dimensioni di quella di un anno fa, ma li ha definiti « egualmente molto pericolosi per la pace». La guerriglia nel Cambogia ha portato all'isolamento della capitale grazie anche all'incapacità delle truppe governative di contenere il Khmer Rouge. Infuria la battaglia intorno al porto di Sihanoukville, che controlla il traffico sul Mekong. A Washington, Richardson ha detto che, con l'aiuto dell'aviazione militare americana, il governo può vincere, ma ha ammesso che Phnom Penh potrebbe salvarsi solo col «ponte». I bombardamenti sulle postazioni comuniste durano ininterrottamente da un mese. Forse Thieu abbrevierà la sua visita negli Stati Uniti per rientrare a Saigon nel momento di crisi. Il Presidente sudvietnamita è stato oggi al Congresso e ha avuto una serie di colloqui con deputati e senatori. Nel « vertice », sembra che abbia ottenuto da Nixon la garanzia di un nuovo intervento americano in caso di aggressione dal Nord, ma in una conferenza stampa ha smentito d'averlo chiesto. Thieu è stato ieri ricevuto a Washington dal vicepresidente Agnew, e la settimana ventura ha in programma un viaggio a Londra e Roma. Ennio Caretto