Malese perdona il razzista che gli sparò perché aveva sposato uno donna bianca

Malese perdona il razzista che gli sparò perché aveva sposato uno donna bianca Processo per tentato omicidio al Tribunale dei minorenni Malese perdona il razzista che gli sparò perché aveva sposato uno donna bianca Ha detto ai giudici: "Non mi brucia il colpo di pistola, ma le parole che mi disse" - Lo sparatore, diciassettenne, assolto - Altro processo: 3 anni al cameriere tornato dal Pakistan con 235 grammi di hashish Centomila lire di multa a due sindaci per omissione di atti d'ufficio Un diciassettenne, imputato di duplice tentato omicidio volontario, è stato assolto dal Tribunale per i minorenni. Si chiama Antonio Angelo Mazzaferro, abita con 1 genitori in corso Giulio Cesare. Appena giunto a Torino da Gioiosa Jonica, trovò lavoro presso un distributore di benzina dove lavoravano alcuni ragazzi di colore, tra cui Soma Sundram, di 22 anni, nato in Malaysia. Il Mazzaferro, secondo l'accusa, non perdeva occasione per fare degli apprezzamenti poco gentili sulla moglie del malese, una bella ragazza bionda. Il pomeriggio del 23 gennaio scorso, la giovane si fermò al distributore per fare benzina, e l'imputato si rivolse al Sundram dicendo con tono ironico: « Hai visto come ti guardai ». Il malese lo pregò di smetterla, ma quello insistette: « Le ragazze bianche non possono voler bene a voi, gente di colore. Ce ne sarà una su mille che riesce ad amarvi ». I due ragazzi cominciarono a Insultarsi, ad un tratto il Sundram esclamò: « Regoleremo i conti più tardi ». Infatti, finito il lavoro, i due si incontrarono in un prato della periferia. Il malese disse al Mazzaferro: « Mi hai offeso, esigo delle scuse ». Il diciassettenne gli rispose: « Ecco le mie scuse » ed esplose tre proiettili contro il Sundram e contro un gruppo di ragazzi che nel frattempo si erano radunati nel prato. Ieri, davanti al presidente dott. Vercellone, il malese, che riportò una lieve ferita al capo, ha perdonato il suo sparatore: u Non sono offeso per il colpo di pistola: erano le sue parole che mi bruciavano ». Il Tribunale, accu¬ gliendo le richieste dell'avv. Perla, ha derubricato il tentativo di omicidio in lesioni, dichiarando di non doversi procedere per mancanza di querela; ha assolto il Mazzaferro dalla seconda imputazione per insufficienza di prò- ve. Il giovane, in serata, è uscito In libertà. * Quattro hippies accusati di aver detenuto 235 grammi di hashish e 2 pastiglie di Lsd, sono comparsi ieri mattina davanti ai giudici della quarta sezione del Tribunale presieduta dal dottor Aragona (cane. Ferlito). Sono il cameriere Domenico Facondo, 32 anni, via Oslavia 9; lo studènte Domenico Voce, 20 anni, via Castelgomberto 40; il meccanico Antonio Pavone, 21 anni, via Toce 14 e Umberto Ambio, 24 anni, abitante ad Alpignano in via Provano 15. Erano difesi dagli avvoca"i Pier Claudio Costanzo, Elena Speranza e Luigi Maggi. Furono sorpresi dalla polizia, il 13 maggio dell'anno scorso, su un'auto seminascosta dietro un grosso rimorchio, mentre fumavano. Sotto un sedile, gli agenti trovarono un sacchetto di plastica con una tavoletta di hashish, un tubetto con due compresse (la perizia accertò che si trattava di acido lisergico), una bilancina pesalettere, pipe e cartine per sigarette. Una piccola « fumeria » ambulante. I quattro tentarono una puerile difesa: « Non è droga » dissero « è cioccolato ». E addentarono la tavoletta, fingendo di mangiarne un boccone. Poi, non potendo insistere oltre, si giustTicarono: «Fumavamo sigarette normali, non sapevamo neppure che sull'auto ci fosse della droga». Il Facondo invece ammise: «Ho fatto un viaggio nel Pakistan e ho acquistato molti oggetti ricordo: anelli, collane, pellicce. Per un dollaro ho comperato anche l'hashish, non immaginando che mi sarei messo nei pasticci». Secondo il pubblico ministero, dott. Savio, nessun dubbio che tutti e quattro gli imputati (soltanto il Facondo era detenuto) avevano trasformato la macchina in (( fumeria » e al momento dell'arrivo della polizia stavano facendo uso della canapa indiana. Ha chiesto la condanna dell'importatore a 4 anni, degli altri a 2 anni di reclusione. Il Tribunale ha condannato il Facondo a 3 anni di carcere, ha assolto per insufficienza di prove Voce, Abbio e Pavone. Ha respinto l'istanza di libertà provvisoria per il Facondo, - sollecitata dal suo difensore. * L'ex sindaco di S. Raffaele Cimena, Maurizio Giovanni Borsello, 62 anni ed il suo successore Fiorenzo Zeppegno, 32 anni, sono stati condannati a 100 mila lire di multa ciascuno per omissione di atti d'ufficio. La vicenda risale al 1967, quando la civica amministrazione, capeggiata dal Borsello, concesse una licenza edilizia e approvò una successiva variante provocando l'esposto di alcuni cittadini. Il sindaco emise un'ordinanza di sospensione del lavori, senza farla seguire da più drastici provvedimenti. Dopo 30 giorni, pertanto, i lavori vennero ripresi. Seguirono un altro esposto e un'altra sospensione: la commissione edilizia si pronunciò contro l'abbattimento della parte di stabile contestata. AI terzo esposto il sindaco Zeppegno, nel frattempo subentrato al Borsello, si rivolse all'autorità giudiziaria. La condanna dei due sindaci, che ricorreranno in appello, si basa su una sola circostanza, quella di non aver emesso provvedimenti definitivi (revoca della licenza e abbattimento) dopo l'ordinanza di sospensione dei lavori. Gli Imputati erano difesi dagli aw, Frullano. Molletti^ Crupl e n e l e » o li malese Soma Sundram - Domenico Facondo, condannato

Luoghi citati: Alpignano, Pakistan, Pavone, Torino