Stelvio con troppi padroni

Stelvio con troppi padroni IL PARCO MINACCIATO DAI "VALORIZZATORI 99 Stelvio con troppi padroni Le dispute tra Stato e amministrazioni locali rischiano di aprirlo alla speculazione turistica (Dal nostro inviato speciale) Bolzano, aprile. Tutti rivendicano il diritto di proteggere il Parco nazionale dello Stelvio. Lo Stato, le Regioni, le province autonome di Trento e di Bolzano. Risultato della disputa: l'ipotesi allarmante d'un Parco diviso in tre tronconi, coronata dal progetto di colossali impianti per lo sci invernale ed estivo fino ai ghiacciai di C'evedale. Le popolazioni, opportunamente stimolate, vivono nell'attesa del prodigio: la moltiplicazione della ricchezza arriverà quando cadranno i vincoli del Parco nazionale e avranno via libera i « valorizzatori ». Li sostengono gli uomini politici di lingua tedesca, ritenuti finora incrollabili difensori del paesaggio ma affascinati da un gruppo finanziario di Amburgo, « Neue Heimat », che promette investimenti per tre miliardi e benessere per la valle di Solda. I capitalisti di « Neue Heimat » sono i sindacati tedeschi. Un bel pasticcio, innestato sulla religione del pittoresco che si associa spesso al rifiuto di controlli. Solda, con la sua valle, sarebbe la capitale del nuovo mondo per lo sci ideato ricalcando i modelli del colonialismo turistico. Il progetto ha dimensioni imponenti. Tutto per lo sci Funivie, seggiovie, skilift, fino al Rifugio Milano e ai ghiacciai perenni, solcati da chilometri di piste. 750 sciatori tirati su ogni ora. Ristoranti a Santa Barbara e al Lago Gelato. L'intera regione dell'Ortles e del Cevedale trasformata in una babilonia, a imitazione del Livrio e del Passo dello Stelvio, dove si prevedono ampliamenti. « Vogliamo le funivie perché è giusto che godano le bellezze del Parco anche ì turisti che non possono andare su a piedi », ha detto l'assessore provinciale Mueller. E' noto, infatti, che gli sciatori sono quasi tutti in età avanzata e che gli impianti di risalita sono fatti per chi soffre alle articolazioni. Ma ai pretesti puerili si aggiungono manovre poco chiare. Un senatore della Volkspartei, Zanon, viene accusato apertamente dai giornali locali di essere interessato al progetto « Neue Heimat ». Lo stesso Zanon è relatore al Senato del disegno di legge che prevede la costituzione di un consorzio interregionale (Trento, Bolzano e la Regione lombarda), per gestire il Parco dello Stelvio diviso in tre parti. Sono scese in campo tutte le associazioni alpinistiche e di tutela, senza differenza di gruppi etnici. « Alpenverein » (Club Alpino dell'Alto Adige) e « Heimatpflege » (equivalente a un'tdtalia nostra», di lingua tedesca) lottano in pieno accordo col Cai, con la Società alpinisti trentini, con « Italia nostra » di Trento e Bolzano. Le associazioni sono ostili soprattutto agli impianti di risalita; hanno un atteggiamento più articolato sulla ristrutturazione del Parco dello Stelvio, per cui sì in voca l'autonomia provinciale. Il profano si domanderà: perché tanta opposizione alle funivie, sciovie, cabinovie e alle piste di discesa? Per rispondere occorre riflettere sulla meccanicità dello sci come viene oggi praticato. Migliaia di sciatori arrivano in automobile (nuove strade, con effetti negativi sul territorio e sull'ambiente), fanno la coda per salire senza usa¬ re le gambe, si precipitano in discesa, rifanno la coda per salire, trainati o portati di peso. La montagna viene aggredita, trasformata e arredata in funzione di queste esigenze. Tagli di boschi, erosione e frane, rumori, inquinamenti, scomparsa del manto vegetale e della fauna. Gli abitanti vendono i terreni agli speculatori, e se ne vanno. Alle comunità locali toccano le spese per strade, fognature, acquedotti, servizi pubblici. I ghiacciai consunti In alta montagna lo sci estivo aggiunge danni che sfuggono alla valutazione comune. I ghiacciai si sciolgono più rapidamente a causa del calpestio, dei rumori, dello spargimento di rifiuti. Nel Parco dello Stelvio i ghiacciai erano 130, oggi sono diminuiti a 103. Tutte considerazioni sufficienti, ci sembra, per far pensare a un uso più ragionato della montagna. Su 95 mila ettari, in grandissima parte di proprietà pubblica (il 42 per cento appartiene allo Stato, il 45 per cento ai Comuni), non dovrebbe essere difficile scegliere e pianificare. Lo aveva capito la direzione del Parco, affidando al naturalista Franco Pedrotti l'incarico di uno studio, condotto in gruppo e pubblicato in tre volumi. Il territorio era diviso in zone più o meno rigidamente vincolate, in parte accessibili al pubblico; in zone con funzioni di cuscinetto fra riserve integrali e aree abitate; in zone aperte a trasformazioni, insediamenti, impianti. Una sola sottozona, di 1323 ettari su 95.361. era interamente vietata all'uomo. Se il piano del Parco nazionale venisse applicato, ci sarebbe posto per l'uomo e per gli animali selvatici, per lo sci e per i ghiacciai. Il parco può essere un fattore di promozione economica pur tutelando i 500 cervi, i 1000 caprioli, i 500 camosci, le poche decine di stambecchi, senza dimenticare le ultime aquile, il gallo cedrone, l'ermellino, la martora e la marmotta. Il conflitto fra conservazione e benessere è inventato per favorire le speculazioni, camuffando i lottizzatori da progressisti e attribuendo ai difensori della natura l'etichetta dei reazionari. Cadrà in questo gioco anche la provincia di Bolzano? « Noi rivendichiamo sul piano politico il potere di creare e gestire i Parchi », mi dice l'assessore provinciale alla tutela dell'ambiente, Pasquali. Domando se intendano smembrare quello dello Stelvio, per esercitare il loro potere sulla parte che ricade nel territorio di Bolzano. « Noi siamo per la ristrutturazione del Parco, che ha confini illogici. Ma siamo anche per l'unitarietà del Parco, si chiami nazionale o no poco importa. Lo vogliamo ìntegro, e chiediamo che venga gestito da un consorzio per favorire la partecipazione degli abitanti ». E' quel che proponeva la legge regionale 151, del gennaio 1972, bloccata dal governo per le insidie che conteneva. Pare che vogliano riproporla in forma migliorata, mentre si sta occupando dello Stelvio una commissione senatoriale apposita, giunta la settimana scorsa in Val Venosta. Il diritto-dovere di amministrare la propria terra è sacrosanto, ma deve essere esercitato nell'interesse di tutti, non del campanile. Mario Fazio

Persone citate: Franco Pedrotti, Mario Fazio, Mueller, Pasquali, Solda, Zanon