Tutto facile per la Nazionale: 5-0 di Giovanni Arpino

Tutto facile per la Nazionale: 5-0 Quattro gol di Riva e uno di Rivera contro il Lussemburgo a Genova Tutto facile per la Nazionale: 5-0 Gli azzurri stentano nei primi 20 minuti - Poi una "papera" del portiere lussemburghese su punizione del "bomber" del Cagliari sblocca il risultato - Nel finale del tempo s'infortuna Anastasi sostituito da Pulici e Gigi raddoppia - Nella ripresa migliora il gioco del complesso ed aumentano le occasioni da gol (tre realizzate e diverse fallite d'un soffio o sventate dal portiere Zender) - Anche Sala in campo nel finale al posto di Rivera colpito al naso (Dal nostro inviato speciale) Genova, 31 marzo. Può darsi che abbia vinto il pubblico, amorosissima cornice della Nazionale. Sospinta, provocata, aizzata e messa alla frusta da cori fischianti memorabili, la squadra azzurra ha dovuto sbloccarsi nei quarantacinque minuti della ripresa da tutte le ingrommature che nel primo tempo l'avevano fatta penare fino all'inverosimile. Divi, divetti e cavalloni messi a segno per grazia granducale due gol quasi immeritati, si sono votati a correre e sgobbare in vista di applausi più logici, hanno cominciato a divertirsi con grandi sgroppate. I «postini» lussemburghesi, ormai privi di ginger nelle gambe, si sono salvati a stento da un punteggio tipo basket. Pulici poteva segnare almeno due gol. Riva se ne è mangiato uno tutto d'oro, Mazzola non gli è stato da meno, Sabadini ha colto una traversa. Insomma, se entravano tutti, c'era da chiedere conforto critico a qualche esperto della Ignis e dei Raga. Cinque gol a zero, una vendemmia per Giggirriva, tutto come previsto. Ma questa Nazionale esiste? La domanda scatta imperiosa dopo la gara col Lussemburgo, che quasi raggiungeva il suo scopo: trascorrere venti minuti senza subire una rete. Per pochi secondi i «rossi» hanno fallito l'obiettivo. La Nazionale, «questa» squadra, può esistere, eliminate alcune pedine fuori ruòlo e. fuori forma, dando come base e ossatura agli azzurri la cerniera portante di Capello-Benetti, gli unici a non smarrire mai il fiato e il comprendonio. Rivera, stilista ma talora renitente ad accendere lumi veri, è il rifinitore dell'ultimo tocco, ma a centrocampo ormai si rendono indispensabili i mastini, cioè Benetti (con un Re Cecconi che può soltanto irrobustire la zona nevralgica del gioco) e i «pendolari» che ragionano, cioè i Capello. Quest'ultimo, nel secondo tempo, ha funzionato come regista arretrato, in modo ottimo, chiudendo e portando avanti, dando respiro ai suoi e non smarrendo mai le misure della costruzione necessaria. D'accordo, il «test» lussemburghese era troppo facile, i due gol iniziali sanno di uovo di Pasqua, ma i fischi di Marassi non potevano non contribuire a una certa riscossa fatta di orgoglio e anche di gioco. Appena ha cominciato a distendersi come può e sa, la squadra ha funzionato, benché avesse un Mazzola in meno, un Rivera spesso lento, un Sabadini che ha compiuto troppi «raids» in zona d'ala (l'avversario glielo permetteva, il milanista è bravo, ma un terzino deve anche preoccuparsi di coprire). I duetti tra Riva e Pulici hanno fornito un grano di pepe in più, era veramente necessario, proprio in previsione del calcio vibrante e produttivo che questa Nazionale può esprimere. Dietro ai due «bombers» bisogna costruire tutte le strutture necessarie, poi potremo vedercela anche con il signor Netzer. Siamo ottimisti? No, valutiamo il materiale umano del club Italia, un gruppo di ragazzi e uomini che hanno peso. Basta saperli amalgamare secondo i progetti imposti dalle necessità di gara. Ma qui ci fermiamo davanti alla trincea e alla poltrona occupate da Parin Valcareggi, pure lui fischiatissimo a Marassi, finché la Nazionale non ha rotto gli argini. Cronaca complessa, raccol¬ tgfllnadbnpbtnssfllms ta attorno ai gol fatti e sbagliati: dopo 14 minuti di noia furente, con Riva che non si lancia, con Rivera che non sa lanciarlo, con un Mazzola che non sa stare nella sua zona, arriva Facchetti e spara un destro magnifico, dopo un bailamme su corner: sulla linea un difensore oppone il piede, il pallone ricade tra le braccia dell'esterrefatto portiere lussemburghese. Sei minuti dopo, il gol: punizione per un fallo su Anastasi, tocca Rivera per Riva, il sinistro violento di Gigi è afferrato dal portiere che poi si lascia sfuggire il pallone tra le mani e quindi in gol nel modo più barbino. Qui Riva si sveglia, ma il gioco a cen¬ trocampo non muta, tutti si muovono in trenta metri, senza neppure tirare gli ingenui «rossi», che si lascerebbero volentieri trafiggere in contropiede. Sgobba come un ossesso Benetti, ma la squadra sembra poggiarsi su una strana formula: 3 più 3 più 3, cioè tre juventini che si passano la palla, tre milanisti che si cercano, tre interisti che stanno a guardare o quasi. E' la fase più caotica, con bordate di fischi perché Rivera perde dribbling clamorosi, perché Riva non conquista palloni, perché i tocchi in avanti sono ridicoli e velleitari. Ma il Lussemburgo, pur applaudito, non può certo approfittarne. Paga Anastasi, colpito al 37', tenta invano un autogol Spinosi al 38', poi rispunta Riva con una veemente azione di forza e destrezza al 43'. Un minuto dopo Anastasi lascia il posto a Pulici, subito sgambettato. Punizione, che Rivera scodella bellamente per Riva. Gigi, in area, ha tutto il tempo di voltarsi, mirare, sbattere dentro. Grazie, o granducali. Due a zero e tutti fuori mentre la gente digrigna, mugugna, rifiuta qualsiasi progetto di «comperare» Gigi a furia di sottoscrizioni pubbliche, come si favoleggiava nei giorni scorsi. Ripresa: e la pioggia dei gol segnati o possibili diventa una grandinata. Al 4' alza di un'unghia Pulici oltre la tra- versa, al 5' Riva spedisce di testa in rete, ma i polpastrelli di Zender riescono a deviare. La squadra si rivela più armonica, quasi elegante, anche se è priva di un'ala destra, cioè di Mazzzola. Altri due buoni palloni per Pulici, tra l'ir e il 13' fuori di poco, poi è lo stesso Paolino a propiziare il terzo gol: grande sgroppata da destra convergendo verso il centro, cross per Riva che Gigi finta prontissimo, avendo scoperto Rivera libero alle sue spalle. Il tocco del visconte Giannino va a rete (18'), mettendo a sedere Zender. Al 20' lo stesso portiere devia oltre la traversa una gigantesca sberla di Riva, poi Benetti ricuce un'azione (al 25'), impostando per Facchetti. Bella fuga di Giacinto Magno in zona d'ala sinistra, cross pennellato per la fronte di Riva. E fanno quattro. Benetti continua a correre, inseguendo palloni persino oltre Burgnich, ecco la traversa di Sabadini (27'), ecco una micidiale fucilata di Pulici (da Capello al 31'), poi Riva, troppo libero, vuole perfezionare il sinistro e al 35' si mangia uno dei più bei gol della sua carriera. Subito dopo (non è passato un minuto) Mazzola rinuncia agli slalom inutili ed effettua un cross. Prontamente, la fronte di re Gigi mette in gol. E sono cinque. Poi se ne va Rivera, per una pallonata che gli ferisce il naso già compromesso, entra Sala e tutti trottano ancora per smania di vetrina. La vendemmia è finita con quei «cinque», che in sede di pronostico indicavamo come necessari e adatti al nostro quoziente reti. Buon viaggio, amici lussemburghesi: che vi siano leggere sia le trenette col pesto divorate a Genova sia la scodella di palloni impostavi da una Nazionale possibile. Perché tale è la sensazione che ci danno gli azzurri d'oggi: possibili'"più che mài, per una Monaco dignitosa o anche su livelli più alti. Sempre che il maresciallo Valcareggi, spianate le rughe, non rifiuti o scombini quanto la realtà urla a pieni polmoni. Giovanni Arpino Così a Marassi Genova. Rivera con un tiro al volo ha segnato il terzo gol per gli azzurri contro il Lussemburgo (Telefoto Nazzaro)

Luoghi citati: Genova, Italia, Lussemburgo, Monaco