La crociata dei bambini

La crociata dei bambini Un "sogno,, di Schwob La crociata dei bambini Marcel Schwob: « La crociata dei bambini », ed. Ricci, pagine 88, lire 1500. Non è facile pensare, ancor oggi, a quel singolare avvenimento che fu la crociata dei bambini, senza meraviglia e turbamento: nessun cronista, nessuno studioso riesce a raccontare questa straordinaria avventura o ad assumerla criticamente nel contesto del tempo in cui è accaduta, senza perplessità, sen- za avvertire che qualcosa di misterioso appanna una pre- cisa valutazione storica. Nel 1212, un pastorello di Cloyes, nell'Orleanese, va dal re Filippo di Francia, a SaintDenis: gli dice, con appassionata sicurezza, di aver avuto da Cristo l'incarico di predicare una crociata. I predicatori di crociate — specialmente dopo i vari fallimenti — non erano certo mancati: ma questo ragazzo parlava con un fervore che i suoi dodici anni rendevano particolarmente ispirato, trascinante. Verso la Palestina Il re non gli diede importanza, ma Stefano predicò e fece tanti proseliti fra i bambini della sua età: riuscì a radunarne migliaia a Venderne. Si diressero a Marsiglia e in questa città due mercanti dissero loro che li avrebbero condotti in Palestina senza pretendere denaro. Nel frattempo, in Germania, Nicola, coetaneo di Stefano, raccoglieva bambini e bambine a Colonia: quest'esercito bianco giunse poi, a brandelli, to alcuni porti italiani, l'impervia peregrinazione decimò la moltitudine di ragazzi che avevano sperato che il mare si aprisse davanti alla loro fede — come aveva fatto il Mar Rosso per Mose — e permettesse loro di raggiungere il Santo Sepolcro a piedi asciutti. I «piccoli profeti» di Nicola, si dispersero qua e là, in Italia e altrove, e pochi riuscirono a ritornare, dopo tanto tempo, alle loro case:anche per Stefano e per la gentilissima orda dei suoi seguaci andò male, i due malvagi marsigliesi (più tardi furono giustiziati) vendettero i fanciulli come schiavi to Tunisia ed in Egitto; alcune delle navi naufragarono. Marcel Schwob (nato a Chaville nel 1867 e morto, tisico, a Parigi nel 1905) coltissimo e delizioso scrittore, autore di parecchie Vite immaginarie oltreché di saggi ed altre prose, ha raccolto dalla sua fantasia alcune confessioni immaginarie di figure centrali e laterali della migrazione dei bambini verso l'Oriente. Parlano un goliardo, un lebbroso, il papa Innocenzo III (che invano tentò di rimandare a casa i ragazzi), un maomettano, una bambina della spedizione e altri. In alcuni di questi monologhi c'è una trepidazione, un'ansia che commuove tutta l'invenzione poetica: nelle altre sue testimonianze fantastiche (ci occupammo, tempo fa, in queste colonne, del bel libro adelphiano — il più importante del raffinatissimo scrittore — che raccoglie le Vite immaginarie di Paolo Uccello, di Lucrezio, di Cratete e di altri) mai Schwob ha usato un linguaggio così pieno di rapimento, ha partecipato tanto emotivamente alle sue invenzioni. Il bambino che parla col lebbroso e, come venuto da un Eden immacolato, ignora la malattia e il contagio, la cattiveria e la morte, santo fuori di ogni possibile agiografia nella sua quieta e perfino distratta ignoranza; la piccola Allys che conduce per mano il compagno cieco che, come gli altri bambini, sente richiami celestiali «simili alle voci degli uccelli morti durante l'inverno », sono figure dai contorni ondulati, indecifrabili eppure così nette di una ingenuità puerile, fiera e gaudiosa. Per questi bambini, che nulla hanno all'infuori di una urgente, misteriosa « chiamata » o semplicemente credono nella verità interiore di chi li accompagna e li guida, per questi giovanissimi che camminano cantando inni di vittoria e portando, ognuno, una croce fatta di fiori freschi, continuamente colti ed intrecciati — segno inconscio di un continuo rinnovamento di speranze — il Signore è bianco. E bianco è il Santo Sepolcro e candido il paese verso il quale vanno: e li avvince la certezza della «fine bianca del grande viaggio ». Bianco abbagliante Questo bianco sfavillante, che ha del prodigio ' alchemico, è il segno nel quale si muove la «r Crociata dei bambini » di Marcel Schwob: perfino Innocenzo III ne è abbagliato: «L'oro che copriva queste pareti è stato consumato dal tempo. Sono bianche. Il cerchio del tuo sole è bianco ». — Dice in una preghiera, che è a tratti titubante ed a tratti solenne — « ...Lunghi anni mi hanno insegnato che questa turba di bambini non può riuscire. E tuttavia. Signore, dimmi: è un miracolo?». Il volume che appartiene alla giovane e vivace « Biblioteca blu » dell'editore Ricci (lodevolissima la traduzione di Giovanni Mariotti) è corredato di un'appendice: due testi, tratti da libri, uno di Steven Runciman e l'altro di P. Alphandery e A. Dupront, inquadrano storicamente l'avvenimento sul quale Schwob ha sognato. Schwob, dice Jorge Luis Borges nella prefazione, « sognò di essere il Papa, di essere il goliardo, dì essere i tre bambini, di essere il chierico ». Ciò che incanta, è che ha intrecciato questi suoi sogni con tenero raccoglimento. Rossana Ombres

Luoghi citati: Colonia, Egitto, Francia, Germania, Italia, Marsiglia, Palestina, Parigi, Tunisia