Gl'irlandesi di Spagna di Sandro Viola

Gl'irlandesi di Spagna CHI SONO I BASCHI RIBELLI DELL'ETÀ Gl'irlandesi di Spagna Sui Pirenei atlantici e nell'Ulster si combattono le due sole guerriglie dell'Europa d'oggi: e sono simili, negli uomini e nello spirito - Meno sanguinaria dell'Ira, anche l'Età è divisa in un'ala marxista, politicizzata, e un'ala militare, duramente nazionalistica, più popolaresca - Dietro le due guerriglie ci sono molti preti, che custodiscono da sempre le tradizioni locali (Dal nostro inviato speciale) San Sebastiano, marzo. Nello studio d'un avvocato che ha difeso in molti processi i nazionalisti baschi (ciò che dispiace ai « guerrilleros de Cristo Rey », una organizzazione dell'estrema destra spagnola che lo tempesta di lettere minatorie e gli ha incendiato due volte l'automobile), sfogliamo un pacco di fascicoli processuali per controllare l'estrazione sociale dei membri dell'Età « Quinta », come si chiama il gruppo terrorista basco, l'unico nucleo armato dell'opposizione antifranchista. Ecco un perito industriale, un tornitore, due operai, uno studente di legge, un capomastro: dunque un intellettuale su cinque. Il nucleo attivo del movimento nazionalista basco è diviso, com'è noto, in due tronconi: l'Età « Quinta » o « militare », che conduce clamorose azioni di guerriglia (rapine nelle banche, rapimenti, attentati), e l'Età « Sesta », la cui azione è prevalentemente politica (proteste di massa, scioperi). La composizione sociale, le basi ideologiche, il linguaggio della « Sesta » appaiono tutt'altro che inconsueti: vi prevalgono gli studenti universitari, la formazione culturale è marxista, la tendenza « operaista » come nei gruppi extraparlamentari di mezza Europa. L'Età « militare » si presenta invece con le caratteristiche del grup po nazionalista classico, e con una partecipazione accentuata di militanti usciti doUe classi lavoratrici. Non fosse che per questo connotato, la guerriglia ba¬ sca richiamerebbe subito alla mente l'altro movimento irredentista armato che agisce in Europa, e cioè Z'Irish Republican Army, l'Ira. Ma le affinità tra il gruppo basco che si batte contro l'apparato di repressione spagnolo per l'indipendenza di Euskadi (il Paese basco), e i terroristi irlandesi che combattono nell'Ulster contro l'esercito inglese per la riuniflcazione delle due Irlande, sono parecchie e piutto"sto impressionanti. Con le bombe Anche l'Ira — com'è accaduto all'Età due anni fa — si è spaccata in due « ali » o tendenze: da una parte i marxisti (gli « officials n), scettici sui risultati del metodo terroristico e impegnati nel tentativo di trasformare il conflitto tribale in lotta di classe; dall'altra i nazionalisti puri, i « provisionals », quasi del tutto sprovveduti sul piano ideologico e politico e fiduciosi solo nell'tt azione », vale a dire nelle bombe e nei fucili. Le stesse divergenze che, grosso modo, si ritrovano all'origine della scissione dell'Età. Un altro elemento unificante tra i due movimenti nazionalistici è la presenza, intorno all'uno e all'altro, d'una frotta di preti. Come all'inizio del secondo tempo della guerriglia antinglese in Irlanda, nell'estate del '69, erano i preti a fornire le piste per un incontro con gli uomini dell'Ira nelle catapecchie di Bogside o della Falls Road. cosi ora, nei Pirenei atlantici, sarebbe qua- si impossibile contattare i membri dell'Età senza l'aiuto d'un sacerdote. E se in Irlanda del Nord vi furono da parte delle autorità inglesi varie denunce e qualche fermo di preti e monaci, nelle carceri spagnole è rinchiuso un folto numero di sacerdoti baschi, due dei quali, al termine del processo- di Burgos, erano stati addirittura condannati a mòrte'.- In ambedue le situazioni, la Chiesa cattolica ha funzionato da pilastro del processo di crescita dell'aspirazione nazionalistica: in Irlanda reggendo le scuole dei cattolici (contraltare delle scuole pubbliche frequentate dai ragazzi di famiglia protestante), nel Paese basco fornendo appoggio alle « ikastolak ». le scuole private dove si insegna in lingua basca. Gli spiazzi vicini alle parrocchie sono serviti in Irlanda a conservare e tramandare Z'« hurling » (l'antico gioco gaelico), e nei Pirenei Occidentali la serra della «pelota», il gioco basco la cui origine è pure lontanissima. E non parliamo della funzione di foyer linguistico svolta da parrocchie e canoniche, senza la quale c'è da chiedersi anale sarebbe oggi la vitalità del gaelico e del basco. Le sorprendenti somiglianze tra i « provisionals » di Belfast e J^ondonderry e il gruppo di terroristi che agisce nelle province basche spagnole, si ritrovano anche sul terreno dei contenuti e del linguaggio politici delle due organizzazioni. Il richiamo al « socialismo » è puntuale, ma i concetti si fanno poi, dopo le prime battute, parecchio confusi. Nella sostanza; né « provisionals » né Età « militare » sono movimenti che si propongono come obiettivo la rivoluzione socialista: il loro obiettivo è l'indipendenza nazionale. L'Ira combatte perciò gli inglesi e i protestanti (considerati la «mano » inglese nell'Irlanda del Nord). l'Età ha per nemici Z'«hispanidad», il centralismo castigliano, lo Stato spagnolo. Ambedue si rivelano poi. dietro una cortina di verbalismi ingenui ( «socialismo umanitario», «neomarxismo»), decisamente anticomuniste. A portare avanti programmi e discorsi tanto semplici, sono naturalmente uomini semplici. L'Età « Quinta » ha tra i suoi leaders anche un intellettuale, Julen De Madariaga,. e il suo attuale « ehief of staff » (per usare il gergo dell'Ira) è Eustaquio Mendizabal, un ex seminarista dei Benedettini con una certa formazione culturale. Ma il grosso della sua forza è costituito, come accade ai « provisionals », da gente in cui il coraggio, l'attivismo e lo spirito di sacrificio non poggiano su alcuna base ideologico-politica di tipo moderno. Un uomo come Juan José Echavé, per esempio, leader militare tra i più prestigiosi dell'Età, non avrebbe minimamente stonato in uno degli uffici del Sinn Fein « provisionai » a Dublino, quando qualche mese fa (prima delle leggi speciali) vi s'incontravano i « comandanti di brigata » dell'Ira. Sentirlo parlare, come ci è accaduto in un paese del lato francese dei Pirenei atlantici, era come sentir parlare Joe Cahill, l'ex muratore che ha comandato le operazioni dei « provisionals » a Belfast per due anni, e ora è uno dei triumviri al vertice dell'Ira « prò ». Diceva Echavé, un bel ragazzo sui trent'annì figlio di un tavernière della provìncia di Guipuzcoa: «L'ingresso nell'Età degli universitari gauchistes aveva prodotto una vera e propria indigestione di marxismo. Per un paio d'anni non abbiamo sentito che citazioni di Lenin e Mao, e intanto l'attività militare ristagnava. Sinché non si è giunti al momento della verità: quando noi abbiamo dovuto spiegare ai marxisti che eravamo sì antifranchisti, ma soprattutto antispagnoli. Che la collaborazione con il partito comunista spagnolo, con i socialisti, con chiunque altro combatta il franchismo in Spagna è possibile solo a patto che essi ci riconoscano formalmente la nostra identità, concordino sul fatto che noi non siamo spagnoli ». Un rapimento Quanto all'Età « Sesta », la formazione uscita dall'ultima scissione del movimento, i giudizi di Echavé somigliavano ancora una volta a quelli che Cahill e gli altri leaders dei « prò » danno sull'Ira « officiai », l'ala marxisteggiante dalla quale si sono staccati all'inizio del '70. «Sul piano operativo — diceva Echavé col tono un po' sprezzante del capo "militare" (fu lui che rapì il console tedesco a San Sebastiano durante il processo di Burgos) — la cosiddetta "Sesta" non conta praticamente niente. Fatto che per un movimento rivoluzionario è imperdonabile, la loro organizzazione è poi basata qui, in territorio francese, e non in Spagna. Insomma la "Sesta" è formata da "espanolistas", gente che ha completamente perso di vista l'obiettivo dell'indipendenza del Paese basco e si trastulla coi discorsi sulla rivoluzione mondiale ». Elencati tutti questi punti di contatto tra le due guerriglie oggi attive in Europa, bisognerà dire qualcosa anche delle differenze. La prima riguarda il livello della violenza espressa dai due movimenti: nel Nord della Spagna non c'è certo lo scontro praticamente campale che ha luogo nell'Ulster, e l'attività terroristica ha più un carattere di sfida all'apparato repressivo del regime di Madrid che intenti distruttivi. L'Età può essere anche spietata (come quando emette, ed esegue, la condanna a morte del commissario di San Sebastiano e noto torturatore Meliton Manzanas), ma nella pratica corrente ha sempre cercato di evitare il sangue. Ecco i rapimenti di industriali (cui si impone come riscatto di aumentare le paghe degli operai), le rapine alle banche per finanziare il movimento, le bombe ai ripetitori televisivi, alle ville di altri industriali, ai bar di proprietà di poliziotti o di « acusones » (i delatori), e quella bomba quasi spiritosa messa poche settimane fa a Segura sotto il monumento all'autore di « Cara al sol », l'inno dei falangisti divenuto dopo la guerra civile l'inno nazionale spagnolo. Anche lo sfondo delle due guerriglie è molto diverso. Quello irlandese presenta innanzitutto i segni della depressione economica, che ha contribuito in maniera decisiva all'avvelenamento dei rapporti tra la minoranza cattolica e la maggioranza protestante; al contrario, le quattro province basche del settentrione spagnolo sono tra le più avanzate del Paese, specie le province di Guipuzcoa e Vizcaya dove la concentrazione industriale è paragonabile a quella esistente in Catalogna. Che avvenire? Questo fattore condiziona, naturalmente, il riflesso di solidarietà delle masse nei confronti dei due movimenti nazionalisti. La solidarietà degli abitanti dei ghetti cattolici (esasperati dalla disoccupazione) intorno all'Ira è stata sinora piuttosto compatta; quella dei baschi spagnoli rispetto all'Età si nutre di qualche episodio di prepotenza da parte della polizia franchista, emerge come moto sentimentale, ma in termini di appoggio effettivo è lontana dal fenomeno di massa. Resta da chiedersi quale sia l'impatto del nazionalismo basco sulle strutture del regime spagnolo, in questo momento reso delicato dalla vecchiezza del Caudillo e "dall'attesa della successione. La risposta non è facile. Da un lato tale impatto sembra modesto, così come tendono a descriverlo i dirigenti e la stampa di Madrid. Dall'altro, è indubbio che le province basche impongono al governo uno spiegamento di forze eccezionale, l'invio dei migliori elementi della polizia e dei comandi militari, e che le gesta dell'Età rinnovano continuamente la dialettica tra « duri » ed « europeisti » all'interno del regime. In questo senso il Paese basco si annuncia sin da adesso come uno dei punti molli, critici, di quella fase del tutto incerta (per ora imprevedibile) che sarà la successione spagnola. Sandro Viola

Persone citate: Cahill, Falls, Joe Cahill, Juan José Echavé, Julen De Madariaga, Lenin, Mao, Segura