Se "la film,, era "comica,,

Se "la film,, era "comica,, LA DIFESA DELLA LINGUA ITALIANA Se "la film,, era "comica,, Chi volesse purgare il lessico cinematografico da ciò che non vi è rigorosamente italiano, lo ridurrebbe a ben poco. E' come un fato che la parola fondamentale cinematografo, così aliena dalla tradizione romanza, ha gettato su questa materia verbale, artificiale aggeggiata e 'barbaresca tutta, trattone forse l'onomatopeico ciac (guastato però dalla pedantesca grafia ciak). Anche dove par che l'animo si sollevi a un livello di profeti e di santi, come nel modo «visionare un film» (anziché vederlo o guardarlo semplicemente, e ad ogni modo prima di leggerlo), si tratta d'un inganno posto in essere dal radicale Visione: che anzi quella è la maniera angolare e tutta utilitaria con cui la gente dell'esercizio cinematografico esamina, o burocraticamente « prende visione », del prodotto che la interessa. Ma ciò non vuol dire che il linguista debba rimanere indifferente davanti a questo importante settore dei linguaggi specializzati, di cui non poco è trapassato e trapassa nel parlare comune: in primo luogo il sintagma far del cinema, detto di chi inscena finte e simulazioni; come neanche non vuol dire che alcune suggestioni del¬ l'italiano e delle sue regole non si facciano qua e là sentire nella sua compagine: e qui basta citare provino, che è la giusta forma diminutiva in -ino, denotante maggior piccolezza, del femminile Prova, e che da una prima accezione scientifica e da una seconda musicale (prima prova di un ballo), è poi trionfalmente passata, con valore di diminutivo positivato, al significato cinematografico, non altrettanto bene espresso dal francese bande d'essai o témoin né dall'angloamericano test strip. Se si pensa al potere di leva che un provino esercita sulla psicologia di milioni di giovani, si deve una volta di più ammirare la forza di certi diminutivi. Tra gli interventi più lucidi e profìcui in questo campo si ricordano quelli di Sergio Raffaelli in «Lingua Nostra», che di volta in volta ha trattato della genesi di « decima musa », di « stella » (star) e del non attecchito « stellare » (trans.: « far diventare stella», to star); del fin troppo famoso « paparazzo », di « filmologia » (nel senso largo di « scienza del film»), di « coproduzione » in concorrenza purtroppo vittoriosa con « comproduzione », e di altre parole del cinema d'uso corrente, cui ora ha aggiunto una sapida e informatissima «scheda» (primeggia tra le fonti Storia del cinema muto di Maria Adriana ProIo) sulla funzione grammaticale e la morfologia del termine comica, che anch'esso è uscito dai cancelli, usandosi dire, di una situazione paradossale, buffa, insostenibile: « è ima comica ». Sia nella prima accezione teatrale di « arte del recitare commedie » e anche « professione del commediante», voce dotta e di Crusca, sia nell'accezione cinematografica che tutti conoscono (breve film comico, caratterizzato dal ritmo accelerato dell'azione), la parola Comica prospetta (ed ecco che anche la lingua del cinema può insegnarci qualcosa) sull'immensa famiglia degli aggettivi sostantivati, dovendosi sottintendere per ellissi un nome femminile, il quale può essere o scena o film (femminile da principio, cioè proprio quando era più in fiore il cortometraggio comico) o cinematografìa. A favore della seconda ipotesi militano alcune indicazioni pubblicitarie del tempo: « La trovata del Brasiliano, comicissima film », «La presa della Bastiglia, film comica in tre parti »; ma più probabile, come anche più documentata, è l'efficacia del femminile scena, che dapprima sinonimo di « film », coll'allungarsi e complicarsi dei film, restò appunto a designare il cinema comico soltanto, costituzionalmente breve, onde al Cinematografo Garibaldi di Torino, nel 1906, si poteva assistere a « Peppino vuole imparare a scattinare, scena comica dal vero » e all'Apollon, nel '16 a « Farulli si arruola, scena comica interpretata da Ugo Farulli ». La sostantivazione dell'aggettivo comica rimane anche nel superlativo comicissima che die indizio di sé al Cattaneo di Torino nel 1908, e più ancora nel nesso comica finale, entrato in voga dopo il 1910, allorché la comica fu assunta a ufficio consolatorio in coda a uno o più film drammatici. E fu tanto vitale questa parola, che Petrolini ne tolse lo spregiativo comicarolo. e che altri aggettivi qualificativi vi si conformarono sempre in funzione di sostantivati: I microbi (scientifica); Napoleone (storica), Manovre di pompieri (ginnastica), La corona (morale), Tartarin (amena), secondo si può leggere in un programma del San Luca di Brescia del 1910. Leo Pestelli

Persone citate: Cattaneo, Farulli, Leo Pestelli, Maria Adriana Proio, Petrolini, Sergio Raffaelli, Ugo Farulli

Luoghi citati: Brescia, Torino