Una classe del liceo rifiuta di fare il compito di latino di Gino Mazzoldi
Una classe del liceo rifiuta di fare il compito di latino Nuova tensione al "Cremona,, di Milano Una classe del liceo rifiuta di fare il compito di latino Sono gli allievi della seconda "D" - Sostengono che non è materia utile in una scuola ad indirizzo scientifico - Contestano anche l'insegnante, che dà voti "troppo bassi" - Il professore precisa: "Li ho sempre promossi tutti" (Dal nostro corrispondente) Milano, 27 marzo. Il liceo scientifico « Cremona », dove, una quindicina di giorni fa, gli studenti avevano « espulso » un loro compagno di studi, accusato di essere un « fascista », è tornato alla ribalta della cronaca: gli allievi della seconda «D» si sono rifiutati di svolgere una versione di latino ed hanno contestato l'insegnante. Nessun provvedimento è stato preso, finora, nei confronti degli studenti, nella speranza che la situazione si normalizzi. In caso contrarlo, la vicenda finirà davanti alle autorità scolastiche. L'episodio è accaduto ieri mattina quando il prof. Giuseppe Favara, insegnante di Lettere, ha detto di voler dare da tradurre un brano latino: gli studenti hanno subito incrociato le braccia rifiutandosi di svolgere il compito, che l'insegnante non ha potuto nemmeno dettare. I tentativi del prof. Favara e, successivamente del preside, non sono valsi a far recedere gli studenti dal loro atteggiamento. La situazione si è fatta più tesa quando a quelli della seconda «D» si sono uniti, gli allievi di altre classi e, a quanto pare, di altre scuole. Le lezioni sono state sospese. Gli studenti, comunque, hanno fatto sapere che non intendono più nemmeno seguire le lezioni di latino, considerato una materia « inutile ». Sta, insomma, riaccendendosi una vecchia polemica. I giovani del « Cremona », inoltre, lamentano che i voti in latino sono sempre bassi e finiscono col « rovinare » la media. Il prof. Favara (media statura, bruno, con occhiali) respinge sdegnosamente la seconda accusa: « E' falso, dice, che io dia voti troppo bassi: sono gli studenti che presentano lavori poco più che sufficienti. Avrei dovuto rimandarne molti in questi ultimi due anni: invece, ho promosso tutti, rendendomi conto che non sempre è colpa degli allievi. Mancano le basi, per una carenza della scuola media. Per quanto riguarda il mio metodo di insegnamento, non devo essere io a giudicare. Posso dire d'odiare ì metodi intimidatori, come quello di porre domande-trabocchetto. Interrogo sempre dal posto, come in un normale colloquio ». Sul problema del latino come materia di insegnamento anche in una scuola di indirizzo non classico dice: «E' necessario per la formazione non solo culturale, ma anche mentale degli allievi, e le famiglie, secondo quanto io posso constatare, non sono contrarie all'insegnamento di questa materia. Purtroppo, alcuni non lo sanno insegnare e lo trasformano in un insieme di regole aride. Non dico che sia sempre divertente, ma, come tanti altri docenti, cerco di insegnare in modo vivo. Io voglio rivolgere un appello alle migliaia di colleghi " latinisti ", che sì trovano nelle mie stesse condizioni anche se non contestati 'così apertamente, perché si prodighino per fare capire l'utilità di questo studio ». Dal canto loro, gli studenti del « Cremona » non vogliono più sentir parlare di latitno nel modo come viene ora insegnato: la maggior parte chiede che venga dato più spazio alla letteratura e meno alla lingua e sollecitano studi sulla civiltà latina, come fatto storico. Dunque niente traduzioni. Gino Mazzoldi 11 professor Favara
Persone citate: Favara, Giuseppe Favara
Luoghi citati: Milano
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