Nella tela di Bertolucci

Nella tela di Bertolucci LE PRIME VISIONI SULLO SCHERMO Nella tela di Bertolucci Arriva con ritardo il film del regista di "Ultimo tango" Strategia del ragno, di Bernardo Bertolucci, con Giulio Brogì e Alida Valli. Italiano a colori. Cinema Centrale Un po' tardino, ma in tempo per vedere Bertolucci sul candeliere come non era stato mai, giunge sullo schermo di una sala di élite. Strategia de! ragno, visto e lodato alla Mostra di Venezia del '70. Che il sesso non vi abbia l'importanza che ha nel Tango, speriamo non pregiudichi: è un film intelligente, denso, studiato, e balena di quell'affascinante ambiguità (s'ispira a un breve racconto di Jorge-Luis Borges) che ritroveremo nel Conformista e nello stesso Tango, e che collima con la migliore vena del giovane regista di Parma. In una cittadina della bassa (sotto nome fittizio, la gonzaghiana Sabbioneta), cippi, lapidi e soprattutto discorsi della gente tengono viva la memoria dell'antifascista Athos Magnani, vilmente ucciso da tergo, nel '36. durante una rappresentazione del Rigoletto, da un sicario del regime. La cosa non è proprio certa, e tuttavia nessuno ne dubita. Drau'a, già amante dell'ucciso, chiama a sé il giovane figlio della vit¬ tima, Athos anche lui, perché veda di scoprire l'identità del sicario. Ti giovanotto palpa la « leggenda » paterna e ci trova un che di strano. Indaga (ma si tolga alla parola ogni peso poliziesco) tra i vecchi nemici e amici di lui, e sempre più la sua perplessità aumenta; la sua e, quello che più importa, quella del film, che in fondo è un « giallo » (con groviglio e sorpresa) interiorizzato e liricizzato al possibile. Quando Athos junior avrà trovato la verità, resta appunto da sapere che cosa sia la verità. Il giovinotto se ne va leggero com'era venuto, ma più perplesso, più compreso della filosofica insinuazione che « un uomo è fatto di tutti gli uomini, li vale tutti, e tutti valgono lui ». C'era del marcio in Danimarca; quel padre non meritava davvero i marmi d'un antifascismo un po' troppo rettorico e corrivo; e il perché, lo saprete vedendo il film. Ma non bisogna credere che Bertolucci, regista di sinistra, abbia con ciò voluto fare una satira di quella specie di antifascismo. Strategia del ragno oltrepassa la satira, è una ricognizione della vita, intesa, al¬ la Calderon, come sogno e illusione, dentro a cui tocca all'uomo mettere lucide glosse ed eleganti arabeschi. E d'altra parte, con tutto quello che porta d'impalpabile, il racconto è lucido e avvincente; con tutti i suoi ardimenti (la fusione dei piani temporali, l'immedesimazione padre-figlio), lo spettatore (se il regista non si offende) si diverte, conquistato soprattutto da un bellissimo quadro d'ambiente, con una galleria di personaggi padani, specialmente ì vecchi, rappre. sentata con carnale umorismo, e anch'essa partecipe di quel lievito di follìa, in grazia del quale certi ambienti e situazioni e cadenze alla Guareschi, diventano tutt'altra cosa, e gli stessi aneddoti gastronomici o lirico-verdiani si scorporano in un'aura di raffinato decadentismo. In una parte di duplice impegno, ottimo il Brogi affiancato dalla brava Alida Valli e da eccellenti caratteristi tra i quali Pippo Campanini (straordinario) e Tino Scotti. Encomiabili le immagini di Storaro e Di Giacomo, le scenografie e i costumi di Maria Paola Maino e la colonna sonora di calcolata veemenza operistica. 1. p.

Luoghi citati: Danimarca, Parma, Sabbioneta, Venezia