Le statistiche sul verde non rimediano ai molti squilibri urbanistciy della città

Le statistiche sul verde non rimediano ai molti squilibri urbanistciy della città Le statistiche sul verde non rimediano ai molti squilibri urbanistciy della città I dati ufficiali assicurano che ogni abitante dispone di 3 metri quadri di spazio libero - Ma dove sono? - Torino è una disordinata concentrazione d'insediamenti; mancano servizi necessari alla vita civile - L'allucinante "quadrilatero dell'abbandono" « Torino, la città italiana privilegiata in fatto di verde: tre metri quadri per abitante. L'hanno detto alla tv, et hanno mostrato le immagini del Valentino. Un bel coraggio. Perché non hanno fatto vedere t quartieri densi di condomini a quindici piani, dove abitano decine di migliata di persone, senza un campo di gioco per bambini e ragazzi vicino; senza un giardino per gli adulti che vogliono prendere un po' d'aria passeggiando tranquilli? ». Le lettere sugli squilibri urbanistici della città giungono sempre più numerose; le accuse di scarsa preveggenza agli amministratori pubblici del passato si accumulano. C'è chi porta ad esempio Londra: parchi pubblici per sedici ettari, nel cuore della città e non zone verdi in periferia, diffìcili da raggiungere. Il torinese di San Paolo o di Madonna di Campagna dove trova i « suoi ii tre metri quadrati di terreno libero verde « godibile »? Per fare |certi conti, destinati a soddisfare solo i compilatori di aride statistiche, non si può prendere in considerazione l'area del Valentino; o del parco Leopardi oltre il Po; o del parco Europa In collina; o delle sponde dei fiumi. I cittadini si accorgono facilmente della non aderenza alla realtà di certe cifre « ufficiali ». La concentrazione urbana a Torino, dalla fino della guerra ad oggi, è avvenuta quasi sempre con criteri disordinati: scuole, giardini, parchi attrezzati, posteggi e altri servìzi essenziali alla vita civile della comunità sono giunti in ritardo (o se ne aspetta ancora la realizzazione) rispetto alla costruzione dei condomini-alveari. I mali che oggi si lamentano — dalla sporcizia ai rumori, dal traffico caotico ai sovraffollamenti residenziali — hanno tutti origine in questa mancanza di programmazione urbanistica. Rientrano In questa situazione anche le difficoltà di controllo e di prevenzione nei confronti del com- portamento indecoroso di troppi cittadini. Per esempio del loro scarso amore per la pulizia di strade, piazze e marciapiedi. L'autodisciplina che scarseggia fa il palo con la povertà di interventi da parte degli amministratori pubblici e delle autorità. Nemmeno realizzazioni sempll- ci e poco dispendiose riescono a vedere la luce. Facciamo un esempio, fra 1 tanti possibili. Un lettore scrive: « Da 20 anni abito in una zona' descritta come fra le migliori della città: S. Rita, e precisamente accanto al quadrilatero fra le vie Tirreno, Ricaldone, Gorizia e Caprera: E' una zona infestata da luridumi d'ogni genere. Di fronte a un nuovissimo complesso scolastico (scuola media, elementare, materna) c'è un'enorme cascina con un muro di cinta pericolante e una stalla secolare. « LI vicino, un terreno abbandonato, dove i ragazzi giocano fra la sporcizia; immondizia gettata dagli abitanti più maleducati; baraccamenti lungo la scarpata di via Tirreno, con recinti di fortuna costruiti da "ortolani" abusivi: hanno occupato il suolo pubblico senza che nessuno ;si sia azzardato a contrastarli. Basterebbero due ruspe e poche ore dt lavoro di una squadra di operai comunali per sistemare questa zona: più di tre ettari liberi da costruzioni, deteriorati e sottratti alla popolazióne fittissima àel'" frontalieri" e. di tutto il qufrtiere »... II lettore non esagera. La descrizione, semmai, difetta per qualche omissione. Cronista e fotografo hanno sostato per qualche tempo nel « quadrilatero dell'abbandono ». Alla base del muro di cinta della vecchia cascina sì allungano cumuli di rifiuti, un gruppo di ragazzi corre attorno a un falò alimentato da copertoni, cassette di legno e cestelli di plastica. Una colonna di fumo nero si spande attorno, investe due squadre di giovani che si adattano a giocare al calcio sulla terra battuta, nel rettangolo fra via Tirreno e la cascina. Più lontano, verso via Gorizia, un prato di trecento metri al cui margini sono infissi due cartelli: « Pro prietà privata ». Letame secco e paglia sono sparsi sull'erba, dove si rincorrono i bambini sorve. gliati dalle madri. La scarpata di via Gorizia (il « quadrilatero » è qualche metro più basso del piano stradale) è piena di cartacce e spazzatura. Le recinzioni degli orticelli lungo via Tirreno occupano una fascia larga pochi metri e lunga quasi un chilometro, fino a via Ricaldone. Reti metalliche sfondate, schienali di divani marci, latta e cartone sono serviti a tirar su queste traballanti staccionate. Via Tirreno, delimitata nel lato nord da una balaustra che impedisce l'accesso alla sede ferroviaria, è in tutta la sua lunghezza piena di sacchetti di plastica e barattoli. E' una zona che per certi aspetti ricorda i film neorealisti degli Anni Cinquanta: Roma città aperta. Ladri di biciclette, Paisà. Ma qui non siamo nella misera Roma del 1945; bombardamenti, distruzioni e « orticelli di guerra » sono ricordi di un triste passato. Qui siamo « in una zona descritta come fra le migliori della città ». Nessuno muove dito perché possa diventarlo veramente. Angolo del terreno colmo di sporcizia fra le vie Ricaldone, Gorizia, Caprera e Tirreno

Persone citate: Ricaldone