Tre colonie in rivolta di Ferdinando Vegas

Tre colonie in rivolta ANALISI Tre colonie in rivolta (Il dominio portoghese in Africa di fronte a difficoltà sempre più gravi) La conferenza nazionale di « solidarietà per la libertà e l'indipendenza » dell'Angola, del Mozambico e della Guinea-Bissau, tenutasi a Reggio Emilia, ha richiamato ancora una volta l'attenzione degli italiani sulle lotte che le popolazioni di quei Paesi conducono per abbattere il dominio coloniale portoghese. Su scala mondiale, alla Commissione dell'Onu per i diritti dell'uomo, è appena cominciata la discussione sul rapporto, redatto da un gruppo di studiosi per incarico della Commissione stessa, che espone i metodi spietati, comprese le torture, usati dalle forze di repressione portoghesi nelle colonie africane. Con questi metodi, con uno spreco ingente di uomini e di mezzi, il Portogallo sta cercando disperatamente di fermare il corso della storia, di mantenere cioè l'ul-. timo impero coloniale europeo in Africa, donde potenze quali la Francia e la Gran Bretagna hanno invece ritenuto saggio ritirarsi. Ma per un regime dittatoriale, quale quello di Lisbona, la ritirata dall'Africa segnerebbe la fine anche all'interno del Portogallo; perciò, per assicurarsi la propria sopravvivenza il più a lungo possibile, il governo di Castano si ostina a difendere l'estremo bastione del colonialismo. Il Sud Africa e la Bhodesia, con i loro regimi razzistici, offrono ovviamente al Portogallo tutta la complicità del caso, nel comune interesse di preservare un'Africa meridionale bianca; o, più esattamente, un'Africa meridionale dove una minoranza bianca continui a tenere soggiogata la maggioranza nera. Contro questo disegno anacronistico, però, poderosamente armato, si battono dunque da circa un decennio le forze popolari di liberazione dell'Angola, del Mozambico e della Guinea-Bissau. Nell'Angola opera il Mpla (Movimento per la liberazione dell'Angola), che ha cominciato la lotta armata il 4 febbraio 1961 ed è riuscito ad affermarsi dopo aver superato una grave crisi interna. Subito dopo l'inizio della guerriglia, infatti, al Mpla, guidato da Agostinho Neto, si contrappone l'Upa (Unione delle popolazioni dell'Angola), guidata da Roberto Holden, con indirizzo regionalistico-tribale e.con poco chiari appoggi esterni: tra le due formazioni si ebbero anche scontri e un'aspra concorrenza per il riconoscimento internazionale. Infine, l'organizzazione degli Stati Africani spostò il proprio appoggio dall'Upa al Mpla, ritenendolo l'unico movimento realmente anti-colonialista. Nell'altra maggiore colonia, il Mozambico, la lotta cominciò nel '64 e si svolge sotto la direzione del Frelimo (Fronte di liberazione del Mozambico). Appoggiati dalla vicina Tanzania, dove hanno il loro quartiere generale, i combattenti mozambicani sono riusciti ad affermarsi in maniera consistente in tre province, tra le quali quella di Tete, dove è in costruzione la gigantesca diga di Cabora Bassa. Neppure l'assassinio del capo del Frelimo, Eduardo Mondlane, quattro anni fa, ha potuto interrompere un processo rivoluzionario che riesce ad inchiodare nel Mozambico da sessanta a settantamila militari portoghesi. Ancora più avanzato, infine, è il processo di liberazione nella Guinea-Bissau, per 4/5 ormai sotto controllo delle forze del Paigc (Partito africano per l'indipendenza della Guinea e del Capo Verde). Proprio in questo minore fra i tre territori si era rivelato e imposto il maggiore fra i capi del movimento di liberazione, Amilcar Cabrai, caduto anch'egli assassinato due mesi fa. Cabrai aveva elaborato un impianto politico-ideologico come supporto alla lotta armata; anche nell'Angola e nel Mozambico, del resto, le attività politiche e sociali ricevono particolare cura, poiché una guerra di liberazione non è mai soltanto una pura vicenda militare, ma coinvolge tutta la vita associata del popolo. Ferdinando Vegas

Persone citate: Castano, Neto, Roberto Holden