Una legge per gli indiscreti di Stefano Reggiani

Una legge per gli indiscreti I DETECTIVES TRA SCANDALO E RISERVATEZZA Una legge per gli indiscreti Da una parte coniugi in disarmo e canonici diffamati, dall'altra telefoni sotto controllo e spionaggio politico: questa la bifida natura dell'investigazione privata - Le norme del Testo Unico di pubblica sicurezza sono invecchiate, sembrano confondere i metronotte con i detectives - Questi chiedono un albo professionale per frenare le intemperanze degli abusivi (Dal nostro inviato speciale) Roma, marzo. Uno dei detectives più rappresentativi di Roma è campione di Jcung-fu, come gli eroi giustizieri delle pellicole .prodotte ad Hongkong. (« Attenzione, non imitate gli interpreti di questo film, potreste provocare danni gravissimi o la morte dei vostri avversari»). All'occorrenza usa la mano e il ginocchio, soprattutto il gomito. Spiega che nulla supera in potenza offensiva una gomitata, purché diretta con metodo. Il campione si chiama Renato Cava, ed il suo cognome negli avvisi pubblicitari è esposto in solitaria grandezza, sormontato dall'anglicizzante «Information». («Amo la sintesi. Chi sa le lingue intuisce subito, chi non le sa s'incuriosisce»). L'ufficio guarda su via della Mercede («vicino alle stanze dei bottoni »), fra un negozio di mobili e una pasticceria. Le stanze sono arredate con un gusto lievemente ferroviario, ma allietate da quadri e da sentenze in cornice. « Il cliente — suggerisce Cava — non deve sentirsi come in un commissariato. Ha bisogno di trovare subito confidenza e serenità ». C'è una poesia murale dell'investigatore, pugliese Giorgio Polito dedicata alla Federpol, l'associazione che raccoglie il maggior numero di detectives. Scritti ad acrostico, in modo da formare lo slogan «Avanti Federpol», i versi dettano anche norme deontologiche: « Avrai per sola amica la coscienza. Ti sia conforto fervido e costante, il dovere compiuto in ogni istante ». Cava ha vari titoli, onorifici e pratici. « Al cavalier ufficiai non ci tengo, mette in soggezione il cliente. Sono esperto dell'Aci per l'infortunistica stradale, fotografo artistico e giornalista tecnico ». Poiché Roma, col suo retaggio di grandezza giuridica, fomenta lo scrupolo professionale. Cava potrà dirci in modo chiaro entro quali limiti si svolge il lavoro del detective. « L'importante è accertare se le persone che si rivolgono- a noi sono degli aventi diritto. L'investigatore deve sapere subito.il motivo.per cui gli vengono -chieste le informazioni e decidere se, è lecito darle. Un marito può chiedere un controllo sulla moglie, ma non un fidanzato sulla promessa sposa. E' una questione di diritto ». n i . i i n a . Senso dell'onore Il codice di Cava è rigoroso, ma si sospetta che non sia applicato da tutti. « Il detective deve mirare solo alla verità. Per raggiungere il suo obbiettivo ha bisogno d'una coscienza adamantina. Quali sono le sue doti? Intelligenza, intuito, abilità, tenacia. Quali i suoi imperativi? Dignità, decoro, senso dell'onore ». Marcello Morea, che ha l'ufficio in piazza Barberini, mostra le pagine gialle telefoniche: « Vede queste pubblicità allettanti? In genere si tratta di persone non autorizzate. Noi investigatori patentati non rispondiamo di chi è fuori della categoria ». Morea ha il viso del duro placato dall'esperienza. E' l'unico che ammetta di condurre ancora indagini matrimoniali, lascia intendere che Roma non offre troppe occasioni di inchieste industriali e che la politica gira al largo dai detectives troppo impegnati nei problemi corporativi. Eppure basta una sua confidenza per aprire panorami felliniani: « Una volta dovetti indagare su un monsignore accusato di gravi debolezze personali e amministrative. Era tutto falso, scopersi un sant'uomo ». Da una parte coniugi in disarmo e canonici diffamati, dall'altra telefoni sotto controllo e spionaggio politico: mai si vide con tanta chiarezza la bifida natura dell'investigazione «privata». La pericolosità sociale di questo mestiere potrà in parte essere corretta e limitata soltanto da una nuova legge. La legislazione attuale è straordinariamente invecchiata e carente, e sembra confondere il metronotte con i detectives. Apriamo il Testo Unico di pubblica sicurezza all'articolo 134: « Senza licenza del prefetto è vietato ad enti o privati di prestare opera di vigilanza o custodia di proprietà immobiliari e mobiliari, e di eseguire investigazioni e ricerche o- di raccogliere informazioni per conto di privati. La licenza non può essere conceduta alle persone che non abbiano la cittadinanza italiana o siano incapaci di obbligarsi o abbiano riportato condanne per delitto non colposo». Si aggiunge che la licenza non è data « per operazioni che importano un esercizio- di pubbliche funzioni o ima menomazione della libertà individuale ». Lodevole impegno che dice tutto e nulla. Si sono visti detectives denunciati per avere pedinato una persona (il reato è di molestie), ma prosciolti per mancanza di prove. Sono comparsi in tribunale investigatori per violenza privata è usurpazione di pubblici uffici: avevano invitato nella loro sede una telefonatrice molesta per indurla pacificamente a desistere. E sono stati assolti. Fuori dei casi particolari, le norme troppo generiche favoriscono in egual misura gli abusi dei detectives e quelli della polizia, alla quale è commesso dì vigilare sulle agenzie e di controllare l'idoneità degli aspiranti alla licenza prefettizia. Dopo una lunga distrazione, il clamore intorno alle intercettazioni telefoniche, l'arresto di un ex commissario di polizia,, la chiusura dell'ufficio di Ponzi hanno riacceso l'interesse dell'autorità sugli investigatori privati. Nelle agenzie romane ci sono state rapide visite poliziesche; gli agenti si sono accertati della regolarità della licenza, hanno controllato che alla parete fossero esposte le tariffe e hanno voluto vedere i registri sui quali, per legge, i titolari debbono segnare i nomi dei clienti e le operazioni eseguite. Gli abusivi sono spariti di colpo. Ma torneranno? A Roma l'indagine partita dal pretore Infelisi ha provocato un contraccolpo più sordo e doloroso che a Milano. In Lombardia l'imbarazzo è dichiarato, l'amarezza esibita con qualche compiacimento masochistico, nella capitale l'incertezza frena i discorsi. I politici non parlano perché non sanno ancora che cosa devono dire, la burocrazia ha il viso torvo che segue il temporale. Tuttavia si conferma la buona notizia: il governo è convinto dell'opportunità di rivedere le norme sulla polizia privata. Si prepara la nuova legge, ampia ed aggiornata. Che cosa si attendono gli interessati? Un gran processo? Il grand'ufflciale G. Dosi, ex ispettore generale capo della pubblica sicurezza e presidente onorario della Federpol, è legittimamente impaziente di veder regolata l'indiscrezione tecnologica. Chiede che sia impedita o controllata la vendita di apparecchi intercettatori e che comunque l'uso ne sia riservato all'autorità. Ha indulgenza solo per i registratori, che vorrebbe impiegati con cautela ed entro limiti precisi. Dallo scandalo dello spionaggio telefonico pronostica un grande processo politico. Come una legge repressiva non basta per purificare un settore, gli investigatori privati chiedono una norma positiva, un albo professionale che li metta in condizioni di contarsi e di controllarsi con una forma di autogoverno. Un progetto di legge ha già iniziato il cammino parlamentare, la Federpol spera che sarà approvato. L'Associazione detectives italiani non chiede soltanto l'albo, ma vuole un ordine professionale (come hanno gli avvocati o i medici) che escluda dalla categoria, in forza di esami e di titoli di studio, gli inadatti e gli avventurieri. Dice il 'presidente dell'Associazione: « Non ci illudiamo con una legge di eliminare gli abusi. Soltanto di distinguere le responsabilità ». Il cittadino, che ha seguito con sdegno e rassegnazione il groviglio dello spionaggio telefonico, sa dunque che ci vorrà del tempo per vedere se i gesti di buona volontà erano sinceri. Il panorama tra i detectives, per ora, non resta allegro. La burrasca ha diviso gli indiscreti italiani in due grandi categorie: quelli che si fanno vedere e quelli che cercano l'anonimato. I primi mostrano sorrisi concilianti e titoli legittimi, avvertono da poltrone manageriali di essere bene integrati nella società dei controlli, con la coscienza immacolata. Anche i più sprovveduti s'infilano con leggerezza tra le pagine dei codici e dei romanzi gialli (« Non leggo autori dozzinali, solo Gardner; e trovo che Perry Mason ha molto buon senso »). Qualche volta scrivono sulle riviste di categoria con accenti in cui la passione poliziesca è mischiata all'intemperanza poetica (« ...dal suo corpo statuario, armonioso ed abbronzato, pareva che emanasse un fluido magnetico, una forza cosmica che atterriva e incantava »). Hanno anche un Santo Patrono, naturalmente San Tommaso, che viene festeggiato con riunioni conviviali e scambi di doni. Gli anonimi, gli abusivi, gli spioni dichiarati, non hanno figura pubblica. Il rispetto della giustizia ci impedisce di inferire dai detectives incriminati e interrogati per le intercettazioni un tratto comune alla categoria. Sono pesci che nuotano in acque basse, difformi nella veste e nelle abitudini. Li unisce solo la mancanza di scrupolo, la devota sudditanza ai potenti, la disinvoltura con cui trattano i politici avversari. Possono tenere in casa, nel cassetto della biancheria, un chilogrammo di nastri magnetici registrati e poi offrirli in vendita quando il ricatto non rende più. Come vengono reclutati? Attraverso amicizie, pressioni indirette, offerte di denaro nei momenti cruciali. Amano le telefonate anonime e le denunce clamorose; se cadono, cercano di non essere soli. L'unico motivo di letizia, in questa rapida ricognizione, l'abbiamo trovato negli aspiranti detectives: incorreggibili, nonostante le bufere, sognano la carriera di 007. Un'agenzia, con una deroga veniale al riserbo, ci ha mostrato le lettere giunte in risposta ad una inserzione. I giovani sono i primi a scrìvere. « Sono una laureata in scienze politiche. Amò viaggiare e vorrei conoscere i paesi più lontani e misteriosi. Faccio senz'altro al caso vostro ». « Sono un impiegato di banca. Desidero cambiare attività, trovare motivazioni più autentiche al mio lavoro. Forse potete aiutarmi ». « Ex carabiniere, offro l'esperienza acquisita nell'Arma benemerita'». Di solito la spuntano gli ex carabinieri, e gli uffici, per linguaggio e zelo gerarchico, sentono un poco l'odore delle questure e delle tenenze. Qualche volta s'impone l'outsider. Un investigatore ci confida che aveva scoperto un poliziotto geniale nelle vesti di un giovane lattoniere. Gli affidò le inchieste più delicate e ne ebbe risultati sorprendenti; ma un giorno il padre del lattoniere morì e lasciò al figlio la cura del negozio. Tra la suspense poliziesca e gli impegni idraulici il giovane talento scelse oculatamente i secondi. Stefano Reggiani Saint-Vincent. L'anno scorso, al congresso della Federpol: un automezzo attrezzato per investigare (Foto Moisio)

Persone citate: Cava, Gardner, Giorgio Polito, Infelisi, Marcello Morea, Morea, Perry Mason, Ponzi, Renato Cava, Santo Patrono

Luoghi citati: Hongkong, Lombardia, Milano, Roma, Saint-vincent