Forse oggi la sentenza sul "giallo,, a Venezia

Forse oggi la sentenza sul "giallo,, a Venezia L'assassinio del conte torinese Forse oggi la sentenza sul "giallo,, a Venezia L'imputato, un marittimo slavo, è latitante (Dal nostro inviato speciale) Venezia, 23 marzo. Un'altra giornata assorbita dalla parte civile nel processo contro il latitante Raoul Blazic, accusato di aver ucciso il conte torinese Filippo Giordano delle Lanze, massacrandolo con ima ventina di colpi alla testa, alcuni dei quali vibrati con un vaso d'argento. L'aw. Gianquinto, riprendendo il discorso interrotto ieri sera, ha sottolineato alcuni punti essenziali con il preciso scopo di dimostrare che Blazic, e soltanto lui, ebbe il tempo e la possibilità di commettere il delitto. « Non lasciatevi trarre in inganno da coloro che descrivono l'imputato come un giovane mingherlino. La sorellastra di Blazic,.Maria Luisa Brenne;; interrogata il 23 luglio 1970, tre gorni dopo la scoperta dell'omicidio, disse che Raoul si era imbarcato più volte come mozzo, su navi liberiane e panamensi, e aveva raggiunto il grado di nostromo. "Pur essendo magro, riferisce testualmente la Brenner, sia perché marittimo, sia per aver praticato vari sport, tra cui il karaté, mio fratello è dotato di forza non comune". Ciò spiega — ha osservato l'aw. Gianquinto, brandendo il vaso d'argento che servi per finire il conte — come i colpi vibrati dall'assassino abbiano addirittura intaccato la base di questa coppa di metallo ». Secondo il penalista, poi, « nessuno, quella tragica sera, entrò nel palazzo Dario dopo Blazic». Infatti, uscito lo slavo, il conte se fosse stato ancora vivo avrebbe consumato la cena, che invece fu trovata intatta; avrebbe inoltre acceso, come d'abitudine, alcune luci, non dimenticandosi di lasciare alla governante un foglio scritto con le istruzioni per la già concordata spedizione di alcuni quadri a Torino. Secondo l'aw. Gianquinto, Blazic ebbe persino il tempo di cambiarsi dopo aver lasciato Ca' Dario forse con gli abiti macchiati di sangue. « Sangue umano è stato trovato su un manifesto lungo la strada che Blazic dovette percorrere, sangue umano è rimasto sul tassì che lo portò a Tessera, proprio nel posto occupato da lui ». L'on. Spagnoli, ancora per la privata accusa, ha parlato nel pomeriggio: « Il comportamento di Blazic dopo il delitto — ha detto — equivale a una confessione. Il 23 luglio 1970, a Londra, Blazic apprese da un giornale italiano, trovato dalla polizia nella sua stanza d'albergo, che era "ricercato come testimone importante". In un caso del genere si può anche capire che. per non essere coinvolto in una tragica vicenda, persino l'innocènte si nasconda. Ma dal suo nascondiglio l'innocente troverà il modo di far pervenire alle autorità, direttamente o indirettamente, il suo alibi. Blazic invece scompare e tace con tutti, con la madre, con la sorella, con la ragazza che intendeva sposare, con lo stesso avvocato difensore. Sono ormai passati quasi tre anni e Blazic continua a tacere. Ciò significa, chiaramente, che non ha nulla da dire a sua discolpa ». Domani il p.m. dott. Bagarolto pronuncerà la sua requisii oria. Parlerà quindi il difensore d'ufficio avv. Pognici. La corte, presieduta dal dott. Fletzer, intende ritirarsi subito dopo in camera di consiglio e pronunciare la sentenza, magari a tar- da notte. g. apo.

Luoghi citati: Londra, Torino, Venezia