O Lugano non più bella

O Lugano non più bella IN SVIZZERA INDAGINE TELEVISIVA SULLE CITTÀ O Lugano non più bella Sfatata la solida leggenda di un paese sempre ordinato, silenzioso ed efficiente (Dal nostro inviato speciale) Lugano, 23 marzo. « La città » è il titolo di un'inchiesta che la televisione della Svizzera italiana ha messo in onda ieri sera: un tentativo di offrire al cittadino, italiano o svizzero poco importa, uno specchio in cui riconoscersi e confrontarsi con altri, riscoprendo la città con tutti i suoi mali ma anche con le sue infinite occasioni, da tutti noi trascurate. Roma, l'abbiamo visto sul teleschermo, non è soltanto una marea di automobili (« Roma, alma Roma garage immenso » recitava Raphael Alberti), la sede di una perpetua corrida fra guidatori e pedoni. Ma in quale misura le città sono ancora da riscoprire e riscattare, umane e degne di essere vissute? Misura minima, si direbbe, dopo aver visto le immagini scelte per le città campione: Zurigo, Lugano, Parigi, Londra, Roma, Venezia (con Mestre e Marghera) e Bologna. Il microfono sistemato nella carrozzella di un bambino, portato a spasso tra piazza di Spagna e via del Corso, era una delle trovate. Ottima per ricordarci quali traumi subisce una creatura umana al suo ingresso nel mondo dei pazzi che ritengono di essere saggi, avanzati, moderni (si pensa a Erasmo in una strada di Roma). La scenetta del guidatore londinese che picchia un altro guidatore urlando « andava troppo adagio, andava troppo adagio » riassume con efficacia elementare il discorso sull'universalità della crisi urbana. Non possiamo limitar¬ la alle nostre città, guardando all'estero nella ricerca di modelli e di consolazioni. Ma più di tutto era interessante, ieri sera, l'analisi critica delle città svizzere che una solida leggenda ci fa vedere sempre ordinate, silenziose, efficienti. Traffico insensato Zurigo: il 50 per cento del traffico è dovuto ad automobili in cerca di parcheggio. La specializzazione della città nella finanza ha avuto effetti urbanistici imponenti: il centro storico si è svuotato di abitanti e riempito di uffici, gli impiegati arrivano la mattina e ripartono la sera per le loro case nei dintorni, provocando un traffico pendolare che intasa le strade. Se ne costruiscono nuove, mai sufficienti, fino all'autostrada urbana per cui vengono abbattuti mille alberi e 600 appartamenti. Un ramo dell'autostrada copre il letto del fiume Sihl, nel cuore di Zurigo. Le automobili correranno sui tetti e sulle cime degli alberi rimasti. Lugano. E' il caso di dire, con gli anarchici della vecchia canzone: « Addio Lugano bella ». La cittadina ridente, famosa per il suo clima, il suo lago, la sua quiete, è apparsa nella trasmissione come un concentrato urbano in cui vive un quarto della popolazione dell'intero Canton Ticino. Il lago, inquinato e sporco, è ridotto a «un accessorio trascurabile ». Gli alberghi sull'acqua cedono il posto agli uffici delle banche e delle società finanziarie che attirano gli italiani a ondate. Si costruiscono anelli au¬ tostradali e immensi parcheggi per queste invasioni temporanee, in una rincorsa senza fine che conduce a progetti allucinanti, come quello di colmare una parte del lago di Lugano per fare spazio alle automobili italiane in sosta per poche ore (si aggiungono a quelle del posto: 20 mila automezzi per 65 mila abitanti, uno ogni tre persone, bambini compresi). Il caos aumenta, il turismo è in declino. Ma nessuno saprebbe come arrestare l'evoluzione che porta denaro al nuovo tempio della finanza svizzera. Gli autori italiani dell'inchiesta, Wladimiro Cercov e Giorgio Pecorini, sono stati liberissimi nel loro lavoro. Nessuna censura preventiva. I dirigenti della televisione svizzera hanno visto ieri sera per la prima volta « La città ». con tutti i telespettatori. Cercov e Pecorini hanno profittato di questa libertà con misura, avendo la mira rivolta a soluzioni empiriche, mai utopistiche, e trascurando volutamente le città ideali o sperimentali, come quelle inglesi e scandinave. Hanno insistito molto sui problemi del traffico, avvertendo: « Il mezzo individuale è una conquista dell'uomo, finché riesce a muoversi. Quando l'automobile impiega un'ora per fare tre chilometri è un rottame, o un simbolo negativo n. La ricerca del giusto equilibrio fra mezzo privato e mezzo pubblico, fra automobile e esigenze dell'uomo, è stata delineata attraverso gustosi episodi, molto vivi, come la battaglia condotta a 1 Parigi dall'« Association pour les droits du pióton », forte di 10 mila iscritti. L'ha fondata un cittadino convinto di una semplice verità: pochi pedoni ricordano di essere tali e di avere precisi diritti, come quello di camminare senza venire arrotati, di passare sui marciapiedi senza fare una gimkana tra i paraurti delle automobili in sosta, di sostare a un caffè senza essere avvelenati dagli scappamenti. « La sola parola pedone suscita compatimento. Noi proclamiamo che l'uomo nasce libero, uguale e pedone », è il messaggio dell'associazione francese, ramificata in tutta Europa, con congresso in ternazionale a Berlino. i pedoni ribelli La trasmissione di ieri sera ha fatto vedere i pedoni ribelli di Parigi impegnati in una marcia rumorosa (i cartelli con immagini di piedi enormi) per bloccare il progetto di un'autostrada urbana sulla riva della Senna ancora riservata all'uomo che sa camminare. Sono riusciti anche a salvare il giardino di Place des Vosges, minacciato da un parcheggio, e gli alberi delle Tuileries. I pedoni possono vincere. Ma per quanto, in quali città e società, se la condizione umana è oggi segnata dalla rinuncia e dall'accettazione? Dagli schermi svizzeri è arrivata ieri la voce di un amministratore comunale italiano, Pier Luigi Cervellati, assessore al traffico di Bologna: « Nessun dittatore riuscirebbe mai a imporre i disagi e i sacrifici che i cittadini sopportano cosi lietamente ». Mario Fazio

Persone citate: Giorgio Pecorini, Mario Fazio, Pier Luigi Cervellati, Raphael Alberti, Wladimiro Cercov