Malagodi: grave in Italia la situazione economica di Vittorio Zucconi

Malagodi: grave in Italia la situazione economica Alla riunione dei ministri finanziari Cee Malagodi: grave in Italia la situazione economica La dichiarazione del ministro del Tesoro smentisce di fatto quanto affermato giovedì dalla delegazione italiana Gli ambienti comunitari commentano con perplessità gli atteggiamenti "fluttuanti" del nostro Paese - Punti d'accordo tra i governi del Mec saranno discussi lunedì a Washington - Incontro dei "9" domani a Bruxelles (Dal nostro corrispondente) Bruxelles, 23 marzo. Ventiquattr'ore dopo d'aver dichiarato di fronte ai ministri deUe Finanze Cee che «l'Italia è uscita, pur con le dovute cautele, dalla recessione», i rappresentanti itaUani hanno notevolmente attenuato oggi questo giudizio, precisando, nella stessa sede, che « pur esistendo qualche sintomo di miglioramento congiunturale, la situazione permane molto grave ». E' arrivato dall'Italia personalmente il ministro del Tesoro, Malagodi, per correggere l'impressione lasciata ieri dal testo letto dalla delegazione italiana, un po' troppo ottimistico forse, e non in sintonia con quanto il nostro Paese aveva sostenuto quindici giorni fa, affermando che proprio le « difficoltà economiche interne » erano alla base della nostra decisione di non partecipare al « fronte monetario » Cee. La riunione di oggi a Bru xelles (che non aveva carattere ufficiale) era stata con vocata per permettere ai No ve di discutere un atteggiamento comune di fronte agli americani, che incontreranno lunedì e martedì a Washing ton, nel quadro del Fondo morretario-Gruppo dei Venti, ma è stata particolarmente utile per ritornare sulla questione congiunturale italiana e le sue implicazioni europee. Gli ambienti della Cee com- a , mentano oggi con rinnovata perplessità questi atteggiamenti « fluttuanti ». Nel clima attuale nascono facilmente voci pericolose, anche se probabilmente infondate, che testimoniano del momento critico che attraversano le relazioni intracomunitarie. Ricordando le notizie dei giorni scorsi su un possibile «vertice a tre» Francia-GermaniaInghil terra (smentite da tutti i Paesi interessati) riprendono a circolare notizie su una sorta di « direttorio » dei Paesi maggiori, naturalmente ufficioso. Abbiamo avvicinato i protagonisti della riunione di oggi. Giscard d'Estaing ha risposto categoricamente che simili voci possono essere «accreditate soltanto da chi non conosce a fondo la politica europea». Lo stesso Malagodi ne ha parlato poi in modo più approfondito: «Senza voler fare il processo alle intenzioni altrui — ha detto — basta pensare a quanto diverse sono le interpretazioni di questi tre Paesi su molti problemi importanti per smentire immediatamente una simile ipotesi. Dopo la prima fase della recente crisi monetaria, quando in effetti alcuni Paesi si consultarono separatamente provocando le nostre energiche proteste, il lavoro si è se7?ipre svolto a nove ». « E poi — ha aggiunto ancora Malagodi — chi può avere interesse a condurre la Cee ad una crisi politica di ampiezza tanto grande quale sarebbe provocata da un cosiddetto direttorio? ». « Stiamo attenti — ha ammonito infine il ministro — a non lasciarci prendere dàlia mania dì persecuzione: è il modo migliore per avere poi realmente amare sorprese ». Abbiamo chiesto poi a Malagodi se la buona tenuta della lira rispetto alle altre valute Cee registrata in questi primi giorni di apertura dei mercati potrebbe accelerare un rientro dell'Italia nel «serpente» dei Sei. Ma il ministro ha risposto che « è ancora troppo presto per avere un'indicazione certa sul comportamento dei mercati valutari ». E dopo quanto tempo queste indicazioni diventeranno attendibili? « Solo l'esperienza potrà dirlo », ha affermato cautamente il ministro. Nel dibattito di ieri era emersa una certa discordanza fra le tesi della Cee (l'aumento dei prezzi provocato in Italia dall'Iva è « molto preoccupante ») e quelle italiane (incremento contenuto). Malagodi ha detto che gli esperti europei « hanno fatto riferimento ad un periodo troppo breve », mentre le nostre interpretazioni « guardano la incidenza iniziale su un arco più ampio ». Tornando ai problemi monetari internazionali, la riunione di oggi ha permesso ai Nove di trovare alcuni punti di convergenza che saranno sostenuti di fronte agli americani lunedì prossimo. Essi riguardano: 1) i meccanismi che dovranno regolare, in futuro, i cambiamenti di parità nel nuovo sistema monetario mondiale (cioè che cosa e chi dovrà determinare rivalutazioni e svalutazioni delle monete); 2) la necessità di un ritorno ad una parziale convertibilità del sistema (cioè del dollaro); 3) le conseguenze per i Paesi in via di sviluppo delle decisioni monetarie prese dalle na¬ zpnasrmdg zioni più forti (qui affiora il problema del petrolio). Sul primo punto (meccanismi di aggiustamento) si è appreso che i Nove rifiutano sostanzialmente la tesi americana di mutamento automatico della parità in caso di squilibri fondamentali, segnalati da « indicatori » come la bilancia dei pagamenti o la situazione delle riserve, ma suggeriscono piuttosto una forma di collaborazione fra paesi in « surplus » e Paesi in «deficit». Gli indicatori sarebbero utili, ma solo come segnali d'allarme e andrebbe affidato al Fondo monetario internazionale un ruolo più decisivo, quasi di arbitraggio. Più nebulosa la tesi dei Nove sulla convertibilità e i rapporti con i Paesi in via di sviluppo (cioè soprattutto con i Paesi produttori di petrolio irritati dalle continue svalutazioni del dollaro): sarà messa a punto, in un incontro riservato dei Nove ministri e dei governatori delle Banche centrali alla vigilia della riunione di lunedi, cioè domenica; è probabile che gli europei insisteranno comunque per un ritorno parziale alla convertibilità, almeno dei dollari per così dire «nuovi» (un miliardo al mese, ha detto Malagodi) che fluiscono regolarmente dagli Stati Uniti, aggravando il deficit dei pagamenti americano e incrementando in maniera abnorme la liquidità monetaria internazionale. Secondo il ministro olandese delle Finanze, si dovrebbe procedere, ad esempio, a breve scadenza, al congelamento almeno di 30 degli 80 miliardi di dollari vaganti nel mondo. Vittorio Zucconi dvrdc Il ministro Malagodi

Persone citate: Giscard D'estaing, Malagodi

Luoghi citati: Bruxelles, Francia, Italia, Stati Uniti, Washington