Il futuro con la biologia

Il futuro con la biologia James Danielli oggi ai "Venerdì Letterari,, Il futuro con la biologia Lo scienziato che ha "costruito" una cellula - Speranza in una società nuova Da buon « apprendista stregone » (è stato il primo Scienziato del mondo a costruire, due anni fa, una nuova cellula vivente e capace di riprodursi, mettendo insieme pezzi ricavati da vari organismi) il professor Danielli è un ottimista: « Sì, sono veramente persuaso che l'uomo abbia la possibilità tecnica di giungere a controllare la vita, a plasmarla secondo la sua volontà. Certo ci vorrà del tempo, via ormai siamo in possesso delle cognizioni basilari, o almeno ne intravediamo le grandi linee ». James Fred Danielli, biologo di favoleggiata origine italiana (sembra che la sua famiglia si sia trasferita in Inghilterra dal contado fiorentino due secoli or sono ) parla staccando bene le parole, ritornando più volte su un concetto, preoccupato di essere preciso, che non ci siano dubbi su quanto dice. E' arrivato nella nostra città, con una valigia e un raffreddore, per tenere una conferenza ai Venerdì culturali dell'Aci, nella sala del teatro Carignano. Riferirà sugli esaltanti esperimenti compiuti a Buffalo dal suo istituto (vogliono dargli il Premio Nobel), illustrerà che cosa finora si è fatto nel campo delle mutazioni geniche guidate, dirà che cosa resta da fare nello studio dei « bio-montaggi » cellulari, indicherà quali sono i maggiori ostacoli che ritardano le ricerche; soprattutto, e qui si intravede l'ambizione dell'uomo di vasta cultura, non soltanto del tecnico specializzato in un singolo settore e sordo a tutto il resto, vuole introdurre un discorso più generale e più importante: l'umanità è ormai giunta quasi al punto di passare da una civiltà tecno-meccanica (dove l'interesse preminente resta il procurarsi il cibo, come al tempo dei dispotismi agrari precapitalisti) ad una civiltà bio-tecnologica, infinitamente più complessa. Siamo pronti ad abbandonare i nostri pregiudizi collettivi, ci sentiamo in grado di passare dall'attuale organizzazione nazionalistica, e potremmo dire tribale, fatta di tanti piccoli o grandi « clans » giustapposti, ad una « ipersocietà» mondiale, più alta e più integrata, che non giochi con le religioni, le barriere doganali, i missili e le bombe atomiche? Da un problema strettamente scientifico (la sintesi di forme viventi partendo da sostanze inorganiche, la costruzione di nuovi « geni » tali da modificare in un senso predeterminato le caratteristiche ereditarie degli esseri) siamo passati dunque ad un problema filosofico, o almeno sociologico. E' Rostand, crediamo, che scrisse che la biologia è la sociologia e la politica di domani. Rostand disse anche che Mozart va bene, ma cento Mozart tutti assieme e nessun cuoco, che disastro! E' una battuta irritante, brutale. Ma puntualizza il problema intravisto con tan-1 ta acutezza da Aldous Huxley nel suo Brave neio ivorld, con i suoi uomini fatti a macchina, con una scheda perforata, tipi alfa e beta e epsilon (questi, gli schiavi soddisfatti), secondo gli ordini di un mostruoso onnipotente cervello-dio. Sarà questa, allora, la società di domani? Danielli non risponde. L'architetto della cellula, l'apprendista stregone che opera con virus e organuli e battèri, un po' di paura ce l'ha. Dice soltanto che l'uomo è fatto in modo che non può fermarsi, deve andare avanti. Nel bene e nel male, l'uomo deve seguire il suo destino. Umberto Oddone

Persone citate: Aldous Huxley, Danielli, James Danielli, James Fred Danielli, Mozart, Rostand, Umberto Oddone

Luoghi citati: Buffalo, Inghilterra