Il moderatore in divisa

Il moderatore in divisa IL VOTO NON HA RISOLTO LA CRISI DEL CILE Il moderatore in divisa Il generale Carlos Prats, ministro dell'Interno, avrebbe l'ambizione di favorire una svolta moderata: un accordo cioè tra Allende e l'opposizione, che isoli le ali estreme e sottragga il Paese alla catastrofe economica - Il Presidente avrebbe deciso di rimaneggiare il governo e le alte gerarchie del suo partito: i socialisti continuano infatti ad essere più intransigenti dei comunisti (Dal nostro inviato speciale) Santiago, 22 marzo. A leggere certi giornali e documenti di partiti, anche della coalizione governativa, si direbbe che il Cile sia sull'orlo del collasso sociale ed economico. Le elezioni non hanno portato la chiarezza che tutti si auguravano, il presidente Allende è costretto a prendere decisioni radicali per salvare il Paese dal disastro cui lo ha portato la « via cilena al socialismo ». La più diffusa rivista cilena, Ercilla, titola su tutta la copertina « L'inverno della fame », annunciando un'inchiesta sul¬ la situazione agricola di quest'anno, con un raccolto fra i più miseri nella storia del Paese. La causa della carestia è dovuta in gran parte alla riforma agraria, realizzata con sistemi colcosiani. La terra è dello Stato ed il contadino, deluso nella sua aspettativa di diventare proprietario, non lavora e lascia i campi incolti. Dal 1970. anno in cui il presidente Allende prese il potere, la produzione di grano è scesa da un milione quattrocent'omila tonnellate a meno di ottocentomila. Bisogna importare ciò che i contadini non hanno più prodotto; mancano però i dollari necessari per gli acquisti sui mercati esteri. La mancanza di valuta estera sta diventando tragica, e se l'impossibilità di importare grano e carne significa la fame entro qualche mese, la scarsezza di dollari per comperare pezzi di ricambio e materie prime vuol dire la paralisi di molte attività entro breve tempo, quindi la disoccupazione per molti operai. L'altro ieri le maestranze d'una fabbrica di tessuti in fibre sintetiche hanno fatto un corteo fino al Banco Cen- trai reggendo cartelli sui quali era scritto: « Dateci dollari per il nostro lavoro ». I carabinieri li hanno accolti con lanci di bombe lacrimogene, paralizzando il traffico per molte ore nel centro della città. Ieri però, nel tardo pomeriggio, il partito socialista ha indetto una grande manifestazione popolare nel quartiere La Florida dove, durante tino scontro notturno fra socialcomunisti e democristiani, era stata incendiata una sede rionale del partito socialista. Oltre ad un reale risentimento per la devastazione della sede, la mobilitazione del partito socialista esprimerebbe la volontà di silurare, d'accordo con i gruppi rivoluzionari, le iniziative di Allende per riportare la politica e l'economia cilena su posizioni più moderate. Fra tante incertezze e tumulti, le code per comperare non importa che cosa si dipanano lungo i marciapiedi per centinaia e centinaia di metri. Si fa la coda per un po' di pesce, un pacchetto dì sigarette, la margarina. Le ambasciate, che non possono più approvvigionarsi in Cile, mandano le loro camionette a Mendoza. in Argentina, da cui tornano con carne, zucchero, burro e quanto occorre per vivere. La situazione, soprattutto per ciò che si riferisce al bisogno di valuta estera, diventerà esplosiva già in aprile, quando l'inverno australe si affaccerà alle porte: a meno che non si prendano subito provvedimenti. Lo afferma uno studio del Mapu, un piccolissimo partito cristianomarxista uscito dalla de prima del più cospicuo gruppo della sinistra cristiana. Proprio per questi motivi sembra che Allende abbia deciso di rimaneggiare totalmente il suo governo ed anche le alte gerarchie del suo partito, quello socialista, che si è rivelato d'un massimalismo,intransigente, scavalcando di gran lunga i comunisti. L'attuale segretario del partito Carlos Altamirano sarebbe sostituito con un elemento più moderato e la compagine governativa sarebbe totalmente riveduta e corretta in direzione moderata, in modo da offrire alla democrazia cristiana, se non la possibilità d'una collaborazione diretta, almeno quella di una benevola astensione quando si discuteranno le leggi in Parlamento. Oggi la de si trova in una posizione scomoda, avendo come partner, all'opposizione, i nazionalisti conservatori. Temendo di perdere l'elettorato popolare, tenta una manovra di sganciamento dal provvisorio alleato per riprendere un'autonomia che le potrebbe essere utile nel 1976, quando ci saranno le elezioni presidenziali. Una neutralità benevola nei confronti del governo di Allende, costituito con determinate garanzie, tra cui l'abbandono della nazionalizzazione ad ogni costo, anche di una fabbrica di fiammiferi, allenterebbe la tensione sociale che sfocia in scontri fra opposte fazioni, ridarebbe fiducia agli operatori economici che tornerebbero ad investire nell'industria e riporterebbero la produzione a livelli accettabili. Di questa politica moderata sembra fautore il ministro dell'Interno gen. Carlos Prats, sagace mediatore fra governo e de. In questa sua politica egli sarebbe sostenuto dai comunisti, ma avversato dai socialisti, e pare sia stato proprio lui a suggerire ad Allende la sostituzione degli esponenti più estremisti del suo partito per consentire un dialogo politico con l'opposizione: in caso contrario il Cile potrebbe arrivare alla catastrofe, come già stava per accadere nell'ottobre dell'anno scorso, con gli scontri sanguino- si ira polizia e dimostranti per lo sciopero degli autotrasporti. Conversando con un giornalista, il generale Prats ammise d'essere entrato nel governo Allende per evitare la guerra civile. Ed è nuovamente per evitare tale funesta evenienza ch'egli agisce ora da moderatore. Quanto successo egli possa avere è difficile dire: la situazione cilena è molto confusa, soprattutto per l'intervento sempre più frequente nella vita politica dei gruppuscoli d'estrema sinistra che, prevedendo l'accordo fra Allende e l'opposizione, già hanno incominciato una campagna di sabotaggio contro dì lui, accusandolo di riformismo, di alleanza coi plutocrati, invadendo quasi ogni giorno terre nel Sud del Paese e aree fabbricabili nelle popolose periferie di Santiago e delle grandi città. Francesco Rosso Santiago del Cile. Donne ad un comizio di Eduardo Frei, capo della de ed ex presidente della Repubblica (Foto Team)

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