Morire per sentenza?

Morire per sentenza? POLEMICHE NEGLI STATI UNITI SULLA PENA CAPITALE Morire per sentenza? L'ultima esecuzione nel Nordamerica avvenne nel giugno '67, nel Colorado: un assassino della moglie e di tre figli fu soffocato nella camera a gas - Poi, mentre 707 condannati aspettavano il loro destino nel "braccio della morte" dei penitenziari, la Corte Costituzionale interveniva: cinque voti contro quattro, dichiaravano la pena capitale "crudele, ingiusta e illegale" Da quel giorno l'opinione pubblica è divisa e due settimane fa il presidente Nixon ha proposto il ripristino della condanna (Dal nostro corrispondente) New York, 21 marzo. Louis Monge venne giustiziato in Colorado il 2 giugno del '67. Aveva 48 anni. Una notte, tempo prima, aveva ucciso la moglie, in stato interessante, e tre dei sette figli". Lo mandarono alla camera a gas, drogato, sorretto dal prete. Fu l'ultima esecuzione capitale negli Stati Uniti. Altrove, la condanna a morte non s'applicava da oltre un quinquennio: nel Maryland ad esempio, la macabra cerimonia, fissata tradizionalmente per le 10 del mattino di ogni 9 giugno, era stata sospesa nel '61. Con una sentenza dell'Alta Corte o una legge del Parlamento, qualche Stato aveva già abolito la pena. Il caso Manson «Dal 2 giugno del '67 al 29 giugno del '72 tuttavia» mi dice un insigne giurista di Harvard, James Voronberg «molti tribunali americani continuarono a condannare alla camera a gas o alla sedia elettrica assassini, rapinatori, stupratori». All'inizio dell'anno scorso, 704 uomini e 3 donne attendevano nel «braccio della morte» d'essere giustiziati «Ogni giorno» mi racconta lo scrittore Stephen Neary, autore di una celebre inchiesta sulle carceri degli Stati Uniti «erano consentite loro tre o quattro ore di studio e altrettante di ginnastica, e ogni weekend vìsite di amici e parenti e serate al cinema. Ma al momento di dormire, non sapevano mai se la mattina successiva li avrebbe risvegliati 11 solito secondino, o il boia» «La storia della condanna a morte» prosegue James Voronberg «cambiò nel febbraio del '72, in California». Per il ridente Stato del sud-ovest, fu un periodo turbolento. Sirhan Sirhan, l'uccisore di Robert Kennedy, Charles «Satana» Manson, l'ispiratore dell'eccidio nella villa dell'attrice Sharon Tate, erano stati condannati a morte. La «pasionaria» negra Angela Davis era sotto processo. Violenti sentimenti s'agitavano intorno a questi personaggi. D'improwi so l'Alta Corte californiana dichiarò la condanna a morte incostituzionale. «Il braccio fatale era il più affollato di tutti gli Stati: 107 persone, contro 99 in Florida, 55 nell'Ohio, 45 nella Louisiana, 41 nella Georgia». Invano, il governatore Reagan, un ex re di Hollywood, parlò di «violazione della Costituzione», di «tragico errore», di «gravi ripercussioni» nell'intera nazione. «Dalla fine della guerra — mi spiega il giurista — l'Alta Corte californiana ha svolto una funzione di guida nelle vicende del nostro diritto. Ha promosso la riforma dei movimenti civili dell'assistenza sociale». La sen tenza non passò inosservata Washington. Il giugno del '72 quando gli appelli di tre condannati a morte giunsero alla Corte Suprema, il New York Times scrisse: «Forse, siamo alla vigilia di uno storico evento. Il presidente della Corte Surfer e suoi otto colleghi non possono ignorare quanto è accaduto in California». «Il New York Ti mes — dice Voronberg — aveva ragione». Gli appelli furono il banco di piova decisivo. I tre condannati erano tutti negri, William Furman e Lucious Jackson, di Savannah, nella Georgia, ed Elmer Branch, di Vernon, nel Texas Furman aveva assassinato un bianco nel corso di una rapina Jackson e Branch avevano violentato due donne, bianche anch'esse, senza però ucciderle Per 5 voti a 4, la Corte Costituzionale si pronunciò contro la pena capitale «perché rappresenta una posizione ingiusta crudele, in contrasto con l'ottavo e col quattordicesimo artico lo della Costituzione». Osserva Stephen Neary: «I cinque voti contro furono quelli di giudici nominati prima dell'ingresso del presidente Nixon alla Casa Bianca, i quattro a favore della pena capitale degli altri». Cinque punti James Voronberg ammette che la sentenza del 29 giugno «non brillava per chiarezza». 11 giudice Stewart, che aveva vota to per l'abolizione della conciali na a morte, le impose dei limiti sostenendo che non sempre essa era crudele ed insolita. Il presi dente della Corto Burger con dannò addirittura l'operato dell maggioranza dei colleghi, perché «avevano invaso il campo del Congresso, confondendo potere giudiziario e potere legislativo». Ricorda Stephen Neary: tmf «Scoppiò subito un aspro dibattito tra abolizionisti e conservazionisti. Ma il giubilo degli uomini e delle donne che popolavano i "bracci della morte" offuscò tutto il resto». I direttori delle carceri aprirono le porte delle celle, gli scampati vennero fotografati accanto alle sedie elettriche, nelle camere a gas, in quella che la Washington Post chiamò «un'orgia-di eccitazione e di cattivo gusto». «Ma era chiaro —; ha commentato l'ex ministro della Giustizia Ramsey Clark — che la vicenda non poteva considerarsi chiusa». Nixon, un ex avvocato un fautore della «legalità ed ordine», dimostrò di disapprovare la decisione. In silenzio, incominciò a preparare un progetto legge per il ripristino parziale della pena capitale. La scorsa settimana lo ha reso pubblico. Il progetto prevede l'esecuzione in cinque casi: l'alto tradimento in tempo di guerra, lo spionaggio e il sabotaggio, il rapimento, il dirottamento aereo, l'assassinio di poliziotti, gli attentati dinamitardi pubblici. Deterrent? «L'esecuzione capitale è automatica — ha precisato Ramsey Clark, discutendone alla televisione^— quando, se l'imputato è stato giudicato colpevole, la giuria scopre circostanze aggravanti. Le circostanze possono essere la perdita di una vita umana, il pericolo grave per la sicurezza dello Slato e così via». Ha aggiunto l'attuale sottosegretario alla Giustizia Henry Petersen: «Così concepita, l'esecuzione sarà un deterrent efficace: chi di¬ rotta un aereo, eviterà di uccidere passeggeri perché saprà che, in caso di cattura, finirebbe inevitabilmente nella camera a gas o sulla sedia elettrica». L'esistenza di circostanze attenuanti permetterebbe invece al colpevole di «cavarsela con una semplice pena detentiva». L'intervento del presidente e Nixon ha accentuato la frattura. Oggi, gli Stati Uniti sono divisi in due. Un prete cattolico, deputato al Parlamento per il Massachusetts, don Robert Drinan, ha presentato un «controprogetto legge», dove si sostituisce l'ergastolo alla condanna a morte. L'associazione «Per l'abolizione dell'assassinio legalizzalo» e quella «per la difesa civile» hanno incominciato una vigorosa campagna per la modifica della Costituzione. I giornali più aperti, come il New York Times e la Washington Post, hanno criticato con asprezza Nixon, e i più conservatori, come la Chicago Tribune, lo hanno esaltato. Il Consiglio mondiale delle Chiese ha difeso «la santità della vita», il partito repubblicano ha rammentato «la escalation della violenza» nelle metropoli. Petizioni opposte sono in preparazione in ogni Stato dell'Unione. «Si scontrano le argomentazioni legali più sottili» dice il procuratore distrettuale del Bronx, a New York, Paul Roberts. Secondo il presidente Ni xon, «la Corte Suprema ha soltanto obiettato al fatto che, attualmente, la condanna a morte è applicata in modo arbitrario e capriccioso». Secondo padre Drinan, la condanna a morte è sempre «arbitraria e capric ciosa», ed il Congresso deve stroncare i dubbi lasciati dalla sentenza. «Il progetto legge del Presidente» ha affermato il pre te «è un tentativo di sfruttare la paura per l'ondata della crimi milita, non di combattere la criminalità stessa». Ramsey Clark vede nell'atteggiamento presidenziale un ri schioso, elemento politico. «Nixon considera la generica clemenza dei tribunali e il clima permissivo degli Anni Sessanta le cause principali del "boom" dpemslgqanll dei reati negli Stati Uniti. A suo parere, s'è diffuso il tragico equivoco che non il criminale, ma la società è responsabile. Mi sembra un salto indietro, alla filosofia e allo stile .del Nixon degli Anni Cinquanta. Come in quel periodo conquistò il potere accusando gli avversari di essere molli" nei confronti del comunismo, così oggi accusa di essere molli" quelli che non accettano la sua interpretazione della legalità e dell'ordine». Continua Clark: «I mali vanno curati alle radici, non in superficie». Qualcuno ha parlato persino di «neomaccartismo», ritenendo che l'insistenza sulla sicurezza dello Stato e la lotta contro il terrorismo nascondano uno strumento per la repressione. «E' un'as. urdità — ribatte il Wall Street Journal —, semmai è un eccesso nel combattere la decadenza civile del paese». Ma Edward Kennedy sottolinea che «la sentenza della Corte Suprema ha dato nuova vita alla democrazia americana e alla giustizia», e annullarla rappresenterebbe «un salto nel buio». I negri James Voronberg è ancora più esplicito: «Come giurista, debbo esprimere dei dubbi sulla costituzionalità del progetto legge presidenziale». Voronberg teme che si ripetano casi come quelli di Sacco e Vanzetti nel 1927, dei Rosenberg nel 1953, dove xenofobia e anticomunismo alterarono il procedimento penale, e che costituiscono «macchie inde¬ b e lebili» della storia americana. Paul Roberts, il cui borough o distretto comunale è il più turbolento di New York, pensa che, anche esulando dalla politica, l'esecuzione capitale sia «contraddittoria» per come si concreta in America. *// giudice della Corte Costituzionale Douglas ha scritto che essa colpisce soprattutto i poveri e i negri. E' vero. Il maggior numero delle condanne a morte viene emesso nel profondo Sud, o negli Stati con forte immigrazione di colore. I negri sono solo il 12 per cento della popolazione. Ma dal 1930, su 3859 persone giustiziate, il 54,6 per cento apparteneva a quella o altre minoranze». L'attesa è finita per i 707 dei «bracci della morte»? «No — risponde Ramsey Clark —. Non voglio né posso fare previsióni. Ma potrebbe accadere di tutto. Prima della sentenza della Corte Costituzionale, 11 Stati avevano abolito la pena, 5 l'avevano limitata a casi estremi, come l'assassinio del governatore, o del Presidente dell'Unione». Prosegue: «A meno di una sollecita decisione del Congresso, gli Stati potrebbero adottare soluzioni diverse». E quale sarà la decisione a Washington? L'opinione pubblica più preparata è abolizionista. Ma molti pensano che la maggioranza degli americani sia dalla parte di Nixon. Finora, il Presidente ha sempre dimostrato di saper cogliere gli umori popolari nelle minime sfumature. Ennio Carette NOichtgLdn Il presidente Richard Nixon, visto da Levine (Copyright N. Y. Rcvicw ot Books, Opera Mundi e per l'Italia La Stampa)