Malagodi: la ripresa non è ancora sicura di Mario Salvatorelli

Malagodi: la ripresa non è ancora sicura Nuovi incontri internazionali per le monete Malagodi: la ripresa non è ancora sicura Il ministro del Tesoro ha parlato all'assemblea delle Banche popolari prima di partire per Bruxelles e Washington, dove parteciperà a nuove riunioni monetarie - L'intervento di Parrillo (Nostro servizio particolare) Roma, 21 marzo. Il ministro del Tesoro, Malagodi, parte domattina per Bruxelles e tornerà a Roma, via Washington, soltanto il 28 marzo. Si deve incontrare nella capitale belga per due giorni con gli altri ministri finanziari della Comunità europea, per poi partecipare a Washington alla riunione del Comitato dei « Venti », costituito dal Fondo internazionale per preparare una proposta di riforma del sistema monetario. Al suo ritorno, è stato annunciato questa sera, Malagodi riferirà — come di consueto — al presidente del Consiglio e agli altri ministri «economici » i risultati degli incontri: infine, il 4 aprile farà un'ampia relazione alla Camera, cui seguirà un dibattito. Prima di lasciare l'Italia — e una lira che anche oggi ha dimostrato una buona stabilità, guadagnando qualche frazione di punto nel cambio con tutte le valute estere, eccettuati il dollaro e la sterlina inglese — Malagodi è intervenuto all'assemblea delle Banche Popolari, dove ha fatto, però, un discorso più da economista che da monetarista, anche per non ripetere quanto già detto ieri mattina, alle commissioni del Senato. «Un paese come l'Italia — ha detto tra l'altro il ministro del Tesoro — che ha un reddito per abitante pari a circa due tersi del reddito pro-capite degli altri paesi della Comunità, non può permettersi riduzioni degli orari di lavoro al dì sotto di quelli vigenti nei paesi concorrenti, né un numero di festività superiore». «Non sono neppure compatibili — ha aggiunto — comportamenti che portano a perdite di produzione pari alla metà di quella preventivata e possibile, né comportamenti imprenditoriali di disaffezione, che contribuiscono al ristagno degli investimenti». Dopo aver ricordato l'azione del governo per «correggere gli effetti di tali comportamenti», attraverso la spesa pubblica, le aziende a partecipazione statale, la manovra monetaria e finanziaria, Malagodi ha ricordato che, presentando il bilancio 1973, lo aveva definito «un bilancio di ammonimento e di stimolo». «Lo stimolo c'è stato — ha affermato — ma l'ammonimento si è fatto sempre più necessario. Siamo ormai al limite delle compatibilità anche per la spesa pubblica: non- possiamo più indulgere a spese non obiettivamente improrogabili, specie se si guarda alle riforme che l'attuale governo ha messo finalmente in cantiere». Sul governo attuale, «la cui compattezza è stata ed è altamente soddisfacente», è ritornato Malagodi nella conclusione del suo discorso, che è terminato con una nota di ottimismo. «Dobbiamo ammonire ciascuno sulle sue responsabilità, a cominciare dalle forze politiche e sindacali, per la ripresa economica e il progresso sociale del sistema. Ma dobbiamo pure ricordare a tutti che viviamo in un mondo amico e in sviluppo, che non domanda che di trascinarci con sé; che abbiamo terra e braccia; cuore, mente e macchine. Se lo vogliamo usciremo dalla crisi, con un'Italia più saggia e migliore ». Prima del ministro del Tesoro, aveva parlato il presidente dell'Associazione tra le Benché Popolari, Francesco Parrillo, ricordando che nei sette maggiori paesi del mondo non comunista (Stati Uniti, Giappone, Germania Occidentale, Gran Bretagna, Francia, Italia, Canada) il 1973 dovrebbe registrare un aumento medio reale del prodotto nazionale lordo del 6,5 per cento, cioè tra i più alti degli ritimi vent'anni. Parrillo ha riconosciuto che l'economia italiana non è ancora uscita dalla stagnazione che la caratterizza da quasi tre anni e non ha ancora messo sotto controllo le spinte inflazionistiche. Mario Salvatorelli

Persone citate: Francesco Parrillo, Malagodi, Parrillo