L 'agente the sparò davanti afta "Bocconi,, non riconosce il luogo ove morì lo studente di Gino Mazzoldi

L 'agente the sparò davanti afta "Bocconi,, non riconosce il luogo ove morì lo studente Gianni Gallo ha ripetuto al magistrato: "Non ricordo nulla, lo giuro,, L 'agente the sparò davanti afta "Bocconi,, non riconosce il luogo ove morì lo studente Convocato dal giudice per un sopralluogo, il giovane è apparso frastornato (dopo un periodo di amnesia totale, è ora in convalescenza alla caserma "Annarumma") - Ha saputo rievocare gli episodi che precedettero la sparatoria - E' stato quindi portato nel punto ove la sua jeep venne colpita da una bomba molotov: da quel momento la sua memoria è svanita (Dal nostro corrispondente) Milano, 20 marzo. I drammatici incidenti avvenuti il 23 gennaio scorso davanti all'Università « Bocconi », dove venne mortalmente ferito lo studente Roberto Franceschi e colpito alle spalle l'operaio Roberto Piacentini, sono stati ricostruiti stamane nel corso di un sopraUuogo al quale, per la prima volta, ha presenziato l'agente Gianni Gallo, indicato dal rapporto della questura come il probabile responsabile dei due ferimenti. Una prima ricognizione giudiziaria era stata effettuata il primo di marzo, ma l'esito non era stato ritenuto determinante ai fini dell'inchiesta: in quella occasione U giudice istruttore Ovilio Urbisci e gli avvocati di difesa e parte civile si erano limitati a prendere visione del posto dove scoppiarono gli Incidenti e dei segni lasciati ' dai proiettili esplosi quella tragica notte su alcuni infissi e su una mattonella. Un nuovo sopralluogo si rendeva necessario in quanto l'agente Gallo finora non è stato in grado di ricordare le circostanze dell'episodio e di riferire sul suo comportamento: subito dopo gli incidenti era stato Colto da choc, cui era subentrata una amnesia totale che per oltre otto giorni gli ha impedito persino di parlare. Nel corso dell'interrogatorio cui è stato sottoposto, non appena le sue condizioni sono migliorate, l'agente ha risposto alle domande del magistrato in modo lacunoso: « Non ricordo — aveva detto allora non sono in grado di connettere ». Lo stesso atteggiamento ha tenuto oggi. L'agente Gallo è stato dimesso nei giorni scorsi dall'Ospedale Militare di Baggio (con una licenza di convalescenza di 180 giorni, che sta trascorrendo nella caserma « Annarumma » alla Celere in via Cagni alla Bicocca); il giudice istruttore, dopo aver chiesto il parere dei sanitari, ha deciso di effettuare oggi l'esperimento giudiziario. Gianni Gallo è un teste importante. Secondo il rapporto della questura, sarebbe stato lui a sparare sui dimostranti due colpi di pistola: sarebbe stato quindi disarmato dal vice brigadiere Agatino Puglisi, che a sua volta esplose due colpi di pistola in aria a scopo intimidatorio. Due testi volontari, il dottor Marcello Della Valle dell'avvocatura di Stato e l'impiegato di banca Italo Di Silvio, le cui abitazioni sono prospicienti all'edificio della « Bocconi », hanno invece affermato di aver visto sparare due uomini in borghese. . L'appuntamento per il sopralluogo odierno era stato fissato per le ore 9, ma Gianni Gallo, accompagnato da due suoi colleghi, è giunto sul posto soltanto dopo le 10. Con lui c'era il difensore, l'avvocato Silvano Martini. L'agente (un ragazzo robusto dallo sguardo assente), vestito con calzoni di flanella grigia, giubbotto di camoscio, camicia aperta sul collo, i capelli rossicci ben pettinati, sigaretta tra le labbra, si è subito presentato al giudice Ovilio Urbisci, che era attorniato dagli avvocati Janni e Pecorella di parte civile, dai periti d'ufficio professori Garavaglia, Ponti e Toffanin, dal perito di parte, Beluffi, e dai periti di parte civile, professori Terzian e Basaglia. Era stato proprio Gallo a sollecitare questo sopralluogo: « Vorrei — pare abbia ripetutamente detto agli psichiatri che si sono finora occupati di lui — tornare davanti alla Bocconi. Trovandomi sul posto potrei finalmente ricordare a. L'agente avrebbe voluto anche essere messo a bordo di una jeep, contro la quale avrebbe dovuto essere gettata una bottiglia molotov: « Chissà — pare abbia detto — che di fronte alla vampata, non riacquisti la memoria. Gianni Gallo ha risposto alle numerose domande che gli venivano poste dal magistrato, dagli avvocati e dai periti, ma il suo sguardo era assente, come se la mente stesse pensando ad altro. Non ha tradito alcuna emozione nel ritrovarsi nella piazza dove nella notte del 23 gennaio venivano raggiunti dalla sparatoria uno studente e un operaio. Gianni Gallo è stato subito accompagnato davanti all'ingresso del numero 26/2 di via Sarfatti, dove erano allineate le camionette della polizia quando scoppiarono i primi incidenti. L'agente, tenuto paternamente per mano dal suo difensore, ha rievocato gli episodi «he hanno preceduto la sparatoria, ripetendo quanto ha già dettò. Il gruppo si è poi spostato di una ventina di metri all'angolo tra via Sarfatti con via Bocconi, dove la jeep sulla quale si trovava l'agente venne colpita dalla bomba « molotov »: è da questo momento che l'agente non ricorda più nulla. Davanti a questa situazione il perito di parte civile, Basaglia, ha esclamato con foga: « Guardi che non esiste alcuna forma clinica per dei ricordi così frazionati ». Ma ancora una volta Gianni Galloallargando le braccia ha ripetuto: «Non ricordo: lo giuro»Sempre più frastornato, Ta gente è stato fatto spostare rn altri punti della piazza: quando è passato davanti al posto dove è caduto Roberto Franceschi — e dove ogni giorno i compagni del giovane depongono mazzi di ane¬ moni, numerosi garofani e fiori di campo — non ha denunciato la minima emozione. E' passato oltre come se quel posto non gli dicesse nulla. Gino Mazzoldi Milano. Sopralluogo del giudice Urbisci, a destra, alla « Bocconi ». Al centro, l'agente Gallo, con la sigaretta (Ansa)

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