A Sanremo il solito belga

A Sanremo il solito belga In assenza di Merckx, vince Roger De Vlaeminck A Sanremo il solito belga Dopo una corsa monotona, finale allo sprint - Secondo Francioni, terzo Gimondi (che aspettava per tirare la volata a Basso) davanti a Vari Linden - Una moto della tv "spezza" il gruppo in due sul rettilineo d'arrivo (Dal nostro Inviato speciale) Sanremo, 19 marzo. Assente Eddy Merckx, c'è sempre un belga nel destino della Milano-Sanremo. Sul traguardo di via Roma è sfrecciata prima la maglia a stelle e strisce di Roger De Vlaeminck al quale Wilmo Francioni, portacolori della G.B.C., runico che sia riuscito a restare nella scia del fiammingo della Brooklyn nella discesa dal Poggio verso Sanremo, ha invano tentato di tirare io sgambetto nella volata. Terzo, a poco più di cinquanta metri, il campione d'Italia Felice Gimondi, che si sarebbe ben volentieri sacrificato per lanciare Marino Basso nello sprint se 11 campione del mondo, come gli capita regolarmente ad ogni Milano-Sanremo, non si fosse perso per strada sugli ultimi tornanti della salita decisiva. Una «Sanremo» secondo pronostico, insomma, poiché Roger De Vlaeminck era senz'altro tra i più «gettonati» al momento della partenza da Milano, ma non per questo meno deludente. Chi sostiene che Eddy Merckx uccide il ciclismo sarà bene che rifaccia 1 suoi conti: è bastato che un banale malessere mettesse k.o. 11 reoordman dell'ora perché la «classicissima» di primavera, perduto- il suo laro, restasse praticamente al buio fino ad otto chilometri dal traguardo. Non è stata una Milano - Sanremo se non per la storia che la manda all'archivio legandola al tradizionale percorso di 288 chilometri: in realtà, salvo qualche timido accenno di battaglia, fra il Turchino ed il Berta, si è trattato di 280 chilometri di passeggiata e di otto chilometri di vera corsa, dal Poggio al traguardo. Attesa delusa Chi si attendeva che l'assenza di Merckx potesse dar luogo ad una corsa più aperta, più viva, meno legata a schemi tradizionali, resa più libera da una sostanziale eguaglianza di forze, è stato profondamente deluso. Ha prevalso, purtroppo, il «catenaccio» delle squadre che puntavano sulle gambe dei velocisti, ha dettato legge la guerra psicologica che ha visto i «grandi» della corsa guardarsi negli occhi per chilometri e chilometri, invano aspettando che qualcuno osasse togliere le castagne dal fuoco per gli altri, accendere la miccia per una battaglia senza riserve che sola avrebbe potuto sottrarre la Milano - Sanremo alla schiavitù della monotonia. Una lunga fuga degli inglesi Beyton e Lloyd, transitati sul Turchino con tre minuti sul gruppo dopo aver avuto un vantaggio •massimo di sette minuti, un'altra effimera avventura dello spagnolo Luis Ocana e di Tumellero, ripresi all'ingresso di Alasslo, sono stati 1 soli episodi vivi di una corsa senza nerbo, che accusava chiara, mene l'assenza del solito, lucido regista. Si aspettavano i tre capi, il Mele, il Cervo ed il Berta, con la speranza che almeno queste asperità, sia pure sensibilmente attenuate rispetto al passato, rluscis sero a sbloccare la situazione. Ma al di fuori di effimeri tentativi, il più consistente dei quali ha portato il belga Houbrechts ed 11 danese Bitter ad attaccare il Berta con cinquanta secondi di vantaggio, anche quest'occasione è passata senza che si Uscisse dal trito elicilo della corsa di attesa. Ripresi 1 due fuggitivi, a San Lorenzo al Mare (22 chilometri dall'arrivo) hanno tentato la sortita nove concorrenti, tra cui anche Gimondi, Boifava, Motta ed il francese Ovion, ma la loro azione è andata rapidamente in fumo. Fuga in discesa Non restava quindi che attendere, dopo uno stucchevole prologo di ben 280 chilometri, se almeno i tornanti del Poggio sarebbero riusciti ad offrire qualche pallida emozione. Uno scatto del belga Verbeeck, seguito dal francese Ovion e da De Vlaeminck; ad essi si aggiunge l'allampanato Francioni. Ovion e yerbeeck cedono, il toscano della GBC e De Vlaeminck scollinano per primi, il belga (memore della lezione di Merckx, che proprio in questa discesa l'anno scorso vinse la sua quinta «Sanremo») corre grossi rischi in curva per accentuare il vantaggio sul gruppo. Francioni gli resiste e cerca invano la collaborazione del belga quando la strada, terminata la-picchiata, si inclina in dolce declivio verso l'abitato di Sanremo. Roger non è un ingenuo, vivacchia a ruota dell'altro fin che può, si riscuote soltanto a cinquecento metri dal traguardo, quando vede profilarsi alle sue spalle la sagoma biancorossoverde di Gimondi, decisosi, sia pure con ritardo, a pensare al fatti suoi dopo aver invano aspettato di poter pilotare Basso nella volata. Contro il prepotente «serrate» di De Vlaeminck, per Wilmo Francioni, che conclude la corsa piangente per l'occasione clamorosamente mancata, non c'è niente da fare. E Gimondi, ancora una volta il più regolare fra 1 nostri, conclude la corsa a poche decine di metri dai due, lasciando alla «freccia» Van Linden soltanto la soddisfazione del quarto posto. All'arrivo si lamenteranno in molti per un temerario carosello della motocicletta della telecamera mobile, che ha rotto in due il plotone, falsando l'esito della volata. Ma quando De Vlaeminck e Francioni se ne sono andati in discesa, la telecamera mobile non c'era ed è stato quello il solo momento valido della corsa. Il resto, come sempre, sono soltanto delle scuse puerili.Gianni Pignata ORDINE D'ARRIVO: 1. Roger De Vlaeminck (Belgio), 288 km in 6 ore 53*34", media km 41,780; 2. Francioni a 2"; 3. Gimondi a 4"; 4. Van Linden (Bel.) a 6"; 5. Sercu (ld.); 6. Verbeeck (id.); 7. Parecchlnl; 8. Ongarato; 9. Gulmard (Fr.); 10. Godefroot (Bel.); 11. Bitossi; 12. Van Roosbroeck (Bel.); 13. Leman (id.); 14. Vasseur (Fr.); 15. Bergamo. Sanremo. L'arrivo vittorioso di Roger De Vlaeminck (Tel.)