Rumor e Piccoli favorevoli ad aprire il dialogo col psi di Giovanni Trovati

Rumor e Piccoli favorevoli ad aprire il dialogo col psi Dopo Fanfani, Moro e le sinistre della de Rumor e Piccoli favorevoli ad aprire il dialogo col psi Rumor: "Le riforme non sono più rinviabili"; "Lo Stato spende molto, ma solo perché si dilatano le spese correnti"; "L'Italia rischia di restare ai margini dell'Europa" - Piccoli: dal '60 al '72 le ore lavorative perdute per scioperi sono state 3,5 milioni in Germania, 33 milioni in Francia, 181 milioni in Italia (Dal nostro, corrispondente) Roma, 17 marzo. Rumor e Piccoli hanno parlato oggi al convegno della loro corrente in preparazione del congresso democristiano di giugno: se era scontato il no al centrismo dei gruppi di Moro, DonatCattili, De Mita, c'era attesa per conoscere la posizione dei rappresentanti della corrente di maggioranza. Rumor e Piccoli (con maggior insistenza il primo) hanno preso le distanze dall'attuale formula di governo, dicendo che è necessario avviare il dialogo con I socialisti, cosi come va ripetendo Fanfani. Per meglio capire gli studiati passaggi del discorso di Rumor, bisogna ricordare che la sua corrente « pesca » in una base di iscritti, preoccupata della passata esperienza di Centro Sinistra. Nel suo lungo intervento accenna di sfuggita a Forlani e ad Andreotti, un accenno che sa di formalità, mentre insiste nel dichiararsi d'accordo con Fanfani è con La Malfa. Intanto, osserva, non è vero che dalle elezioni del 7 maggio sia stata esclusa la collaborazione di Centro Sinistra. Ma riconosce che va rivista la passata esperienza. Il « ripensamento » già si sarebbe dovuto fare nel 1970 (quando egli si dimise da presidente del Consiglio e il Centro Sinistra proseguì con Colombo). Il non averlo fatto per tempo ha avuto come conseguenza l'inceppamento del sistema economico, l'aumento e la dispersione spesso corporativa delle tensioni sociali, la fosca ipotesi d'una rinascita di equivoche tentazioni fasciste e l'infantile, aberrante violenza pseudo rivoluzionaria. Ma non si può dar colpa degli insuccessi solo ai socialisti, « non è giusto, né producente scaricare su altri tutti gli errori che sono stati comuni e quindi anche nostri ». Rumor parla delle riforme della scuola, della casa, della sanità, dei trasporti e si domanda se si possono considerare riforme («Io sono per quel tanto di rottura di reddito parassitario e di interessi corporativi che debbono pur fare»), perché in realtà si tratta di non più rinviabili «assetti civili». La vera riforma è quella della pubblica amministrazione: lo Stato spende molto non per investire, non per fare riforme, ma per la continua dilatazione delle spese correnti. Se la pubblica amministrazione non fatc funziona, non si può pensare alla programmazione. Rumor si dilunga sulle ultime vicende monetarie, per constatare che l'Italia corre il rischio di restare ai margini dell'Europa, « con conseguenze difficilmente valutabili ». « Ha ragione Fanfani — dice — quando afferma che l'impegno di non allargare ulteriormente il divario tra l'Italia e l'Europa, di cui abbiamo provato di recente il brivido, è uno dei temi di riflessione e di determinazione ». « Ha ragione La Malfa che da tempo afferma che per essere mediterranei in modo proprio ed efficace dobbiamo essere innanzitutto europei ». La situazione obiettiva pone l'esigenza di « sentire il polso » del Paese: « Al ricupero della collaborazione del psi ci spingono ragioni che hanno un serio fondamento e che vanno dall'opportunità di un vasto schieramento di maggioranza dinanzi ai problemi che abbiamo di fronte, alla considerazione delle conseguenze di una definitiva collocazione del psi all'opposizione ». Piccoli è sulla linea di Rumor: « L'Italia si è già allontanata dall'Europa nel momento in cui la sua economia e la sua moneta non riescono a stare al passo con le altre economie e le altre monete europee »: « Il mantenimento dei socialisti nell'area democratica, e quindi la possibilità del loro ricupero nell'area di governo, è importante per il Paese ». Alla sua relazione ha allegato- un'« appendice documentata sui problemi economici ». Un punto riguarda gli scioperi e un altro il costo del lavoro nel Mec. Dal 1960 al 1972 le giornate lavorative perse per sciopero sono state 3 milioni e mezzo in Germania, 33 milioni in Francia, 181 milioni in Italia. H costo complessivo del lavoro ha raggiunto in Italia livelli europei, ma inferiori sono salari e stipendi che operai e impiegati portano a casa: l'incidenza degli oneri sociali a carico degli industriali è del 10 per cento del costo totale del lavoro in Inghilterra, del 17 per cento in Germania, del 26 in Francia e 32 in Italia. Giovanni Trovati l Mariano Rumor