Telefoni: ancora mute le bobine che scottano di Guido Guidi

Telefoni: ancora mute le bobine che scottano Le lunghe indagini sulle intercettazioni Telefoni: ancora mute le bobine che scottano Il magistrato non ha potuto ascoltare le registrazioni aìl'Ànas perché sprovvisto dell'apparecchio adatto - Forse oggi l'audizione - Negata la libertà all'ex commissario Beneforti (Nostro servizio particolare) Roma, 16 marzo. Il pacco con le bobine che « scottano » è stato aperto ed immediatamente chiuso: il consigliere istruttore Achille Gallucci ha dovuto rinunciare ad ascoltare le registrazioni delle conversazioni fra l'ing. Ennio Chiatante, ministri, ex ministri, leaders politici e parlamentari. Il registratore a disposizione del magistrato è risultato inutilizzabile perché l'aw. Fabbri intercettò i colloqui con un nastro particolare che presuppone un altro tipo di apparecchio per poterlo ascoltare. L'esame del materiale che l'avvocato romano — l'unica persona, per ora, in grado di giudicarlo — continua a definire « esplodente » perché costituirebbe la prova degli illeciti compiuti all'Anas è stato rinviato a domani, se non addirittura a martedì. L'aw. Fabbri ha lasciato il Palazzo di Giustizia con l'atteggiamento di chi non ha nulla da temere. Insiste nel dire di avere intercettato le telefonate e i colloqui dell'ex direttore generale dell'Arias soltanto perché spinto da « amore di Patria » e non è affatto turbato che il suo ex dipendente, Nicola Di Pietrantonio, continui ad accusarlo di avere guadagnato tre miliardi di lire vendendo le informazioni intercettate ai titolari delle imprese che volevano vincere gli appalti dei lavori dell'Anas. Si atteggia a difensore del « bene pubblico» e della giustizia. Il magistrato, invece, mostra di avere ancora molti sospetti. Non soltanto lo ha indiziato di reato per la tentata estorsione di cui sarebbe stato vittima l'ing. Chiatante — al quale Fabbri avrebbe cercato di vendere le bobine — ma ha coinvolto nell'indagine anche un altro personaggio che è in carcere, a disposizione, sino ad oggi, del pretore Luciano Infelisi: l'ex commissario di p.s. Walter Beneforti. Nega, comunque, Fabbri e nega anche Beneforti. L'ex commissario si è difeso in modo energico da quello che sinora è soltanto un sospetto: ha ammesso di avere conosciuto, casualmente a Roma, nella hall di un albergo in via Veneto l'avvocato del- le bobine, ma esclude che possa mai avere pensato a mettere sotto controllo l'allora direttore generale dell'Anas; non sa spiegare perché sia stato chiamato in causa dal suo ex collaboratore Bruno Mattioli, che aveva lavorato, come esperto elettronico, per Tom Ponzi. Ha una certa idea del motivo per cui sarebbe stato trascinato in questa storia e l'ha esposta. In che cosa consista questa « idea » è un segreto destinato, per il momento, a rimanere fra il giudice istruttore, Renato Squillante, che ha proceduto all'interrogatorio, il cancelliere e i due difensori, avvocati Luigi Trapani e Mario Dondina. La situazione si fa sempre più confusa. I magistrati si muovono tra « cortine fumogene.», dietro le quali si na- e n i à e e scondono, forse, interessi di notevole portata. Appare inverosimile, tra l'altro, che l'aw. Fabbri abbia dedicato 6 mesi della sua attività ad imparare il funzionamento delle radio-spie, ad impiantare una centrale d'ascolto in un appartamento di via Monzambano, acquistato soltanto per questo scopo 'e a registrare tante conversazioni da riempire cinquanta nastri soltanto per accusare l'ing. Chiatante. Chi si è mosso dietro l'aw. Fabbri e perché, improvvisamente, soltanto ora, questo avvocato è uscito allo scoperto? Per trovare una risposta all'interrogativo un consigliere istruttore e due giudici stanno lavorando da due settimane, giorno e notte. Al pretore Luciano Infelisi, nell'indagine che ha molti punti di contatto con quella di cui Fabbri è protagonista, è subentrato oggi, per motivi di competenza procedurale, il sostituto procuratore della Repubblica, Domenico Sica. Il pretore ha terminato il suo compito nello stesso momento in cui ha accertato che avrebbe dovuto contestare reati di maggiore gravità ed ha trasmesso il fascicolo al suo collega con 22 imputati dei quali uno (Walter Beneforti) in stato d'arresto, due (l'ex maresciallo dei carabinieri Alessandro Micheli e l'ex funzionario dellTtalcable Pietro Ballotti) latitanti, e 19 a piede libero. Debbono tutti difendersi dall'accusa (per ora) di avere violato le conversazioni telefoniche in concorso con un incarico di pubblico servizio. , Tra i 22 imputati, 12 sono investigatori privati, 6 sono tecnici della Sip, gli altri dei privati cittadini. Gli investigatori sono: Tom Ponzi, Cosimo Ceciani, Domenicp Gravina, Alessandro Sorgante, Antonino Caminito, Augusto Fatale, Pietro Ballotti, Alessandro Micheli, Walter Beneforti, Bruno Mattioli e altri due, di cui non si è riusciti a stabilire l'identità. Per sei mesi si è prolungata l'indagine del pretore Infelisi, durante la quale sono state compiute 14 perquisizioni, sono stati interrogati 15 testimoni, di cui 10 pubblici ufficiali, sono state sequestrate 30 radio-spie e 8 bobine con intercettazioni di cui una è misteriosamente scomparsa dall'ufficio del magistrato, a palazzo di Giustizia. L'ultimo atto compiuto oggi dal pretore è stato quello per negare all'ex commissario Beneforti la libertà provvisoria. Ha spiegato il provvedimento ritenendo che Beneforti deve ancora rimanere in carcere perché i fatti attribuitigli sono gravi; perché una volta in libertà, potrebbe mettersi d'accordo con i due imputati latitanti e con alcuni testimoni scomparsi ed inquinare le prove; perché ha mantenuto un comportamento processuale negativo. L'attività di Infelisi è stata ripresa e proseguita dal sostituto Sica, che, oggi, ha interrogato a lungo un ex collaboratore di Ponzi, Giovanni Sniderò. Il magistrato deve controllare se sia esatto quanto un testimone avrebbe detto al pretore sull'esistenza d'una centrale d'ascolto in via Brodolini. La Guardia di finanza, di fronte a questa insinuazione, è subito intervenuta per spiegare che in via Brodolini il comando generale ha organizzato un particolare ufficio informazioni, sia pur sotto l'etichetta di una società di esportazione, per svolgere compiti delicati nella lotta contro il traffico di stupefacenti, il trasferimento dei capitali all'estero e il contrabbando. Guido Guidi Roma. L'ex dipendente di Tom Ponzi, Snider (Tel. Team)

Luoghi citati: Roma