Tra Hector Campora e la giunta militare rimane l'ostatolo dei prigionieri politici di Francesco Rosso

Tra Hector Campora e la giunta militare rimane l'ostatolo dei prigionieri politici Iti Argentina la situazione è ancora confusa dopo le elezioni Tra Hector Campora e la giunta militare rimane l'ostatolo dei prigionieri politici I peronisti promisero l'amnistia durante la campagna elettorale, ma i generali non vogliono liberare i guerriglieri "Montoneros" né quelli dell'Esercito rivoluzionario popolare - Si attendono ancora ì risultati ufficiali: Campora ha veramente superato il 50 per cento? (Dal nostro inviato speciale) Buenos Aires,. 15 marzo. Gli scrutini delle elezioni argentine sono l'argomento preferito delle conversazioni da caffè: Campora sì, Campora no, trionfatore con oltre il 50 Vt (Perón ha parlato addirittura del cinquantasette per cento) o al disotto, sia pure di poco, del livello minimo per giungere alla maggioranza assoluta. E' un'altalena di notizie nelle quali, a complicare ancor più le cose, entrano quelle diffuse dai personaggi ufficiali. Ieri notte, ad esempio, il ministro degli Interni Mor Roig ha fatto una dichiarazione sorprendente, affermando che Hector Campora non ha raggiunto 11 50 per cento, e che l'Unione civica radicale di Ricardo Balbln, potrebbe, se volesse, pretendere il ballottaggio come prescrive la legge elettorale. Ma poco dopo ha riconfermato che il 25 maggio prossimo il generale Lanusse consegnerà la sciarpa della presidenza ad Hector Campora avviando, dopo sette anni di dittatura militare, il Paese alla normalizzazione. Sembrerebbe, quindi, che tutto sia risolto, e che il luogotenente di Perón sia già praticamente al potere, ma in Argentina non si può. mai affermare che un avvenimento è concluso. Questa notte, domani al più tardi, si dovrebbero conoscere finalmente i risultati definitivi di queste travagliate elezioni, ed è presumibile che si ponga, almeno per il momento, fine alle incertezze, ma rimane sempre l'incognita dell'atteggiamento dei generali, che da alcuni giorni sono riuniti a conclave quasi in permanenza. C'è un punto su cui essi non intendono deflettere, la amnistia che Perón avrebbe intenzione di proclamare, come ha promesso durante le elezioni, per tutti i detenuti politici. Tutti, si badi, anche quei guerriglieri « Montoneros » che hanno ucciso l'ex presidente Aramburu buttandolo vivo nella calce, e quelli dell'Erp che hanno ucciso Oberdan Sallustro, contro i quali sarà pronunciata doma ni la sentenza. Hector Campora, probabilmente, vorrebbe giungere ad un accordo coi generali almeno su questo punto, distinguendo cioè fra detenuti e detenuti, concedendo un'amnistia limitatamente alle decine di migliaia che sono in carcere soltanto per reati di opinione, e lasciando al loro destino coloro che si sono macchiati di delitti. Ma Perón gli consentirà di fare questa concessione ai generali che odia e dai quali è odiato? Inoltre, Campora deve tener conto del fatto che sul suo successo ha pesato in misura determinante il voto dei giovani, tutti schierati su posizioni estremiste e che lo spingono a decisioni oltranziste. Questi giovani, che alimentano i gruppi armati clandestini, pur distinguendosi nelle convinzioni politiche, che non sono sempre di totale adesione al peronismo, hanno in comune là radice della violenza. Perón afferma che, tolta la causa che ha generato la guerriglia urbana, cioè eliminati i generali dal potere, anche la violenza finirà per esaurirsi, ma non si può escludere ch'egli si sbagli proprio su quest'ultimo punto. Infatti ieri notte in una libreria di Buenos Aires è esplosa una bomba ad orologeria ad alto potenziale, che si pensa sia stata posta da estremisti di sinistra, facendo molti danni ma per fortuna nessuna vittima mentre, sempre ieri notte, a Cordoba, un gruppo di estremisti di sinistra hanno sostenuto una battaglia a colpi di mitra e pistola contro la polizia, conclusasi con quattro feriti. Non è certo questo un episodio che possa far pensare ad un rapido esaurimento della violenza come ha detto Perón. Se Hector Campora concedesse un'amnistia limitata, quasi certamente si ritroverebbe di fronte ai nuclei clandestini armati, tanto i Montoneros, che sono peronisti, quanto quelli dell'Esercito rivoluzionario popolare, che sono marxisti, quanto gli altri gruppi che si ispirano chi a Mao chi a Che Guevara, ognuno dei quali ha uno o più compagni in carcere. Tanto per fare un esempio, il segretario di Campora è il dottor Medina, fratello del guerrigliero Montonero considerato l'esecutore materia le dell'uccisione dell'ex presidente Aramburu. E' prevedibile che Medina pretenderà, per la sua fedeltà al gran capo carismatico residente a Madrid, la scarcerazione e la riabilitazione del fratello. E' vero che in Argentina parlare di golpes o di cuartelazos è un po' come parlare del tempo, al punto che molti ironizzano interpellandosi quando s'incontrano: « Allora, questo golpe lo faranno oggi o domani? ». Ma è proprio da tali situazioni paradossali che nascono poi i golpes autentici. Finora Campora non si è espresso chiaramente, si è ritirato nella sua fattoria a un centinaio di chilometri da Buenos Aires ed attende che, finalmente, i generali consentano la pubblicazione ufficiale dei risultati elettorali. Inoltre, attende che i generali aprano uno spiraglio nella loro ermetica tattica del silenzio. Soltanto quando avrà un'idea sufficientemente chiara della piega che stanno prendendo gli avvenimenti si recherà a Madrid per il rapporto definitivo con il grande vegliardo, poi tornerà, solo o in compagnia dell'ex presidente, per il trionfo alla Casa Rosada. Ed è in quei giorni che potrebbe accadere l'irreparabile per l'Argentina. Francesco Rosso

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